La zona d'interesse: Jonathan Glazer ci spiega il significato del finale

Il significato del finale di La zona d'interesse spiegato dal regista Jonathan Glazer.

La zona d'interesse: Jonathan Glazer ci spiega il significato del finale

La zona d'interesse è uno dei film più potenti e devastanti dell'anno. Candidato a cinque premi Oscar, compreso miglior film e regia, si appresta a vincere l'Oscar al miglior film internazionale. Steven Spielberg l'ha definito la pellicola più importante sull'Olocausto dai tempi del suo Schindler's List, ma il regista Jonathan Glazer non vuole assolutamente che sia l'ultimo.

Christian Friedel
La zona d'interesse: un'immagine di Christian Friedel

"Non so quale sia il modo migliore per parlare dell'Olocausto. So solo che se ne deve parlare, si deve testimoniare l'esistenza di quei posti. Perché crediamo a ciò che vediamo" ci ha detto a Roma, alla Festa del Cinema 2023, proseguendo: "Nel mondo c'è revisionismo oggi: anche se presenti dei fatti alle persone, si parla delle motivazioni di quei fatti. Ma i fatti sono fatti. Per me è questo il rumore di fondo. Per me era essenziale cercare di immedesimarmi nei carnefici e riconoscermi in loro. Chiamare mostri queste persone significa non aver imparato nulla. E chiamarli esseri umani fa davvero paura."

La trama di La zona d'interesse racconta la quotidianità di Rudolf Höß, sua moglie Hedwig e i loro cinque figli. E prende solo in parte spunto dall'omonimo libro di Martin Amis. Per raccontare "la banalità del male", Glazer si è documentato e interrogato molto: "Ho pensato e letto molto su questo argomento. Una delle prime domande che viene in mente parlando di questo argomento è come sia possibile che degli esseri umani si comportino così. Quindi mi sono documentato molto sulla famiglia Höß e ho scoperto che erano persone molto comuni. Quindi mi sono chiesto come facciano delle persone comuni a mettere completamente da parte il loro senso di responsabilità morale per poter mettere in atto un tale crimine. L'apatia è un'atrocità: pensiamo che sia qualcosa di passivo, ma non lo è. Si sceglie di non farsi coinvolgere."

Ecco come Glazer ha lavorato al film: nel farlo ci ha anche spiegato il significato del finale di La zona d'interesse, entrando nei dettagli della scena finale.

La zona d'interesse: gli attori Christian Friedel e Sandra Hüller

A interpretare Rudolf e Hedwig Höß sono Christian Friedel e Sandra Hüller (che ha anche ottenuto una nomination all'Oscar come migliore attrice per Anatomia di una caduta: è un anno d'oro per l'attrice tedesca). Glazer li ha lasciati molto liberi sul set, per un motivo preciso.

La Zona d'interesse, la recensione: l'orrore di un'inconcepibile normalità

"L'approccio cambia a seconda del progetto: ogni film ha la sua corretta metodologia. Non c'era bisogno di drammatizzare i personaggi interpretati da Christian Friedel e Sandra Hüller. Il cinema con camera, luce e primi piani crea dramma. Ma io non volevo il dramma. Volevo osservare questi personaggi nella vita quotidiana: mentre mangiano in casa, prendono il caffè con gli amici. Attività di famiglia molto semplici. Quindi volevo eliminare la camera da questa atmosfera, in modo da non alterarla. Per questo film in particolare volevo vedere le loro azioni, i loro comportamenti, più che entrare nella loro psicologia. Quindi li ho ripresi a distanza, in posizioni neutre. Dovevamo semplicemente vederli. Gli attori non vedevano la telecamera, ogni parete era vera. Il meccanismo cinematografico non ha interferito con le loro interpretazioni. Li ho lasciati molto liberi e non dovevano ripetere sempre le stesse cose perché tutte le telecamere li riprendevano da ogni angolazione in ogni momento. Non si sono dovuti preoccupare di ricordare i gesti precisi. Poi non volevo feticizzare i nazisti. Volevo mostrarli per come sono. È stato un processo più simile al teatro."

