Tra i film francesi in concorso lo scorso anno al Festival di Cannes (dove trionfò Dheepan - Una nuova vita di Jacques Audiard) ha fatto non poco discutere Marguerite e Julien - La leggenda degli amanti impossibili di Valérie Donzelli.
In molti hanno detestato questa leggendaria storia d'amore tra due fratelli che sfidano le convinzioni sociali per difendere il loro legame incestuoso a costo della morte. Altri difendono incondizionatamente una regista che dai tempi di La guerra è dichiarata non ha mai smesso di prendersi dei rischi e di sfidare i sentimenti del pubblico. Noi abbiamo incontrato i due (bravi) attori protagonisti, Jérémie Elkaïm e Anaïs Demoustier.
Il primo, compagno e collaboratore fidato della regista, ha contribuito alla sceneggiatura del film. Mentre la seconda è principalmente nota in Italia per la prodigiosa interpretazione in Una nuova amica di François Ozon. Ha 28 anni e in madrepatria c'è già chi la ritiene l'erede di Isabelle Huppert con la quale ha recitato ne Il tempo dei lupi di Michael Haneke.
La materia oscura
Non a molti attori capita l'occasione di confrontarsi con un tema delicato come l'incesto. Qual è stato il vostro approccio?
Jérémie Elkaïm: Parlare di incesto è molto complicato anche perché rapporti di questo tipo possono evolversi su vari piani. Lo dico perché so che Valérie stava cercando una storia che lei sentisse vicina per verità di sentimenti ma con degli sviluppi che ovviamente non hanno nulla a che vedere con la sua vita privata. Valérie si è principalmente servita dell'incesto per raccontare ciò che non può essere raccontato dell'intimità di una coppia e non solo per rivolgere una critica alla società e ai suoi tabù. Il film chiede al pubblico di entrare in empatia con un sentimento che altrimenti sarebbe difficile comprendere o giustificare. Detto questo, per un attore mettere in scena un incesto consensuale è molto più facile rispetto a vicende che presentano rapporti forzati o violenti.
Anaïs Demoustier: Questo progetto non mi ha affascinato per la storia di un incesto ma per quella di una donna determinata ad affermare la sua verità. Marguerite e Julien non è un film sull'incesto ma su una coppia che lotta per proteggere la propria libertà di amarsi.
Il film giustamente non esprime giudizi. Voi invece che idea vi siete fatti di questa love story e dei suoi protagonisti?
A.D.: Sono entrata subito in empatia con Marguerite. Non ho avvertito il conflitto ma rispettato il suo amore senza mai giudicarlo. Ma che storia!
È un film con intento educativo in questo senso?
J.E.: Assolutamente no. Non volevamo fare un film a tesi, né giustificare né condannare l'incesto. Non c'è nessuna legge in Francia che vieta a fratello e sorella di fare l'amore eppure è proibito. Per quanto mi riguarda fintanto che si tratta di un rapporto consensuale che non lede i diritti altrui non vedo cosa possa esserci di sbagliato.
Dunque non ritenete la materia del film attaccabile da nessun punto di vista?
J.E.: Certo che lo è, ma per noi che facciamo cinema l'obiettivo è stimolare il pubblico e fare in modo che parte di esso possa identificarsi con ciò che vede. Pur avendo posizioni diverse sull'incesto capita a tutti di provare sentimenti impossibili da controllare.
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Il sogno nel grande schermo
Il film sembra non avere confini temporali. Come avete contribuito al fine di non crearne?
A.D: Marguerite per me è un personaggio leggendario, un'eroina fuori dal tempo, una combattente.
J.E.: Ci siamo focalizzati solo sui protagonisti e le loro emozioni, sul contenuto più che sulla confezione.
Devo chiedervelo, che emozione avete provato a presentare il vostro film al Festival di Cannes?
J.E.: Un onore! Lei immagini di scrivere un articolo e di veder proiettate le sue parole sul mega schermo del Grand Theatre Lumiere davanti a 2000 persone. Cosa proverebbe? È incredibile! Era la mia prima volta in concorso a Cannes e che la risposta del pubblico o della critica sia positiva o negativa poco importa. Il nostro è un lavoro nobile, bisogna calmare le proprie emozioni e lasciare che gli spettatori abbiano la propria opinione senza farsi necessariamente influenzare dal giudizio altrui. La cosa più importante è l'emozione provata, magica. Soprattutto per un narcisista come me!
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