La timidezza delle chiome, la recensione: la duplice spensieratezza dei vent'anni

La recensione del film La timidezza delle chiome, opera biografica con sfumature documentaristiche, volta a seguire la vita dei due giovani gemelli Benji e Josh con fare immersivo e commovente.

La timidezza delle chiome, la recensione: la duplice spensieratezza dei vent'anni

Ci sono fronde degli alberi che crescono senza toccarsi; sono chiome timide, verdi nel colore, ma rosse per la vergogna, nell'essenza. Sono un insieme di volte arboree che se viste dall'alto compongono un mosaico naturale di grande impatto, ma se osservate da vicino si tramutano magicamente in tanti corpi incapaci di sfiorarsi.

Come sottolineeremo in questa recensione de La timidezza delle chiome, i corpi dei gemelli omozigoti Benjamin e Joshua Israel non sono meri contenitori di timidezza; le loro chiome si incontrano, tra abbracci e lotte fisiche, in un'unione continua tra due anime incapaci di fare a meno l'una dell'altra. Dal momento del concepimento, i due hanno imparato a condividere tutto, deficit cognitivo compreso. Eppure, nulla ha saputo scalfire il loro cammino a testa alta durante il sentiero della vita. Anche tra gli spazi di un mondo che pare non comprenderli appieno, Benjamin e Joshua hanno sviluppato una corazza ignifuga, resistente agli aliti di fuoco lanciati improvvisamente da parole brucianti e ustionanti per chiunque. Sospinti da una piena sicurezza, i due gemelli camminano senza paura, seguiti a debita distanza dalla cinepresa di Valentina Bertani. Quella che ne consegue è la redazione di un manifesto sincero e scevro di retorica sull'entrata nell'età adulta di due giovani uomini impazienti di diventare grandi.

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La timidezza delle chiome: un'immagine del film

Imbastita su una fattura perfettamente ibrida, metà documentaristica, metà drammatica, La timidezza delle chiome è uno sguardo diretto sulla quotidianità di un'esistenza duale spesso vissuta come unica. Un lavoro di sguardi complici, di apprendimento umano e inclusione famigliare lungo cinque anni durante il quale la regista ha saputo entrare in punta di piedi all'interno di queste esistenze tanto simbiotiche, quanto in antitesi, per restituirle in termini cinematografici negli spazi di un'esperienza umana e immersiva, colma di naturalismo e dolcezza, fragilità e affetti profondi.

La timidezza delle chiome: la trama

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La timidezza delle chiome: una scena del film

Benjamin e Joshua Israel sono due gemelli omozigoti di 19 anni, caparbi e carismatici, di origine ebraica con una disabilità intellettiva. Una volta terminata la scuola, si trovano davanti a un bivio. Cosa fare? Molti loro amici e compagni di scuola hanno già pianificato il loro futuro, mentre loro ancora no. Sostenuti sempre dalla loro famiglia, prendono di petto un mondo che non sembra disposto ad accoglierli con le loro passioni e desideri. A volte litigano, ma non possono fare a meno l'uno dell'altro fino a quando un momento decisivo della loro vita li porta a comprendere che il loro legame non si spezzerà anche se le scelte individuali possono essere diverse.

Doppi sguardi in riflessi cinematografici

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La timidezza delle chiome: una foto

Che La timidezza delle chiome sia un progetto fuori dall'ordinario risulta palese già a pochi minuti dal suo inizio. È una natura camaleontica, l'opera di Valentina Bertani; un inventario sartoriale pronto ad abbigliarsi di aspect-ratio differenti, e vestirsi di riprese ora cinematografiche, adesso immortalate dalla fotocamera di uno smartphone. Quello che può apparire come sintomo di una forte indecisione, è in realtà un gioco mutante e mutevole di sguardi pronti ad accogliere due personalità così dinamiche e complesse come quelle di Benji e Josh. Forgiato da un canovaccio narrativo fatto di poche indicazioni, il racconto è un happening continuo, la registrazione diretta di vite che cambiano, personalità che crescono e maturano, senza per questo distanziarsi troppo dalla loro vera essenza.

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La timidezza delle chiome: Benjamin e Joshua Israel in un'immagine

La razionalità dell'uno si mescola e incontra l'irruenza dell'altro; il romanticismo di un ragazzo come Benji, che a vent'anni sogna di fare l'amore, si scontra con l'istintività del gemello che intende solo "scopare". Identici nell'aspetto, opposti nel carattere, quelli dei due gemelli sono due universi che ruotano attorno a un medesimo asse, distanziandosi e avvicinandosi reciprocamente, nella costruzione di dinamiche famigliari che la cinepresa della Bertani coglie con agilità e discrezione, infondendo in ogni più piccolo dettaglio un ulteriore senso di realtà.

