Da La trama fenicia al perché Wes Anderson è diventato un genere a sé

Colori pastello, geometrie perfette e un'ossessione per la famiglia: ecco perché il cinema del regista è inconfondibile.

Wes Anderson sul set

Quando il tuo cognome dà vita a un aggettivo, sai che sei entrato nell'immaginario pop: "felliniano", "scorsesiano", "lynchano", "burtoniano" ci fanno capire immediatamente lo stile e l'atmosfera di un'opera. Anche Wes Anderson si è meritato il suo: "andersoniano". Anzi, è uno dei pochi ad averne addirittura due: in lingue inglese si usa spesso anche "Wes Anderson-esque". Ed è facile comprendere perché il cinema del regista americano sia diventato un genere a sé: come quello dei suoi colleghi, è inconfondibile.

The Wonderful Story Of Henry Sugar   Director Wes Anderson  Credits Giorgio Zucchiatti La Biennale Di Venezia   Foto Asac   1  1
Wes Anderson a Venezia

Inconfondibile al punto che basta guardare un solo fotogramma tratto da un suo film per capire che si tratta di Anderson. Quello del regista è uno stile che piace e cattura l'occhio, tanto che il profilo social - nato per gioco - Accidentally Wes Anderson oggi vanta 2 milioni di follower. Una coppia, Koval e Amanda, ha cominciato a postare foto di luoghi che, secondo loro, ricordano l'opera del regista. E il mondo ha risposto con entusiasmo.

Nei film dell'autore ci sono infatti alcuni temi e caratteristiche ricorrenti che, tutti insieme, rendono ogni nuovo progetto un tassello dell'universo andersoniano. Vediamo quali sono questi tratti distintivi, presenti, ça va sans dire, anche nella sua ultima fatica: La trama fenicia. Nelle sale italiane dal 28 maggio, dopo l'anteprima al Festival di Cannes 2025, dove è in concorso, è la storia di un magnate dell'aviazione, Zsa-zsa Korda (già il nome è tutto un programma), interpretato dal premio Oscar Benicio del Toro.

Le linee geometriche

Come anche Stanley Kubrick prima di lui, Wes Anderson ama le geometrie. È particolarmente attento alla simmetria: se una scena si concentra su un singolo personaggio, quasi sempre si trova al centro dell'inquadratura. Se i personaggi sono di più, invece, tenderanno a essere posizionati in modo speculare rispetto al centro. E questo vale anche per tutti gli oggetti di scena e le loro fantasie. Se viene usata una carta da parati potete star certi che non sarà scelta a caso: avrà disegni geometrici anche quella (vi ricordate quella con le zebre di I Tenenbaum?).

Questa simmetria insieme all'uso della composizione planimetrica (lo sfondo appare piatto rispetto alle figure umane) creano un'immagine particolarmente armoniosa, tanto da risultare spesso in un "tableau effect": i fotogrammi di Anderson sembrano dei quadri, tanto che spesso si ha quasi la sensazione di vedere un'immagine in 2D.

I colori pastello

The Grand Budapest Hotel: Saoirse Ronan con Tony Revolori tra le scatole di dolci
Una scena di Grand Budapest Hotel

Non si può parlare della filmografia di Wes Anderson senza citare i colori: il regista li ama e in particolare quelli pastello. Come non pensare immediatamente al rosa di Grand Budapest Hotel? Oppure al verde acqua del più recente Asteroid City? Anche La Trama Fenicia ha il suo colore predominante: in questo caso è il giallo pastello.

Asteroid City è la confessione più sincera di Wes Anderson Asteroid City è la confessione più sincera di Wes Anderson

La passione per il design (e i treni)

Un occhio di riguardo per tutto ciò che è design è sempre stato evidente nei film di Wes Anderson. Le prop, i costumi, le già citate carte da parati, le automobili, perfino le stampe di poster e i quadri non sono messi lì a caso. Il regista dimostra un amore particolare per tutto ciò che è anni '50 e '60: le superfici lisce e lucide, gli angoli arrotondati non mancano mai.

Jason Schwartzman, Owen Wilson e Adrien Brody in una bella immagine de Il treno per il Darjeeling
Una scena di Il treno per il Darjeeling

Una passione questa che si è trasformata in una seconda professione: Anderson negli ultimi anni si è cimentato anche come interior designer. Ha curato il Bar Luce a Milano per Fondazione Prada, mentre con Belmond ha progettato la carrozza Cygnus, che si trova sul treno British Pullman. Il mezzo parte dalla stazione London Victoria, a Londra, e fa un percorso nella campagna inglese. Questo è stato un passaggio naturale vista la passione di Anderson per i treni: sono presenti praticamente in ogni sua storia e Il treno per il Darjeeling è proprio ambientato su un treno.

