Lean on Pete: l’emozionante coming of age firmato Andrew Haigh

Il regista inglese di Weekend e 45 anni porta sullo schermo la trasposizione del romanzo Lean on Pete di Willy Vlautin, il crudo ritratto della vita di un quindicenne dell'Oregon e del suo legame con un cavallo, realizzando un film incredibilmente intenso e commovente, presentato in concorso alla 74° edizione del Festival di Venezia.

Lean on Pete: Charlie Plummer corre in una scena del film
Lean on Pete: Charlie Plummer corre in una scena del film

La semioscurità delle prime ore del mattino, un appartamento piccolo e spoglio, un ragazzo che si aggira silenziosamente nella penombra. Fin dai primissimi istanti di Lean on Pete la macchina da presa si affianca al suo protagonista, lo segue passo dopo passo, ne coglie i movimenti dinoccolati e ne cattura gli sguardi, di volta in volta timidi, speranzosi o smarriti. Ed è una macchina da presa che si pone quasi sempre all'altezza del giovane, aderendo quanto più possibile al suo punto di vista.

Si tratta di un approccio, o piuttosto di una vera e propria idea di cinema, che Andrew Haigh aveva già sperimentato con il Russell di Tom Cullen, il bagnino gay di Nottingham alle prese con una nuova storia d'amore in Weekend, e con la Kate Mercer di Charlotte Rampling, moglie borghese nella provincia del Norfolk in 45 anni, ma pure nell'esperienza televisiva di Looking, serie HBO ambientata nella comunità omosessuale di San Francisco. Un'idea di cinema che il regista inglese ripropone in maniera altrettanto solida nel suo ultimo film, Charley Thompson.

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Sulla strada, insieme a Pete

Lean on Pete: Charlie Plummer corre in un momento del film
Lean on Pete: Charlie Plummer corre in un momento del film

Adattato dallo stesso Haigh dal romanzo di Willy Vlautin, pubblicato in Italia come La ballata di Charley Thompson, Lean on Pete (Charley Thompson il titolo italiano) segue l'avventuroso percorso di un quindicenne di Portland, nell'Oregon, vittima impotente di una difficile condizione: abbandonato dalla madre quando era ancora piccolo, Charley - che ha il viso delicatamente efebico del diciassettenne Charlie Plummer - è stato cresciuto dal padre Ray (Travis Fimmel), uomo ben poco affidabile rispetto ai propri doveri nei confronti del figlio. E Charley, il quale avverte la responsabilità di contribuire come può al magro bilancio familiare, coglie al volo l'occasione dell'incontro con il rude Del Montgomery (Steve Buscemi) per procurarsi un lavoro che lo riempie di entusiasmo: badare ai cavalli da corsa allenati e mantenuti da Del e in particolare a uno di loro, chiamato Lean on Pete, a cui Charley non tarderà ad affezionarsi in modo viscerale.

Lean on Pete: Charlie Plummer e Steve Buscemi in una scena del film
Lean on Pete: Charlie Plummer e Steve Buscemi in una scena del film

Il legame fra Charley e Pete diventa dunque il cuore pulsante di un film in cui una catena di vicissitudini dal sapore dickensiano sono inserite nel contesto di un'amara rivisitazione del mito della Frontiera, con le strade semideserte e i maestosi paesaggi del Nord Ovest degli Stati Uniti a fare da sfondo al percorso di Charley e al suo tormentato viaggio da Portland verso il Wyoming, alla ricerca di un luogo in cui poter tornare a sentirsi finalmente a casa. Fra lo squallore degli ippodromi di provincia e dei sobborghi di periferia popolati da sbandati e senzatetto, la parabola on the road di Charley assume le dolenti sfumature di un autentico poema del disincanto, messo in scena però con la lucidità, l'asciuttezza e il pudore di un narratore formidabile, in grado di esercitare un perfetto controllo su ogni elemento dell'opera.

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Le avventure di Charley

Venezia 2017: il cast al photocall di Lean on Pete
Venezia 2017: il cast al photocall di Lean on Pete

Dopo due pellicole interamente dedicate all'esplorazione delle relazioni amorose e della complessità dei sentimenti, Charley Thompson segna un parziale cambiamento di rotta per Andrew Haigh, il quale mantiene però intatti quei punti di forza che lo hanno consacrato in pochi anni fra gli autori di maggior talento del cinema contemporaneo: un intimismo che non si abbandona mai a didascalismi né a scorciatoie patetiche, rivelando al contrario una spiazzante sincerità, e la sua capacità di valorizzare al massimo i propri attori. E in questo caso, accanto a garanzie quali Steve Buscemi e Chloë Sevigny (la schietta fantina Bonnie), è Charlie Plummer che apporta un contributo essenziale alla straordinaria forza emotiva del film: il suo Charley è un giovane Holden dei nostri giorni, senza la frustrazione latente e gli impulsi di ribellione del personaggio di J.D. Salinger, ma pronto a lanciarsi in una fuga impossibile, contro tutto e contro tutti, per preservare la sola "ancora di salvezza" che gli sia rimasta.

Lean on Pete: Charlie Plummer in una scena del film
Lean on Pete: Charlie Plummer in una scena del film

Perché quel cavallo, il Lean on Pete del titolo originale, assume appunto questo significato: la creatura "umiliata e offesa" che Charley deve proteggere dalla crudeltà del mondo; il compagno di viaggio a cui confidare le sofferenze della propria giovane vita; l'oggetto di affetto, l'unico rimasto, in un'adolescenza spezzata troppo presto, mentre il mondo degli adulti appare via via più distante, gelido e ostile. Charlie Plummer assorbe tutti questi aspetti del suo personaggio e li restituisce in un'interpretazione misuratissima e toccante, che in prossimità dell'epilogo raggiunge punte particolarmente drammatiche; e in modo analogo il film di Haigh, con la sua rigorosa aderenza al reale, riesce a suscitare un profondo senso di empatia e a toccare più volte le corde di una genuina commozione.

Movieplayer.it

4.0/5