L'Oscar non gli ha cambiato la vita, ma è stato sicuramente un bel modo per far avere un riconoscimento a "un piccolo film fatto con grandissimo amore e con un amico, Kenneth Lonergan". La regia invece lo spinge a "voler fare ancora più film. Da attore mi piace mettermi al servizio delle storie degli altri, ma a volte è bello raccontare delle storie solo mie, che parlano di me, di come sono e che so di poter lasciare ai miei figli". Prima di conquistare la statuetta come migliore attore per Manchester by the Sea, nel 2017, Casey Affleck era stato principalmente espressione di un cinema outsider: lo aveva dimostrato con il suo esordio alla regia, il mockumentary Joaquin Phoenix - Io sono qui!, e prima ancora interpretando un sociopatico in To die for di Gus Van Sant.
A nove anni da quel documentario e dopo la vicenda giudiziaria che lo vide coinvolto in un caso di molestie sessuali, il fratello minore di Ben Affleck torna sul grande schermo con la sua seconda opera da regista, Light of my life, che scrive e interpreta insieme alla giovanissima Anna Pniowsky. Nel film, in sala dal 21 novembre e presentato ad Alice nella città alla scorsa Festa del Cinema di Roma (di cui abbiamo già parlato nella nostra recensione di Light of my Life, sono padre e figlia costretti a nascondersi e a vagare raminghi per i boschi di un mondo post apocalittico, nel quale un virus letale ha sterminato l'intero genere femminile. Ragion per cui nei panni di un papà rimasto vedovo, Affleck cercherà di salvare la figlia undicenne Rag, una delle poche donne sopravvissute alla pandemia, da un universo popolato ormai da uomini abbrutiti. L'unico modo per proteggerla sarà quello di nascondere la sua identità e farla vestire da maschio.
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La genesi del film tra favole della buonanotte e mondi distopici
La scelta di Anna Pniowsky, straordinaria interprete canadese, è arrivata dopo un centinaio di ragazzi provinati: "Anna aveva mandato un video registrato, si distingueva rispetto a tutti gli altri per una qualità che possiede e che è impossibile da insegnare, ovvero ti chiedi cosa le passi per la testa quando è davanti alla macchina da presa. - rivela Casey Affleck durante la presentazione del film alla stampa - Non sta semplicemente recitando, ma riesce a raggiungere il giusto equilibrio tra vulnerabilità e indipendenza; sul set si è dimostrata capace di ricevere non solo le indicazioni di regia, ma di essere anche autonoma recitando le battute in modi diversi. Ha tutte le qualità per una lunga carriera di successo".
L'idea di Light of My Life viene da quelle "storie della buonanotte che raccontavo ai miei figli. Sono partito da quella degli animali che non erano stati scelti per salire sull'arca di Noè. - precisa - Mi interessava concentrarmi sul ritratto della società e delle sue scelte. È la storia di un padre che cerca di crescere la propria figlia in un mondo pericoloso; ogni genitore sa che il mondo là fuori è pericoloso e per questo cerchiamo di proteggere i nostri figli e di prepararli a farlo da soli".
Quando ha iniziato a scrivere, Affleck non sapeva dove questa favola distopica l'avrebbe portato, lo ha scoperto strada facendo. Per spiegarlo ricorda di quella volta con Gus Van Sant sul set di Gerry, "un film su due persone sole in mezzo al deserto, dove non succede nulla almeno fino a quando uno dei due non chiede all'altro di ucciderlo. Eravamo in Argentina, di giorno giravamo e la sera quando tornavamo a casa chiedevo a Gus di spiegarmi di cosa parlasse il film. Lui mi rispondeva di lasciare che i temi emergessero da soli, di raccontare semplicemente la storia e poi strada facendo vedere cosa succedeva, il che per me era molto frustrante. Quando ho cominciato a lavorare a questo film, ho iniziato a scrivere cose che immaginavo, pensavo o ricordavo della mia vita e del rapporto con i miei figli, poi quando avevo già una serie di scene ho iniziato a pensare a cosa volessi tirare fuori e ho ricordato le parole di Gus Van Sant. Ho continuato così a buttare giù conversazioni della mia vita, cose che avevo detto ai miei figli o che loro mi avevano detto, parole che non avrei voluto dire o che non avrei voluto sentirmi dire, e ho lasciato che i vari temi venissero fuori da soli".
È a quel punto che si è reso conto di ciò di cui parla il film, "dell'imparare a lasciare andare, della violenza e delle armi", ma anche dell'inevitabile perdita dell'innocenza annunciata sin dall'inizio della storia, "quando nella scena d'apertura vediamo i due protagonisti vivere in questa bolla del rapporto padre-figlia, la tenda, dalla quale Rag cercherà ogni tanto di uscire per affacciarsi sul mondo fuori".
L'influenza di Cormac McCarthy e la spinta femminista
Le fonti di ispirazione sono state tante da Witness - Il testimone ai grandi titoli del filone fantascientifico, come Io sono leggenda, World War Z e I guerrieri della strada, "film ambientati in un futuro in cui l'umanità è estinta e tutti gli orpelli e le sovrastrutture della società vengono eliminati, lasciando che a emergere sia soltanto l'essenza di ciò che le persone sono senza tutto il resto. Non so perché negli Usa oggi ci sia la tendenza a realizzare film distopici, forse per la presenza di una tensione sotterranea e di un senso imminente di destino tragico rispetto al nostro paese".
Per atmosfere e storia il debito di Light of My Life a La strada di Cormac McCarthy è evidente, anche se Casey Affleck ha fatto di tutto per evitare di farne semplicemente una copia: "Il libro di McCarthy è in assoluto il mio preferito - spiega raccontando di quando tantissimi anni fa mentre girava Lui, lei e gli altri di Lisa Krueger a El Paso, gli mandò una lettera invitandolo sul set - Stavamo girando nel deserto e a un certo punto in lontananza vidi avvicinarsi due persone: erano McCarthy e sua moglie, erano venuti a trovarci sul set, avevano ricevuto la lettera e l'avevano letta. In quell'occasione mi parlò di questo libro ambientato in un futuro distopico che stava iniziando a scrivere. Era 'La strada'. L'ho amato tantissimo e mentre giravo ho dovuto evitare molte cose per non copiare ciò che c'era in quel libro; ma poi mi sono accorto che la cosa migliore da fare è seguire il cuore e ciò che davvero ti importa".
Inevitabile leggere Light of my life come un film femminista: "Potrebbe esserlo, ma lo definirei piuttosto un'espressione impressionista delle cose che per me contano. Non sono uno scrittore abbastanza capace da scrivere con l'intenzione precisa di comunicare un particolare messaggio politico e sociale. Ho scritto il film tirando fuori delle cose personali che ho lasciato venissero a galla, non mi sono messo lì a pensare di farne deliberatamente una metafora. Se fosse un film femminista ne sarei felice, renderebbe orgogliosa mia mamma che da ragazzini ci impediva di vedere alcuni programmi degli anni '80 ritenendoli troppo sessisti".
Se sia o meno un atto di pubbliche scuse nei confronti del mondo femminile visto il recente passato di Affleck, non è dato saperlo, certo è che il #MeToo "ha cambiato tutto - conclude - e in meglio, non solo a Hollywood, ma anche negli altri paesi. Ha avuto un effetto moltiplicatore in tanti aspetti della società".