Le citazioni ai film classici

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Tom Hanks e Bryan Cranston in La trama fenicia

Non soltanto moda e design anni '60: Anderson ha una grande passioni per i classici del cinema. Le citazioni cinematografiche presenti nei suoi film sono infinite. Pensiamo all'ultimo arrivato: in La trama fenicia, come dicevamo, il nome del personaggio principale è tutto un programma. Zsa-Zsa Korda si ispira sicuramente a Zsa Zsa Gábor, leggendaria attrice ungherese diventata una star di Hollywood negli anni '50.

I cast corali

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Scarlett Johansson in La trama fenicia

Che sia un film con attori in carne e ossa o una storia raccontata in stop-motion, Wes Anderson ama i grandi cast. Con gli anni ha rilanciato il record di star a ogni nuovo progetto, allargando sempre più la sua famiglia di collaboratori stretti. Immancabile Bill Murray e sempre più presenti Scarlett Johansson, Tom Hanks e Benedict Cumberbatch. Tra le facce storiche del regista anche Adrien Brody, Tilda Swinton, Jason Schwartzman, Willem Dafoe ed Edward Norton. Sì, se li sceglie bravini.

Asteroid City, Maya Hawke: "Vivere in un film di Wes Anderson è più bello della vita reale" Asteroid City, Maya Hawke: 'Vivere in un film di Wes Anderson è più bello della vita reale'

L'ossessione per la famiglia

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Benedict Cumberbatch in La trama fenicia

Ma perché questa ossessione per le storie corali? Oltre a servire come traino per il film (le foto dai red carpet delle anteprime di Anderson sono spettacolari: praticamente un raduno di premi Oscar), se ci fate caso ogni storia del regista ha al cuore sempre una vicenda legata a una famiglia. O a un rapporto tra due, o più, membri di una famiglia. La trama fenicia non fa eccezione: su carta potrebbe sembrare un classico film di spionaggio, invece tutto ruota attorno a un nucleo familiare complicato.

Zsa-Zsa Korda è infatti un importante uomo d'affari, ma la sua più grande preoccupazione non è tanto mettere a punto il suo complicato schema di intrigo internazionale, quanto riallacciare i rapporti con l'unica figlia, Liesl (Mia Threapleton), che ha 21 anni ed è diventata una suora. Il principale antagonista è inoltre lo zio della ragazza, Nubar (Benedict Cumberbatch).

Phoenician Scheme Trailer
Mia Threapleton e Benicio del Toro in La trama fenicia

In particolare, a ricorrere più di tutti è il tema dell'assenza dei genitori. Zsa-Zsa non si è mai interessato a Liesl fino a quando non ha deciso di indicarla come erede della sua fortuna. E quindi è normale che lei non si fidi di lui. I fratelli Tenenbaum sono uno più disagiato dell'altro proprio a causa dei loro genitori. Fin dall'esordio, Rushmore, del 1998, l'infanzia solitaria è stata al centro dei film di Anderson: lì Fischer (Schwartzman) è orfano di madre che praticamente vive a scuola, perché il padre non si occupa molto di lui. E ancora: in Le avventure acquatiche di Steve Zissou c'è un figlio (Owen Wilson) che va alla ricerca del padre biologico; in Fantastic Mr. Fox il protagonista fa di tutto per essere accettato (ancora una volta) da suo padre; in Moonrise Kingdom il ragazzo protagonista è orfano e in Il treno per il Darjeeling tre fratelli vanno a conoscere la madre, scappata dalle loro vite durante il funerale del padre.

Insomma, c'è del materiale da analizzare qui. Nonostante quindi ogni storia di Anderson abbia un fondo di malinconia e tristezza, una sorta di nostalgia per qualcosa che è stato perso e non tornerà più, allo stesso tempo questa assenza ha permesso ai protagonisti di sviluppare una propria personalità. Magari bizzarra, eccentrica, inquietante, ma comunque unica. Non potendo contare sulla guida dei genitori, gli eroi (e antieroi) del regista si sono costruiti da soli la propria realtà, sviluppando spesso talenti e abitudini fuori dal comune.