Light of My Life, presentato al Festival di Berlino 2019 nella sezione Panorama, è la seconda regia di Casey Affleck. A 9 anni di distanza dal folle mockumentary Joaquin Phoenix - Io sono qui!, Affleck torna a mettersi dietro la macchina da presa per un film scritto, diretto e prodotto da lui (qui potete leggere la recensione di Joaquin Phoenix - Io sono qui!). Un road movie ambientato in un mondo distopico alla The Road di Cormac McCarthy in cui le donne sono state decimate da una misteriosa malattia, dove un padre e una figlia lottano per sopravvivere tra mille avversità.
Casey Affleck arriva a Berlino accompagnato dalla giovanissima co-protagonista Anna Pniowsky per raccontare la genesi di questo dramma ambientato in un mondo di uomini in cui l'elemento femminile ha predominanza assoluta sia in presenza, grazie alla luminosa performance della Pniowsky nei panni della figlia di Affleck che - soprattutto - in assenza. Casey Affleck ha fatto un film femminista? "Forse" ammette l'attore. "Non sono un esperto su cosa si intenda per film femminista, ma credo che alcuni dei valori presenti nel film sino legati a una forte presenza femminile. La mia volontà, però, era raccontare una storia. Il film riflette sul ruolo della narrazione, si apre con una lunga storia raccontata da un padre a una figlia. Alla fine del film la figlia sarà in grado di raccontare la sua versione della storia".
Di padri, figlie e fiabe spaventose
Light of My Life racconta il dramma di un padre che lotta per proteggere la propria figlia da un mondo di predatori. La cornice distopica fa da contorno a un'intensa relazione padre - figlia, che è poi ciò che stava a cuore a Casey Affleck. L'attore svela che l'idea di fare il film è nata "dalle conversazioni avute con i miei figli. Le storie che per anni gli ho raccontato hanno assunto la forma di film, ho pensato di dare una forma alle loro paure dipingendo un mondo dominato dal male, incarnare le loro paure in qualcosa di negativo e malvagio". Come co-protagonista, Casey Affleck aveva bisogno di un'attrice fantastica ed è qui che gli è venuta in soccorso la canadese Anna Pniowsky, prodigiosa dodicenne. "Il ruolo di Rag è difficile" ammette l'attore. "Lei è presente in scena per tutto il film. Sono un regista con poca esperienza quindi ho cercato a lungo. Avevo bisogno di una giovane interprete che mi desse sicurezza. Anna mi ha convinto perché ha una forte presenza scenica e poi sa fare quasi tutto, ha idee sullo script, è estremamente talentuosa". L'attore ricorda: "Il primo giorno dovevamo girare una scena in cui il padre grida a Rag, ho spiegato ad Anna la scena dicendole che tutta quella rabbia era solo per finta e lei, con la sua flemma canadese, mi ha guardato come se fossi un idiota".
Film femminista o espiazione nell'epoca del #metoo?
La prova più difficile arriva quando la stampa internazionale gli chiede come si relazioni un'opera così femminile con con le accuse di molestie sessuali rivolte a Casey Affleck che gli sono piovute addosso da parte di due assistenti. Affleck non si sottrae alle domande, ma mantiene un basso profilo: "Essere un artista è difficile. Chi lavora nel cinema è più vulnerabile perché il suo privato viene invaso da paparazzi e reporter in cerca di una notizia. È facile giungere a conclusioni, sono consapevole di questo e me ne assumo la responsabilità. Mi piace lavorare nel cinema, raccontare storie, vivere in una comunità di artisti, quindi accetto l'invasione nel privato anche se a volte è difficile. Ciò che mi preme è proteggere la mia famiglia".
Questo film non è una risposta alle accuse, volevo raccontare il rapporto tra un padre e una figlia
A differenza di Light of my Life, nella realtà Casey Affleck ha due figli maschi ma nessuna femmina. "La storia è stata concepita, scritta e girata prima dell'esplosione del movimento #metoo, non è una risposta alle accuse o alla giustizia sociale. Ciò che mi premeva era mostrare la relazione tra un padre e una figlia, dal momento che ho due maschi ho dovuto ripensare tutto e calibrare la storia". Per Casey Affleck, Light of my Life è frutto della passione, come sottolinea il regista "tutte le persone che ci hanno lavorato, grandissimi professionisti, lo hanno fatto per l'idea alla base della storia perché il budget era davvero ridotto, perciò sono stato molto fortunato. Per me era importante creare un look in connessione con la storia. Luce, immagine, composizione del quadro sono al servizio dei personaggi. Questo film è atto un film d'amore, sono felice di aver trovato qualcuno che abbia supportato la mia visione".
Parlando delle difficoltà nel dirigersi da solo in un film scritto e prodotto da lui, Affleck glissa e confessa: "Per me è più facile dirigere un film che ho scritto. E' un lavoro totalmente organico, è più facile che delegare e far capire agli altri il proprio punto di vista e ciò che vorresti. Se mi sono piaciuto come attore? Ho cercato di essere misurato, di ricalibrare ogni volta la performance, ma tutto sommato sono stato indulgente".