La semplicità di essere se stessi

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La timidezza delle chiome: un frame del film

Grazie a una sequela di intimi primi piani, la regista apre un ponte diretto su interiorità curiose e personalità tanto divergenti, quanto travolgenti. Empatici e autoironici, Benji e Josh sono ragazzi aperti al mondo, finestre spalancate pronte a lasciarsi scrutare, senza paure o pregiudizi. Nessun filtro a separarli con l'esterno; ciò che pensano si traduce in battute al vetriolo; e questa assenza di filtraggio corrisponde al medesimo meccanismo compiuto dalla regista, che imbastisce la sua opera in nome di un naturalismo di genere, scevro di ogni sintomo di artificialità. La fotografia senza sbavature e/o caricata da una dualità espressionista, congiunta a un corollario di riprese mai lasciate al caso, ma pronte a sostenere il peso di due anime così imprevedibili, si elevano pertanto a fondamenta solide di una costruzione narrativa dove la calce del documentario si unisce e mescola a quella della finzione. Un mix perfetto, pronto a rendere magicamente tutto vero, tutto reale, tutto sincero, proprio come veri e sinceri sono i suoi protagonisti.
Persino gli inserti onirici, flash mnemonici di immagini estemporanee prese in prestito dall'infanzia, o dalla galleria immaginifica dei due gemelli, si travestono di realismo. Senza intenti disorientanti, questi montaggi improvvisi entrano perfettamente all'interno dello sviluppo lineare dell'opera, creando un pertugio aperto sulla mentalità dei due, e permettendo al proprio pubblico di conoscerli sia caratterialmente, che psicologicamente.

Il teatro della vita

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La timidezza delle chiome: Benjamin e Joshua Israel in una scena del film

Le tessere di un passato che scorre veloce, e si dissolve nell'attimo di un raccordo di montaggio, si fanno pertanto pezzi indispensabili di un puzzle esistenziale incompiuto, perché lasciato libero di integrarsi di eventi e incontri nuovi, da compiersi oltre la chiusura dell'opera. Non c'è nessuna fine per due vite in perpetua attesa di sorprendersi, tra gioie e dolori. La loro è una performance ancora in atto, realizzata sul palcoscenico dei grandi da una coppia di ventenni sicuri di sé, gemelli milanesi che amano spacciarsi per romani, imitando un accento non proprio, e modellandosi un universo altro, parallelo, in cui il mondo è un posto migliore, più accogliente e comprensivo.

Correre verso il futuro

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La timidezza delle chiome: una scena del documentario

Corrono Josh e Benji lungo la strada della vita, e con loro la cinepresa di Valentina Bertani. Una corsa talmente gioiosa, spensierata, che deve essere rallentata per poter essere goduta al meglio. Benji e Josh corrono perché insensibili al tempo che scorre; desiderosi di assaporare ogni istante, non posso accettare di starsene immobili a osservare il mondo che cambia. E così corrono, si lanciano palle di neve, si azzuffano, mentre i capelli si incontrano, i corpi si toccano e gli sguardi si incrociano in un rapporto fraterno eterno, legato da quel cordone ombelicale che li terrà per sempre uniti, due metà di uno stesso cuore pronto a battere all'unisono, in uno sviluppo continuo; una crescita bloccata alla soglia dei vent'anni dalla cinepresa di Valentina Bertani, ma allo stesso tempo lanciata verso l'infinito, verso un'estensione verso l'alto, verso una conquista al cielo che solo gli alberi con le loro chiome timide possono aspirare, e due personalità come Josh e Benji raggiungere.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione de La timidezza delle chiome sottolineando come l'opera di Valentina Bertani riesca a bilanciare una storia di finzione nella cornice di un racconto documentaristico senza fronzoli o retorica, ma semplicemente raccontando la crescita di due gemelli istintivi e passionali come Josh e Benji. Una registrazione della realtà compiuta con discrezione, lasciando che i due si presentino senza filtri, ma nella loro completa quotidianità.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • La presenza scenica dei due gemelli protagonisti.
  • L'onestà di racconto da parte della Bertani.
  • Il senso di naturalismo che avvolge l'opera.

Cosa non va

  • Il concentrarsi troppo poco nel periodo del lockdown.