La zona d'interesse: il libro di Martin Amis

The Zone Of Interest
La zona d'interesse: un'immagine di Sandra Hüller

Prima di essere un film, La zona d'interesse è un romanzo di Martin Amis, pubblicato nel 2014. Jonathan Glazer ha avuto un rapporto particolare con quelle pagine: "Ho letto una recensione del libro sul The Observer prima che venisse pubblicato e mi ha subito colpito, proprio perché parla dell'Olocausto dal punto di vista dei carnefici. Poi ho letto il libro e ho scoperto che è un romanzo feroce. Ho preso dal libro ciò che mi serviva, la parte emotiva, spirituale in un certo senso, e poi l'ho messo da parte, facendo le mie ricerche, leggendo anche molte delle fonti che lo stesso Martin Amis ha usato per costruire i personaggi. Volevo riuscire a rendere l'idea di come queste persone fossero noiose, ordinarie, vuote e familiari. Il libro mi ha aiutato a mettermi sul mio cammino."

La zona d'interesse: Jonathan Glazer e il male che c'è dentro tutti noi

Il sound design di La zona d'interesse

Tra le cinque candidature agli Oscar di La zona d'interesse c'è anche quella per il miglior sonoro. Il sound design del film è un elemento fondamentale: "Volevo fare un film che, anche senza guardarlo, si potesse vedere. Le immagini sono l'impalcatura, ma il sentimento è invisibile ed è dato da ciò che sentiamo. Per diverse ragioni: per prima cosa, siccome conosciamo quelle immagini, non volevo mostrarle e non volevo ricrearle. Non volevo ricreare la violenza: anche quella è una specie di feticismo. Volevo realizzare una sorta di horror del subconscio, una sensazione di nausea, causata da ciò che sta accadendo dietro quel muro. E il suono può fare proprio questo: riconosciamo quei suoni e ci creano orrore. Ho dato molta più attenzione al suono che alle immagini."

Glazer
La zona d'interesse: Jonathan Glazer e Lukasz Zal sul set

"Ci sono due film: quello che ascolti e quello che vedi. L'esperienza cinematografica è un terzo film: è l'intersezione di quello che senti e vedi. Abbiamo fatto registrazioni ambientali e usato registrazioni di repertorio di macchinari, aeroplani d'epoca, veicoli, suoni industriali. L'orrore delle voci umane del campo, le urla, l'abbaio dei cani dei capò. Lavoro da anni con il mio sound designer e abbiamo fatto registrazioni di notte, per le strade di Berlino: urla di qualcuno che perde l'autobus o la voce di un uomo ubriaco. Abbiamo fatto ore di registrazioni, isolando ogni suono e mettendoli in categorie. Quando ho cominciato il progetto, sapere che dall'altra parte del muro del campo ci fosse una piscina, mi ha fatto pensare a come si possano essere sentiti i prigionieri sentendo dei bambini tuffarsi e giocare nell'acqua."

La zona d'interesse: spiegazione del finale

Arriviamo quindi all'ultima scena di La zona d'interesse: abbiamo chiesto il suo significato direttamente al regista Jonathan Glazer. Da qui in poi ATTENZIONE SPOILER!

La Zona Dinteresse
La zona d'interesse: una scena del film

Nei momenti finali del film vediamo Rudolf Höß che si sente male: ha la nausea, sta per vomitare. Cosa rappresenta questa scena? Il regista: " Non è una presa di coscienza di Höß. Non ne ha. Prova pietà per se stesso dopo la guerra, ma la sua coscienza non è scossa. Le voci che sentiva sono morte da tempo. In quella scena vediamo la verità del corpo, che rivela le bugie della mente. Che rivela ciò che siamo, invece delle strutture che mettiamo su per creare l'immagine che abbiamo di noi stessi. Il corpo non ha questo lusso. In quel momento vediamo una verità fisica. Quell'uomo che vomita non è un personaggio, è l'orrore reale. La cenere delle persone che ha aiutato a uccidere sono dentro di lui. È l'orrore."