Recensione Preferisco il Paradiso (2010)

Con il minibiopic 'Preferisco il Paradiso' Gigi Proietti porta sul piccolo schermo con un'interpretazione straordinaria, che conquisterà fan e spettatori televisivi, lo spirito gaio di san Filippo.

Le ali della santità

Un santo un po' incredulo ai proprio miracoli, un prete che alza gli occhi al cielo quando si trova nei pasticci, un educatore che spiega la presenza di Dio ai bambini con piccoli giochi di prestigio: è un uomo gioioso e pieno di entusiasmo il santo Filippo Neri a cui dà il volto bonario e la voce inconfondibile il bravissimo Gigi Proietti. Protagonista della miniserie in due puntate Preferisco il Paradiso, il noto e amato mattatore del teatro italiano presta il suo sorriso ironico e la sua personalità istrionica a uno dei personaggi più famosi dell'agiografia cattolica. Diretta da Giacomo Campiotti (Giuseppe Moscati), regista molto attento alle realtà dei bambini, e coprodotta dalla Lux Vide, specializzata nelle serie religiose, l'ultima fiction targata Rai Fiction riesce infatti a raccontare senza banalità, ma con la dovuta delicatezza e con un'accattivante ironia, la storia di una delle figure più interessanti della storia della chiesa italiana.

Filippo Neri nacque a Firenze nel 1515 e si trasferì presto in una caotica Roma, dove, dopo essere diventato precettore, raccolse per strada i bambini disperati e diseredati, spesso "figli bastardi dei nobili", e li avvicinò agli insegnamenti cristiani. A distinguerlo dai "colleghi" furono un entusiasmo e una gioia eccezionali che gli permisero di comprendere il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza e di indirizzarli alla liturgia attraverso la leggerezza e il divertimento. Grazie al suo metodo un po' bizzarro (fu l'inventore dell'Oratorio per i giovani) si guadagnò diversi appellativi come "giullare di Dio", "il santo della gioia" e "Pippo il buono" che lo resero popolare e nello stesso tempo contribuirono a richiamare l'ostilità dall'alto. Malgrado il successo della sua missione sociale, prima ancora che religiosa, fu infatti a lungo contrastato e fu proclamato santo solo nel 1622.
Gigi Proietti porta sul piccolo schermo con un'interpretazione straordinaria che conquisterà col suo garbo i cuori di fan e spettatori televisivi, cattolici ma anche laici, lo spirito indipendente e gaio di san Filippo: la vocazione spirituale del suo ruolo è messa in scena con scaltrezza, anche per merito di un buon incastro tra regia e sceneggiatura, e si sottrae ai prevedibili ammiccamenti alla fede e alla pedagogia. Preferisco il Paradiso enfatizza di san Filippo Neri un'inconsueta paternità, come rivela la continuità tra le due puntate. Nel primo episodio conosciamo un personaggio carismatico e vediamo che tipo di rapporto riuscì a instaurare, attraverso il canto, con i bambini poveri come il ribelle Mezzapagnotta e il sorprendente Pierotto, con quelli di estrazione borghese come Ippolita e Michele e perfino con un nobile principino, mentre era osteggiato dal malpensante cardinale Carpuso (un misurato Roberto Citran). La seconda puntata è caratterizzata da un salto temporale e ritroviamo le spensierate voci bianche nei corpi di adulti, come Francesca Chillemi, che proseguono le opere iniziate da un Filippo settantenne. Il biopic televisivo su san Filippo può essere considerato non solo come un inno alla gioia e all'allegria di vivere, ma anche un esempio di come la determinazione di un uomo possa condurlo alla realizzazione di un sogno, di come la bontà e la carità di un santo possano guidarlo, tra mille avvilenti impedimenti ed estreme crisi psicologiche, a intraprendere una missione che vale, almeno, un posto in Paradiso.