Quando pensiamo al thriller psicologico, pensiamo a La donna che visse due volte e Psycho di Alfred Hitchcock, Strade Perdute e Mulholland Drive di David Lynch, Il silenzio degli innocenti, Il sesto senso, Memento, la trilogia della vendetta di Park Chan-wook, fino al recente Scappa - Get Out: il cinema anglosassone ama questo genere. Quello italiano invece molto meno, o comunque l'ha esplorato poco, eccezion fatta per Lucio Fulci e il Dario Argento dei tempi d'oro. Non si può non tenere in considerazione questo aspetto, nello scrivere la recensione di Le Verità.
Se nella letteratura italiana recente il thriller va fortissimo - pensiamo a Giorgio Faletti, Niccolò Ammaniti, Gianrico Carofiglio e Donato Carrisi -, il cinema sembra averlo riscoperto solo negli ultimi anni. E forse non è un caso che una delle pellicole recenti più celebrate appartenente a questo genere sia proprio La ragazza nella nebbia, trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Carrisi, che si è diretto da solo il film.
Datato 2017, La ragazza nella nebbia non è stato l'unico thriller psicologico uscito quell'anno in Italia: anche Le Verità, esordio di Giuseppe Alessio Nuzzo, ha affrontato questo genere. Disponibile ora anche su Amazon Prime Video, il film è interessante sotto diversi aspetti, a cominciare dalla voglia di mettersi alla prova.
"Come gli americani"
Classe 1989, Giuseppe Alessio Nuzzo è sicuramente cresciuto con il mito del cinema a stelle e strisce e, proprio come viene detto nella terza stagione di Boris, ci prova a fare "un cinema diverso, come gli americani": gioca, si diverte con piani sequenza e montaggi serrati, azzarda con transizioni da videogioco. Soprattutto sembra decostruire dall'interno una certa idea di "cinema impegnato". Fondatore e direttore del Social World Film Festival, mostra internazionale del cinema sociale che si svolge ogni anno a Vico Equense (dove il film è girato), il regista ha un occhio di riguardo per temi come il lavoro, ma li affronta in modo molto diverso rispetto a quanto ci hanno abituato altri suo colleghi.
Niente facce grigie in interni, ma una storia che mescola talmente tanti generi da non nascondere per niente la grande voglia di fare - in alcuni casi forse troppa - dell'autore. C'è il tema del lavoro, della precarietà, il contrasto tra posto sicuro e aspirazioni artistiche, l'incertezza degli affetti e della propria identità. Tutto questo è raccontato attraverso gli occhi incerti di Gabriele Manetti, figlio di un industriale che ritorna in Italia dopo aver concluso un importante accordo in India, ma che, stanco di una vita che sente non appartenergli, vuole mollare tutto. La routine noiosa viene presto scossa da un'anomalia che non possiamo svelare.
Donato Carrisi e La ragazza nella nebbia: "Tutti possiamo diventare dei mostri"
Francesco Montanari dà tutto
Non tutto scorre liscio come un meccanismo perfetto in Le Verità. Alcune scelte, sia stilistiche che di scrittura, non funzionano, e il voler mettere troppo sullo stesso piatto appesantisce il film, ma una cosa è innegabile: l'impegno del protagonista, un Francesco Montanari che dà tutto. Divenuto noto al grande pubblico grazie al Libanese di Romanzo criminale - La serie, l'attore ha fatto di tutto, in questi dieci anni, per non rimanere imprigionato in quel primo fortissimo ruolo. Il film di Nuzzo è l'ennesimo tassello in una carriera fatta di scelte molto diverse tra loro, che dimostrano come Montanari sia in grado di spaziare tra personaggi molto diversi. Imprenditore, figlio succube del padre, aspirante artista frustrato, uomo che riscopre l'amore e l'entusiasmo e soprattutto si interroga sul senso della vita. Gabriele è il cuore e l'ancora di Le Verità e Francesco Montanari riesce a tenere su di sé il peso dell'intero film.
Lo chiamavano Jeeg Robot e la rinascita del cinema di genere italiano
Un cast ricco
Per essere un primo film, Giuseppe Alessio Nuzzo è riuscito a mettere insieme un ottimo e ricco cast: accanto al protagonista, vediamo infatti Nicoletta Romanoff, nel ruolo di Michela, fidanzata di Gabriele, che, pur essendo romana, sfoggia un accento napoletano; Fabrizio Nevola è invece Alfredo, migliore amico del protagonista; Anna Safronick è Aylin, donna misteriosa venuta dal mare che fa rinascere in Gabriele la passione per la pittura; Luigi Diberti è Giovanni, l'implacabile padre del protagonista; mentre i veterani Renato Scarpa, Sergio Solli e Nello Mascia compaiono in piccoli ruoli ma decisivi. Infine, ci sono anche i camei di Maria Grazia Cucinotta e Lino Guanciale. Gestire un cast così numeroso e di valore, gestendo al meglio tutti gli attori, è un'altra voce che il regista può spuntare dalla sua lista. Così come l'aver portato il "fattore giovinezza": finalmente un film realizzato con entusiasmo, e anche un po' di incoscienza, da un cast tecnico under 35.
I 30 migliori thriller psicologici da vedere
Conclusioni
Come detto nella recensione di Le Verità, il film d’esordio di Giuseppe Alessio Nuzzo è un thriller psicologico che gioca con un genere poco frequentato in Italia. Divertendosi a mescolare trame, temi e stili, il regista costruisce un’opera prima ambiziosa, che non sempre riesce a stare al passo con i propri intenti, ma non può non colpire per la voglia di fare un cinema diverso da quello a cui il panorama italiano ci ha abituato negli ultimi trent’anni. A portare su di sé il peso del film un Francesco Montanari che si impegna al massimo, supportato da un cast di bravi attori, ognuno con il suo spazio.
Perché ci piace
- Un’opera prima che osa e gioca con un genere difficile come il thriller psicologico.
- Il protagonista Francesco Montanari regge su di sé il peso del film.
- La colonna sonora di Adriano Aponte.
Cosa non va
- Non tutte le scelte di regia e scrittura funzionano.
- La seconda parte rallenta di ritmo rispetto alla prima.