Le chiavi di una storia, recensione: l'Isolotto di Firenze, quartiere-dormitorio da cui partì la rivoluzione

In tour nei cinema di tutta Italia a partire dal 24 febbraio, Le chiavi di una storia - La comunità dell'Isolotto di Federico Micali, sull'incredibile racconto della Comunità dell'Isolotto di Firenze, dalla contestazione del '68 alle attenzioni mediatiche da tutto il mondo.

Le chiavi di una storia, recensione: l'Isolotto di Firenze, quartiere-dormitorio da cui partì la rivoluzione

Chi bazzica Firenze non può non conoscere l'Isolotto, che oggi è un verdeggiante quartiere periferico a sud ovest del centro, compreso tra l'Arno, Ponte alla Vittoria e il viadotto del Ponte all'Indiano. Meno nota è l'eccezionale storia della comunità di quello che è nato come quartiere-dormitorio nel dopoguerra per poi diventare un incredibile cantiere di formazione civica, democrazia e creatività. A raccontare questa storia è il documentarista fiorentino Federico Micali, che mescola materiali d'archivio, fotografie, immagini del presente e interviste agli abitanti del quartiere protagonisti di quella incredibile stagione.

Chiavi Storia Isolotto Enzo Mazzi
Le chiavi di una storia - La comunità dell'Isolotto, Enzo Mazzi e gli abitanti del quartiere

Tutto parte da Giorgio La Pira, sindaco di Firenze in quota DC dal 1951 al 1957 e dal 1961 al 1965. Per espandere lo sviluppo della città e risolvere i problemi abitativi di tante famiglie povere, nel 1954 La Pira consegna i primi mille appartamenti del piano Ina-casa. L'Isolotto si popola ben presto di famiglie operaie fiorentine e disoccupati, ma anche di meridionali, immigrati istriani e perfino Rom. Gruppi eterogenei di abitanti che poco o niente hanno in comune, ma che saranno protagonisti di un'esperienza eccezionale. Ma come anticipa la recensione di Le chiavi di una storia, è la Chiesa ad avere un ruolo fondamentale della vicenda con l'arrivo di un prete fuori dal comune, l'aspirante missionario Don Enzo Mazzi che, invece dell'Africa, dovrà occuparsi delle anime smarrite dell'Isolotto. Tanto per inquadrare la situazione, il film ricorda come all'epoca il quartiere fosse privo di negozi, ambulatori, farmacie e i pochi bus che circolavano erano talmente stantii da costringere i passeggeri a scendere e spingere ogni volta che arrivavano a percorrere la salita.

Il racconto corale di un'esperienza eccezionale

Chiavi Storia Isolotto 1969 Piazza Riapertura
Le chiavi di una storia - La comunità dell'Isolotto, una scena del documentario

Le chiavi di una storia - La comunità dell'Isolotto si apre con una serie di filmati d'epoca che ci permettono di dare uno sguardo all'aspetto dell'Isolotto nel dopoguerra, tra i calcinacci dei lavori edili, la Montagnola, nata dai rifiuti dell'attività commerciale del porto fluviale del Pignone, in cui venne costruito il primo simulacro di scuola elementare, e le Baracche, che presto verranno adibite a centro di aggregazione per la comunità. Una miriade di voci di uomini e donne di ogni età, che hanno vissuto il boom del quartiere, raccontano dal loro punto di vista unico l'incredibile esperienza di una comunità operaia finita, negli anni '60, al centro dell'attenzione mediatica mondiale grazie all'attenzione di New York Times, Guardian e Le Monde. Ed è proprio la coralità il punto di forza di un film che ripercorre con vivacità e ricchezza di dettagli un'epoca irripetibile.

Le Chiavi Di Una Storia   La Comunita Dellisolotto Intervista
Le chiavi di una storia - La comunità dell'Isolotto, una scena del documentario

Se è la politica a gettare il primo seme, la Chiesa riformata dal Concilio Vaticano II, intenzionata a mostrarsi più umana e ad andare incontro ai fedeli finora tenuti lontana a colpi di dogmi, ha un ruolo chiave nella presa di coscienza della comunità. L'arrivo di Don Enzo Mazzi, compagno di seminario di Don Milani, attira non solo l'attenzione dei fedeli, ma anche la curiosità delle famiglie operaie di fede Comunista, la stragrande maggioranza del quartiere, per lo più atee. La rivoluzione operata da Enzo ("non chiamatemi Padre" chiede semplicemente lui), passa dalla scelta di rendere gratuite tutte le cerimonie, dalla traduzione in italiano della messa che finora ha usato come lingua d'elezione il latino, dalla scelta di voltare l'altare verso i fedeli trasformando la Chiesa nella casa di tutti, nel luogo in cui pregare, studiare, discutere e tenere assemblee. Gli abitanti del quartiere sperimentano per la prima volta la sensazione di avere voce in capitolo nelle scelte e danno vita a un'esperienza che punta a formare una coscienza di classe. Per altro è arrivato il '68 e le lotte operaie si mescolano alle rivendicazioni locali.

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L'avanguardia della Chiesa e le nuove generazioni

Le Chiavi Di Una Storia   La Comunita Dellisolotto Quartiere
Le chiavi di una storia - La comunità dell'Isolotto, un'immagine del documentario

I ricordi degli abitanti dell'Isolotto, a tratti divertiti, a tratti commossi, rappresentano il motore del documentario che scorre rapido ripercorrendo decenni e soffermandosi sui fatti essenziali, come la "rottura" tra la parrocchia dell'Isolotto la curia di Roma per via delle prese di pozione di Don Enzo e della comunità, che sono diventato un tutt'uno visto che ogni decisione viene presa collegialmente, l'assalto del fascisti che provano a occupare (invano) la chiesa e la riconsegna delle chiavi dell'edificio che porterà il quartiere a dire messa e riunirsi in piazza, rendendo ancora più economica e partecipata l'attività locale. L'ultima parola spetta alle giovani generazioni, cresciute sperimentando un'esperienza unica che ha formato le loro opinioni senza però forzarli a seguire le orme di genitori e nonni.

Conclusioni

Un documentario vivace, ricco di contenuti e materiali di repertorio dedicato a una storia locale, ma divenuta un esempio per tante altre comunità. La rivoluzione democratica dell'Isolotto, quartiere periferico fiorentino, raccontata con garbo dalle voci dei suoi protagonisti, in un documentario di qualità, come rivela la recensione di Le chiavi di una storia.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • Una storia locale narrata con perizia che diventa un racconto esemplare.
  • La dimensione corale ci cattura, coinvolge ed emoziona grazie alle voi dei protagonisti della storia.
  • La ricchezza dei materiali di repertorio affascinerà chi conosce Firenze, ma anche chi non ha mai frequentato l'Isolotto.

Cosa non va

  • Man mano che ci si avvicina ai giorni nostri il racconto si fa più frettoloso.