L'esorcismo – Ultimo atto secondo Joshua John Miller: il cinema horror è una questione di famiglia

"I franchise al cinema? Sono un flagello. Russell Crowe? Un grande attore, ci siamo affidati a lui". La nostra intervista a Joshua John Miller, regista de L'esorcismo - Ultimo atto.

Joshua John Miller. Foto di Elisabeth Caren

Era scritto, nel destino di Joshua John Miller non poteva non esserci un esorcista. Il regista, nato in California, è infatti il figlio di Susan Bernard e di Jason Miller, ossia l'iconico Padre Damien Karras protagonista de L'esorcista di William Friedkin. Sarà anche per questo il cinema horror è sempre stato focale per l'autore, a cominciare dall'ottima commedia slaher The Final Girl, di cui ha scritto la sceneggiatura insieme al compagno, M.A. Fortin. E, a proposito di esorcisti ed esorcismi, eccolo alla regia di un thriller che sfocia nell'horror (e viceversa), dove Russell Crowe torna ad indossare l'abito talare. Parliamo di L'esorcismo - Ultimo atto, che segue la produzione di un film che appare dannato. Al centro, Anthony Miller (Crowe), attore sdrucito con il vizio della bottiglia, che accetta il ruolo (appunto) di un esorcista, provando a risollevare la sua carriera (e il rapporto con sua figlia). Peccato che Miller, che porta con sé un trauma legato al mondo clericale, diventerà vittima di una possessione demoniaca.

L Esorcismo Ultimo Atto 1 Tmhja0T
Russell Crowe, protagonista del film diretto da Joshua John Miller

Stile indie (come scritto nella nostra recensione) per L'esorcismo - Ultimo atto, che ammicca ad una messa in scena Anni Novanta. Colori, approccio, estetica. "Amo gli anni '90. In questo momento sto scrivendo un romanzo ambientato negli anni '90. Quindi forse sono entrati nel film, in qualche modo", ci dice Joshua John Miller, che abbiamo intervistato via Zoom "L'ultima decade del Novecento è stato un anno interessante per i film indipendenti. C'è stato un cambiamento interessante in cui i film hanno ricominciato ad avere una vita. E in un certo senso il nostro film è così".

L'esorcismo - Ultimo atto: intervista a Joshua John Miller

L Esorcismo Ultimo Atto 1 N6Szbrv
L'esorcismo - Ultimo atto, una scena del film

L'esorcismo - Ultimo atto, oltre addentrarsi negli archetipi dell'horror (porte che scricchiolano, demoni, apparizioni) gioca molto sullo sfaccettato rapporto padre e figlia, tenuto coeso da Russell Crowe e dalla co-protagonista, Ryan Simpkins. "Mi interessa sempre prendere generi improbabili e metterli insieme. Non voglio limitarmi a guardare. A volte guardo un film dell'orrore solo per avere i brividi, ma se penso ai film che amo profondamente, è la combinazione di mondi e toni che fanno funzionare la storia", prosegue il regista. "Il primo film che io e il mio compagno abbiamo scritto, The Final Girl, lo presentammo come una sorta di Venerdì 13. Qui invece volevamo prendere mondi improbabili e farli scontrare con l'esorcismo, e volevamo sicuramente avere un dramma familiare con un elemento soprannaturale. Non è il mix più insolito, ma volevamo comunque aumentare il pathos e i brividi".

E sul rapporto con Russell Crowe, "Non c'è bisogno di fare molto con Russell. Arriva già tormentato, ha una sua forte abilità in questo senso. Se sul set ha certi attori, in realtà, non devi fare troppo. Sai solo che loro si metteranno all'opera e avranno una risposta molto potente, e tutto quello che devi fare è adattarti".

L'esorcismo - Ultimo atto, la recensione: Russell Crowe per un dichiarato b-movie

"Le saghe al cinema? Basta. Il pubblico cerca altro"

Tra l'altro, L'Esorcismo - Ultimo Atto è prodotto da Kevin Williamson, il "padre" della saga di Scream. "Come persona queer cresciuta come artista a Los Angeles, Kevin Williamson per me era uno scrittore iconico", racconta Joshua John Miller, nel corso della chiacchierata. "Non c'erano molte persone che avevano sfondato a livello commerciale e che facevano visibilmente parte della comunità LGBT. Quindi è sempre stato un mio eroe. Quindi, quando l'ho incontrato, sono rimasto estasiato e non potrei essere più entusiasta di avere l'opportunità di fare qualcosa con lui".

In chiusura, una riflessione - indotta dagli inside joke presenti nel film - su quanto oggi il cinema tenda a concentrarsi troppo sui remake, sui reboot e sulle saghe. Senza mezze misure, il regista definisce l'epoca "Un flagello". E continua: "Penso che tutti questi remake, tutti questi franchise, blocchino la possibilità di avere voci alternative, perché queste catene di sale cinematografiche distribuiscono solo prodotti noti invece di far uscire nuove voci, ed è per questo che penso che sia un momento interessante per il cinema, in cui la gente non è più interessata a questi film. Se si guarda al box office, i film speciali sono quelli in cui c'è un aumento di presenze e la gente è interessata, ed è lì che ci sono più soldi. Spero che sia una tendenza perché il pubblico è stanco del sintetico. Credo necessitino di storie autentiche".