Le bal des folles, la recensione: via dalla pazza follia

La recensione de Le bal des folles, il film francese su una ragazza rinchiusa in un manicomio, diretto e interpretato da Mélanie Laurent e disponibile su Prime Video.

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Le bal des folles: una scena del film

Come avremo modo di approfondire nella nostra recensione de La bal des folles, il film di Mélanie Laurent (conosciuta ai più per aver interpretato la vendicativa Shosanna in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino), disponibile dal 17 settembre su Prime Video è sì ambientato nel passato, ma racconta qualcosa che è ancora presente. Tratto dal romanzo omonimo di Victoria Mas, Le bal des folles è un dramma ambientato per lo più in un manicomio, in cui le donne rinchiuse, contro la loro volontà, vengono usate e abusate da un gruppo di medici uomini. Fieramente femminista, il film francese segue il personaggio della giovane Eugénie che, con l'aiuto di un'infermiera, cercherà di fuggire per riacquistare la libertà a lungo negata.

La libertà rinchiusa

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Le Bal des Folles: un'immagine del film

Francia, 1885. La giovane Eugénie è una ragazza di buona famiglia, interessata alla letteratura e alla cultura, e dal carattere spigliato. Tanto che non sempre trova i favori del vecchio padre, troppo legato alla tradizione e alla divisione sociale su ciò che può fare o meno una donna. Nessuno sa che Eugénie, ribelle di carattere e pronta ad affermare la propria indipendenza di donna libera, è vittima anche di un potere soprannaturale che le causa attacchi di panico: è capace di vedere i fantasmi di persone morte e parlarci. Disobbedendo al padre una volta di troppo, Eugénie viene rinchiusa a tradimento, e contro la sua volontà, nell'ospedale psichiatrico di Salpêtrière dove farà la conoscenza di altre donne che, come lei, sono state rinnegate a causa del loro carattere indipendente, prigioniere contro la loro volontà e cavie da laboratorio per il dottor Charcot, interessato all'ipnosi e dalla scarsa umanità. La storia di Eugénie s'incontrerà con quella di un'infermiera del posto di nome Geneviève che, forse, si ritroverà a scoprire un nuovo lato di sé, rinnegando il suo ruolo e riscoprendo a suo modo l'indipendenza dalla società maschile.

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Ragazze e pazze

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Le bal des folles: un'immagine

Storia di libertà e di orgoglio femminile, Le bal des folles aggiunge qualche elemento di troppo che non trova una degna risoluzione (è il caso del potere soprannaturale della protagonista, l'unica tra tutti i personaggi che sembra legata a un aspetto paranormale), ma si dimostra davvero a fuoco nelle tematiche a cui tiene di più. Nel titolo francese c'è un bellissimo gioco di parole tra filles, ragazze, e folles, pazze. Una semplice vocale: tanta è la differenza, anche lessicale, che può cambiare la descrizione di una donna. Il film di Mélanie Laurent, dalla regia piuttosto classica ed elegante, sembra volersi soffermare proprio su questo, su come il potere maschile, nero come l'oscurità, tenda ad opprimere, per futili motivi o semplicemente per dispetto, la luce divina femminile. Non a caso le donne nel film indossano quasi sempre un abito luminoso, bianco o colorato, al contrario dei medici e dei professori, troppo legati alla scienza, o per meglio dire alla "loro" scienza personale, simbolo di purezza e libertà. Perché, forse, la vera paura degli uomini è proprio quella di trovarsi di fronte donne indipendenti, non più succubi della volontà e degli istinti animaleschi maschili. Va apprezzata, in questo senso, la scelta della regista di non tirarsi indietro nel mostrare, attraverso scene esplicite che colpiscono durante la visione proprio perché inserite in un contesto più abbottonato, nudità femminili o violenze fisiche.

Ballando ballando

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Le Bal des Folles: una scena del film drammatico

Ambientato nell'Ottocento, dialogando con la contemporaneità, Le bal des folles è supportato da una coppia di protagoniste che funziona. Se Mélanie Laurent si ritaglia il ruolo dell'infermiera dal cuore d'oro, anche se costretta nel suo ruolo a un'immagine imperscrutabile e dura, la vera rivelazione del film si trova nella protagonista Lou de Laâge. Costretta a una prova molto fisica ed emotiva, l'attrice classe 1990 dimostra di saper catturare sin da subito l'affetto dello spettatore con un personaggio che racchiude l'anima del film. Il resto del cast non spicca come dovrebbe, anche se la sceneggiatura tende a prediligere la collettività femminile del manicomio, sacrificando le singole storie (con l'eccezione, ovviamente, della protagonista, l'unica a cui viene dato un finale). Proprio la collettività si ritrova nel ballo finale che dà il titolo al film: la danza, poco prima anticipata dal canto, come gesto d'indipendenza, un inno del corpo libero e incontrollato, un momento in cui follia e razionalità sembrano confondersi, le donne si fanno streghe, ma senza quel significato negativo che gli uomini nascondono nella definizione. Donne magiche che riescono a comprendere il mondo più di quanto lo possano fare i confini di una scienza ad uso e misura del maschio.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione di Le bal des folles possiamo ritenere interessante e degno di visione il film di Mélanie Laurent. Capace di mettere in scena un racconto che sembra parlare alla contemporaneità, anche se ambientato più di un secolo fa, il film è allo stesso tempo un’accusa verso la società maschile e un inno all’indipendenza femminile. Non tutto funziona allo stesso livello, soprattutto nella scrittura che tende a dimenticare qualche elemento narrativo lungo il corso del film, ma le due attrici protagoniste riescono a coinvolgere lo spettatore.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • Le due attrici protagoniste che sanno come coinvolgere lo spettatore nella storia.
  • La regia di Mélanie Laurent, di stampo classico, ma capace di momenti più duri.
  • La tematica femminile che trasporta il racconto dall’Ottocento ai giorni nostri.

Cosa non va

  • Non tutte le storyline vengono sviluppate a dovere.
  • L’elemento soprannaturale non si inserisce al meglio all’interno del contesto narrativo.