L’hotel degli amori smarriti, recensione: una vita in una stanza

Recensione de L'hotel degli amori smarriti, commedia francese dai contorni surreali firmata da Christophe Honoré.

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L'hotel degli amori smarriti: Chiara Mastroianni in una scena del film

Con la recensione de L'hotel degli amori smarriti (traduzione molto libera dell'originale Chambre 212) andiamo a scoprire il tassello più recente della variegata filmografia di Christophe Honoré, cineasta molto prolifico e rapido: un anno dopo aver presentato Sorry Angel in concorso al Festival di Cannes, nel 2018, il regista è tornato sulla Croisette, questa volta nella sezione Un Certain Regard, con il suo nuovo film, le cui riprese sono finite esattamente due mesi prima del debutto nella Salle Debussy. Un processo rapido, facilitato dalla natura stessa del progetto la cui azione si svolge quasi interamente in un unico luogo, che ha dato buoni frutti: la protagonista Chiara Mastroianni si è ritrovata con il premio per la migliore interpretazione per un film di Un Certain Regard, ed è stata poi candidata al César, il massimo riconoscimento dell'industria cinematografica transalpina.

La stanza del tradimento

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L'hotel degli amori smarriti: Chiara Mastroianni e Vincent Lacoste in una scena del film

Al centro de L'hotel degli amori smarriti c'è una coppia, Maria (Chiara Mastroianni) e Richard (Benjamin Biolay). Lei insegna all'università e ha una relazione con uno dei suoi studenti, Asdrubal. Richard lo scopre per caso leggendo i messaggi sul telefono della moglie, e dopo una lite lei decide di andarsene per riflettere. Non si allontana più di tanto, però: si reca nell'hotel di fronte, nella stanza 212, dalla quale può osservare il marito in modo discreto. Nel corso della notte, i suoi dubbi si manifestano sotto forma di visite, che siano ricordi o spettri: gli amanti passati, lo stesso Richard (ma come era quando i due si sono conosciuti), la madre di Maria, e il primo amore del marito, che lui lasciò per sposare la professoressa. Fu un errore? Di chi? Come si concluderà questa notte avvolta nell'incertezza, nel desiderio e nel tradimento?

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L'albergo simbolico

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L'hotel degli amori smarriti: una scena con Chiara Mastroianni e Vincent Lacoste

Il titolo originale, in apparenza meno suggestivo di quello italiano o anche di quello internazionale (On a Magical Night), è in realtà denso di significato: il numero della stanza allude infatti all'Articolo 212 del Codice napoleonico, che recita "I coniugi si devono reciprocamente rispetto, fedeltà, soccorso e assistenza". Non è quindi casuale la scelta del luogo dove Maria si interroga sulle proprie trasgressioni coniugali, e dove Christophe Honoré sceglie un registro abbastanza nuovo, allontanandosi dai toni e dai contenuti delle sue opere più recenti, tutte incentrate sul tema omosessuale e sulla piaga dell'AIDS (con componente autobiografica in Sorry Angel). Qui la coppia è "tradizionale", ma veicolata attraverso una visione onirica e teatrale che è al contempo il principale punto di forza e l'unica vera debolezza del film: l'impianto volutamente artificiale si fa progressivamente artificioso, talvolta a discapito dell'impatto emotivo legato alle interpretazioni degli attori.

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L'hotel degli amori smarriti: Chiara Mastroianni, Camille Cottin, Vincent Lacoste in una scena del film

Fondamentale, in tal senso, il contributo di Chiara Mastroianni, alla quarta collaborazione con il regista dal 2007 a oggi, dotata di un amalgama di intensità e leggerezza che dà al lungometraggio la sua forza intellettuale e spirituale, soprattutto quando interagisce con la manifestazione fisica della forza di volontà di Maria, una sorta di bislacco avatar del cantante e attore Charles Aznavour. Grazie a lei, quella stanza va oltre il mero esercizio intellettuale e diventa un divertito e divertente melodramma che sotto la scorza eccessivamente costruita esibisce grande sincerità nel parlare di sentimenti. La stessa stanza che, al netto di un appellativo italico un po' fuorviante per quanto concerne il tono del progetto, è un buon ingresso per familiarizzarsi con il mondo di Honoré, precedentemente quasi del tutto inedito in sala nel nostro paese (festival esclusi, solo Ma mère, nel 2004, era arrivato al cinema), e qui accessibile in forma piacevolmente leggera e giocosa.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione de L'hotel degli amori smarriti, che arriva nelle sale italiane dopo il discreto successo a Cannes e sul territorio transalpino in generale: un melodramma divertente ma discontinuo, penalizzato in parte dall'impianto teatrale che appesantisce a tratti l'analisi tutt'altro che banale delle difficoltà coniugali. Magistrale la performance di Chiara Mastroianni.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
2.8/5

Perché ci piace

  • Chiara Mastroianni è una presenza intensa e imprescindibile.
  • L'analisi della crisi coniugale è divertente e intelligente.
  • Il cast di contorno è molto solido.

Cosa non va

  • L'impostazione molto teatrale dà all'operazione un sapore a tratti artificiale.
  • Il titolo italiano è un po' fuorviante rispetto al tono del film.