Fin dall'avvento e l'espansione a macchia d'olio delle piattaforme streaming, è nato un discorso costante e parallelo: tutti i film sono adatti per la sala cinematografica o ci sono titoli che senza nulla pretendere si posizionano dignitosamente online facendo solo del bene all'industria dell'intrattenimento audiovisivo? La verità sta nella seconda affermazione e ne discuteremo approfittando della recensione di L'abbinamento perfetto.
Già al secondo posto tra i più visti su Netflix e con i bellocci Victoria Justice e Adam Demos, lei nel ruolo dell'americana in carriera nell'import export di vini e lui in quello del cowboy viticoltore Australiano, L'abbinamento perfetto è la commedia romantica da manuale. Sai già come andrà a finire al terzo minuto di storia e l'unica cosa da fare è capire se il viaggio fino alla fine è piacevole o meno. Feel-good movie questo che potremmo considerare un'evoluzione, una versione upgrade dei film romantici confezionati di solito tra Natale e la stagione dei matrimoni, dal canale Hallmark.
La struttura è infatti la stessa, fatta con lo stampino. Lei, donna di città, dedita al lavoro nel mondo dei vini è decisa a chiudere un affare con un'azienda a conduzione familiare Australiana, decide di provare a ottenere l'ingaggio andandoci di persona. Il resto è facile immaginarlo. Lui è biondo, atletico, misterioso. Prima non si piacciono e poi invece... L'abbinamento perfetto guadagna il suo posto tra i più visti perché mette attenzione e cura nell'usare a suo vantaggio tutto ciò che è stato già detto e fatto nell'ambito del romanticismo declinato al cinema. Da sere d'estate, vino bianco freddo e un po' di venticello in direzione divano.
Da Hallmark alla rom-com in stile Netflix
Ormai è possibile dire che Netflix sta velocemente confezionando un suo modello di rom-com che poi declina in due diramazioni principali: quella adolescenziale e quella per 30-50enni che amano il lieto fine e la leggerezza. L'abbinamento perfetto è un buon esempio di miscela ben confezionata tra uno schema da Hallmark movie e un tocco di cervello e sceneggiatura in più aggiunto da autori che sanno come ingannare il pubblico e fargli credere, per dirla attingendo dalla letteratura, di star leggendo un romanzo di chick lit invece di un Harmony. Gli Hallmark movie sono l'equivalente, sebbene edulcorato e ripulito, di un caro e vecchio Harmony e la formula è sempre la seguente: protagonista schiava/schiavo della carriera in città, approda alla campagna/paesino per ragioni sempre uguali e diverse e trova in breve tempo amore ed epifania sulle cose veramente importanti della vita. Come anticipato, questo schema è seguito più o meno alla lettera da L'abbinamento perfetto con premesse messe in piedi da un montaggio super sbrigativo che preferisce non perdersi in chiacchiere e catapultare subito la sua protagonista nei paesaggi da cartolina dell'Australia. In una crisi alla Jerry Maguire, infatti, Lola Alvarez (Victoria Justice) da asso di una società di import/export di vini, decide di mettersi in proprio ed andarsi, proprio come ilJerry di Tom Cruise, a prendere il primo incarico, da LA all'Australia, tra canguri e koala. Li conoscerà il biondissimo capo-viticoltore Max (Adam Demos) e si metterà alla prova nel lavoro di tuttofare nella fattoria, per convincere la proprietaria dell'azienda vinicola a darle una possibilità. L'amore intanto, ovviamente, arriverà.
Una buona chimica
Per far funzionare l'equazione perfetta di cui sopra e soddisfare l'algoritmo di cui Netflix si alimenta, la scelta dei protagonisti di una storia è fondamentale e non va sbagliata. In questo caso Adam Demos è il perfetto cowboy tenebroso, disagiato e dal cuore d'oro e si guadagna con merito la casella a lui dedicata. Victoria Justice intanto riesce a gestire bene il carisma che la sua Lola Alvarez dovrebbe avere e con Demos c'è una buona chimica. Non ci sono scintille (quelle avrebbero fatto, deliziosamente aggiungeremo, sballare la matematica) ma i due si piacciono e lo spettatore riesce a percepire il perché, a differenza dei già citati film di Natale e di sposalizi vari.
Hilary Galanoy e Elizabeth Hackett, già sceneggiatrici di altre due commedie "evolute" Netflix che sono Love, Guaranteed e Falling Inn Love - Ristrutturazione con amore, sanno poi che per giocarsi l'asso finale, bisogna aggiungere un po' di carattere ai personaggi. Un'infanzia leggermente diversa dalle altre, un segreto che si rivela solo alla persona amata, un vezzo o vizio che rende i personaggi leggermente meno stereotipati. Max non è , dunque, chi Lola pensa che sia ed il colpo di scena finale, seppur telefonatissimo, è assicurato.
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Lgbtq+ ed empowerment femminile: quanto basta
Di questi tempi, lo abbiamo capito molto bene, non è possibile confezionare un prodotto a tavolino senza garantire almeno la spunta di due voci fondamentali dall'elenco: un componente della comunità LGBTQ+ e un altro a sostegno dell'empowerment femminile. Per il mondo gay, il regista Stuart McDonald mette in campo una componente della azienda vinicola che attende, videochiamandola continuamente, che la compagna partorisca il loro primo figlio.
Per la seconda categoria invece, ricordiamo che la nostra eroina non è certo una pulzella in pericolo che attende di essere salvata, Lola non perde mai di vista l'obiettivo della sua azienda e della sua crescita professionale e personale pur lasciando spazio all'amore. Anche se creato ad hoc per strizzare l'occhio a tutti, bisogna sempre apprezzare lo sforzo. L'abbinamento perfetto è cotto a puntino per essere guardato rigorosamente online e con pause, per versare del vino ed imitare le degustazioni dei nostri protagonisti.
Conclusioni
A fine recensione di L’abbinamento perfetto, ricordiamo che Netflix sta apportando le sue piccole ma evolutive modifiche alla commedia romantica di stampo Hallmark. Conferma che, se creati a tavolino ma in maniera intelligente, questi film sono un piacevole passatempo estivo da vedere rigorosamente online con un buon bicchiere di vino. Il film di Stuart McDonald dunque, mescola idee da milioni di rom-com e non si inventa niente ma sceglie due protagonisti, Victoria Justice e Adam Demos dalla buona chimica sul piccolo schermo e che rendono godibile quell’ora e mezza. Apprezziamo infine lo sforzo di Hilary Galanoy e Elizabeth Hackett, le sceneggiatrici, nell’aver cercato di aggiungere carattere ai personaggi per evitare almeno una continua sensazione di deja-vu.
Perché ci piace
- C’è buona chimica tra i due protagonisti.
- Aggiunge un po’ di carattere ai protagonisti e le loro storie personali.
- Punta molto anche sulla carriera della protagonista e non solo sull’amore.
Cosa non va
- Mescola semplicemente trama e idee da milioni di altre commedie romantiche.
- Non adatta a chi preferisce un finale realistico all’happy ending inevitabile.