Recensione Le fidèle: una love story "criminale" troppo frammentata

La recensione di Le fidèle: Michael R. Roskam torna alla regia con un film che unisce più generi per affrontare ancora una volta la storia del crimine belga.

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Le fidèle: Matthias Schoenaerts in un'immagine del film

Il regista Michael R. Roskam firma la seconda parte della sua trilogia dedicata alla storia del crimine belga, dopo Bullhead, con Le fidèle, il film con protagonisti Matthias Schoenaerts e Adèle Exarchopoulos che racconta la storia d'amore tra un rapinatore, Gino detto Gigi, e Bénédicte che viene chiamata Bibi, pilota di auto da corsa cresciuta in una famiglia benestante. Gli eventi con al centro i due personaggi si incrociano e si intrecciano seguendo le varie fasi del loro amore, segnato da molti momenti drammatici. La doppia vita di Gino avrà delle conseguenze tragiche sulla relazione della coppia e il destino avrà inoltre in serbo una svolta inaspettata nella vita della giovane.

La regia di Roskam è particolarmente efficace nel realizzare le sequenze d'azione, perdendo un po' il filo nei momenti in cui al centro c'è un romanticismo troppo evidente e marcato. Il grande limite del progetto è infatti quello di non trovare l'equilibrio tra i diversi generi inseriti nella trama, provando a cercare un approccio originale a un intreccio visto più volte sul piccolo e grande schermo, ovvero l'incontro-scontro tra due mondi in opposizione. La dinamicità del lavoro compiuto dietro la macchina da presa si rispecchia nella gestione della narrazione, rendendo i vari capitoli del racconto sostenuti da un buon ritmo nonostante i continui salti temporali necessari a far avanzare il racconto cercando di non apparire eccessivamente frammentato.

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Le Fidèle: Adele Exarchopoulos e Matthias Schoenaerts insieme in una scena del film
Le Fidèle: Adele Exarchopoulos e Matthias Schoenaerts insieme in una scena del film

Un mix di azione e sentimenti

Le Fidèle: Matthias Schoenaerts in una scena del film
Le Fidèle: Matthias Schoenaerts in una scena del film

Michael R. Roskam dimostra di sentirsi a proprio agio in un mondo complesso e ricco di sfumature in cui i lati oscuri della società e dei personaggi sono al centro della narrazione, inseriti in un mondo in cui il destino di ognuno sembra costretto a seguire dei binari segnati da stereotipi e schemi prefissati dalla società. Il lungometraggio affronta in modo piuttosto originale come sia difficile coniugare la vita da criminale e quella personale, sviluppando però una narrazione che non relega le figure femminili a un ruolo secondario, seguendo i vari capitoli della storia d'amore dei due protagonisti assegnando uno spazio il più possibile equilibrato tra i due personaggi principali.

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Le fidèle: Adèle Exarchopoulos in un'immagine del film

La rivelazione inaspettata compiuta da Gigi, ovvero che rapina banche insieme ai suoi amici per anni, dà il via a una serie di sequenze d'azione che Roskam dirige con grande attenzione e spettacolarità, alternate con momenti maggiormente personali in cui si capiscono i motivi per cui Bibi riesce comunque a fidarsi dell'uomo di cui si era innamorata senza averne conosciuto il lato oscuro. Matthias Schoenaerts riesce infatti a far emergere, anche grazie a un feeling ormai consolidato con il filmmaker, gli aspetti più vulnerabili e sensibili del suo personaggio, di cui si scopre anche un trauma infantile legato ai cani che ritornerà in primo piano nella parte finale del lungometraggio.
Adèle Exarchopoulos, invece, fatica un po' nel portare in scena i dilemmi e dubbi interiori di Bibi, non trovando il giusto approccio a una giovane donna molto determinata pronta ad andare contro tutti, persino la sua famiglia, pur di rimanere accanto a Gigi, cercando persino di avere un figlio nonostante delle difficoltà che porterebbero a considerarla una scelta da evitare. L'attrice, nonostante la trasformazione fisica compiuta, non è in grado di coniugare il decadimento fisico vissuto da Bibi con le sensazioni emotive trasmesse, attribuendo poche sfumature alle ultime sequenze di cui è protagonista.

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Uno script poco equilibrato

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Le fidèle: Matthias Schoenaerts in una scena del film

La sceneggiatura (scritta da Roskam insieme a Thomas Bidegain e Noé Debré), allontanandosi forse un po' dagli abituali schemi legati ai film di gangster e amori quasi impossibili, si trasforma nella seconda metà in un dramma maggiormente personale in cui la protagonista lotta contro un destino crudele, pensando anche in quel caso prevalentemente più a Gigi che a se stessa, trovando sempre un modo per occuparsi di lui, risultando una presenza all'insegna della protezione e della sicurezza, e diventando in grado di portare il suo amato sulla via della redenzione.

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Le fidèle: Matthias Schoenaerts, Jean-Benoît Ugeux e Kerem Can in una scena del film

Roskam cerca così di offrire qualcosa di originale e difficilmente inseribile all'interno degli schemi di genere, ponendo in primo piano gli aspetti più personali e al tempo stesso proporre corse in macchina ad altissima velocità, assalti a furgoni blindati e una sequenza conclusiva ideate e costruite per aumentare la quantità di adrenalina presente nel film, senza dimenticare di portare in scena anche dei momenti più leggeri come la cena tra amici. I personaggi secondari, come appunto gli altri membri della gang criminale o le loro mogli e fidanzate, vengono però solo tratteggiati senza particolare attenzione, facendo così sfumare la possibilità di costruire un mondo più articolato e meno superficiale.
Il punto debole del lungometraggio appare la difficoltà con cui tutti gli elementi si fondono tra di loro, a volte in modo molto forzato nonostante la scelta di compiere degli utili salti temporali che suddividono la narrazione in capitoli. Il risultato finale, così frammentato in parti a volte in netto contrasto tra loro, viene penalizzato da questo approccio all'evoluzione della storia e perde l'occasione di sfruttare la regia dinamica, una fotografia ben calibrata sugli aspetti da sottolineare della storia, il carisma e il talento dei suoi protagonisti per far superare anche i passaggi meno convincenti della storia, purtroppo nemmeno in grado di creare il giusto coinvolgimento emotivo.

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Le Fidèle: Adele Exarchopoulos e Matthias Schoenaerts in un momento del film
Le Fidèle: Adele Exarchopoulos e Matthias Schoenaerts in un momento del film

Conclusione

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Le fidèle: Matthias Schoenaerts in un momento del film

Le fidèle appare come un progetto riuscito a metà: la capacità di andare oltre gli schemi e la prevedibilità è evidente, tuttavia l'eccessiva suddivisione della storia in capitoli, con continui cambi di personaggi al centro dell'attenzione, rendono la visione meno scorrevole rispetto a quanto sarebbe stato necessario per mantenere alta l'attenzione degli spettatori sull'intreccio.
Roskam si conferma in ogni caso come un regista di ottimo livello, mentre la coppia di protagonisti regala delle performance non memorabili, ma convincenti, in particolare nel caso di Schoenaerts che dimostra di trovarsi a proprio agio con ruoli dalla personalità ricca di sfumature e alle prese con i propri demoni interiori.

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3.0/5