Recensione Manuale d'Amore 3 (2011)

Bravo Giovanni Veronesi a dirigere con mano leggera il più ispirato dei tre capitoli della sua saga, una commedia con poche cadute di tono (l'episodio di uno stanco e ripetitivo Carlo Verdone), piacevoli sorprese (l'amour fou tra Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti), e l'ovvia conferma di un mostro sacro come Robert De Niro, soggiogato dalle curve di una prorompente Monica Bellucci a cui regala una dichiarazione d'amore che molti giovanotti di oggi si sognerebbero.

Le strane coppie

Roberto è un ambizioso avvocato che sta per sposare la sua bella fidanzata Sara. Non manca proprio niente a questa coppia ben assortita per essere felice; i preparativi per le nozze vanno avanti, i mobili stanno per arrivare nella loro nuova casa. Quello che il giovane legale ignora è che la sua vita sta per essere sconvolta dall'importante missione di lavoro affidatagli dai capi, convincere un orgoglioso contadino di Castiglion della Pescaia a vendere la sua casa ad un gruppo di speculatori immobiliari. Giunto in Maremma, Roberto si lascia travolgere dalla simpatia dei 'personaggi' del luogo, il vigile picchiatello, il giornalaio filosofo, gli amici del bar e soprattutto da quella bionda tentazione che si chiama Micol, una bellissima donna che canta i brani di Luigi Tenco e non disdegna delle folli corse in auto.


Fabio è un apprezzato anchorman televisivo, uno di quelli che ogni sera legge il telegiornale senza mai perdere l'aplomb. Vanesio, ruffiano, con un parrucchino che nasconde una calvizie evidente, non riesce a vedere altro che se stesso. Per questo, quando ad una festa incontra Eliana, una psichiatra che vorrebbe citarlo nel capitolo del suo prossimo libro, l'uomo cede al fascino sensuale della donna. Salvo scoprire che è lei, stalker con sindrome bipolare, ad essere la paziente di una psichiatra. La vita perfetta del giornalista crolla al cospetto di questa persona disturbata e Fabio finisce per perdere tutto, compresa la libertà.

Adrian è un professore americano di storia dell'arte che si è traferito a Roma dopo aver subito un trapianto di cuore. Tra i suoi amici più cari c'è Augusto, il portiere dello stabile in cui vive. L'incontro con la figlia di Augusto, Viola, spogliarellista di ritorno all'ovile dopo anni di menzogne, scuote Adrian dal torpore di una vita senza più nulla da chiedere. E il vecchio reduce del Vietnam si trova a combattere per un obiettivo ben più complicato: conquistare la donna e tenere a bada suo padre.
Tre età della vita, i relativi problemi, le soluzioni, le speranze, i colpi di testa e soprattutto quelli del (al) cuore. Questi sono gli assi portanti del nuovo lavoro di Giovanni Veronesi, Manuale d'amore 3, terzo capitolo di una saga che riserverà ancora altre sorprese, due ultimi blocchi che dovrebbero finalmente fare chiarezza sull'annosa questione cuore-amore. Dopo le diverse fasi dell'innamoramento analizzate nel primo 'manuale' e i diversi tipi di amore che invece avevano caratterizzato il secondo, il regista toscano si focalizza sulle differenti età della vita, giovinezza, maturità e 'oltre', dirigendo con mano leggera il più ispirato dei tre film della sua saga; una commedia con poche cadute di tono (l'episodio di uno stanco e ripetitivo Carlo Verdone), piacevoli sorprese (l'amour fou tra Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti), e l'ovvia conferma di un mostro sacro come Robert De Niro, a suo agio anche nella recitazione in italiano, soggiogato dalle curve di una prorompente Monica Bellucci a cui regala una dichiarazione d'amore che molti giovanotti si sognerebbero.
Fedele al suo stile pulito e ad una scrittura di tanto in tanto graffiante, ma sempre realistica, Veronesi costruisce un'opera godibile ed equilibrata che trova il suo punto più riuscito nel primo episodio, quello dedicato alla giovinezza, in cui gli interpreti, in primis uno Scamarcio con pochi impacci, danno vita ad un riuscito apologo sul desiderio e, inaspettatamente, sull'amicizia. Perché se è vero che un uomo e una donna possono impiegare anni ad incontrarsi e magari dopo una bruciante passione finiscono per lasciarsi, una sana collaborazione tra amici può durare una vita. E in tutta sincerità, nel complesso di un film a forte rischio sentimentalismo non stona affatto il gusto speziato e un po' nostalgico che emerge dalle vicende di questo gruppo di monelli un po' in là con gli anni (bravissimi Dario Ballantini e Ubaldo Pantani) che accoglie il giovane leguleio rampante, accompagnandolo in una lunga serie di "zingarate". Così come non stona la tenerezza dei toni con cui è stata raccontata la storia d'amore tra il vecchio professore che non nasconde le ferite del suo cuore malandato e la giovane donna che risveglia in lui sentimenti solo apparentemente sopiti. L'epilogo può sembrare fin troppo edificante, la differenza di recitazione tra De Niro e la Monica nazionale troppo evidente, ma Veronesi riesce a trarre il massimo dagli elementi a disposizione. A sembrare leggermente fuori fase è soprattutto l'episodio con Verdone, fino ad oggi punto di forza dei precedenti capitoli e qui costretto nel solito ruolo del nevrotico alle prese con una pazza furiosa. I tempi comici dell'attore capitolino, però, sono tali da strappare qualche risata in più, specialmente durante gli acrobatici amplessi in bagno con la partner, la brava Donatella Finocchiaro. Unico neo in questo quadretto sentimental comico è avere affidato ad Emanuele Propizio il compito di raccordare i vari episodi del film. La bella intuizione di lasciar parlare Cupido in persona naufraga davanti alle ancora grezze doti interpretative del giovanissimo attore capitolino. Per fortuna, esistono ancora i manuali.

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3.0/5