Un panorama culturale chiaro, e un panorama letterario ben strutturato nella concezione delle produzioni Rai Fiction. Questa volta, al centro uno dei romanzi più importanti del Novecento, uscito nel 1974. Un milione di copie vendute nell'immediato (uscito subito in edizione economica), nonché costante nel tempo. Pensare che all'epoca, La Storia di Elsa Morante, non venne accolto benissimo dalla critica, anzi (fu addirittura stroncato da Pasolini). Del resto, la storia con la S maiuscola intercetta immediatamente il futuro, anticipando i temi e i personaggi che verranno dopo. Accendendo un dibattito culturale che oggi è assente. Come avviene nel romanzo della Morante, e come affronta la trasposizione televisiva prodotta da Max Guberti, suddividendo la storia in otto puntate divise in quattro serate su Rai 1 (dall'8 gennaio, e poi disponibili su Rai Play).
Una sforzo produttivo importante, anche per quanto riguarda l'acquisizione dei diritti, che rientravano negli eredi di Elsa Morante. Successivamente, è venuto il tempo della responsabilità: come riportare in televisione La Storia, soprattutto dopo la trasposizione di Luigi Comencini del 1986? Alla sceneggiatura troviamo Ilaria Macchia, Francesco Piccolo e Giulia Calenda (nipote di Luigi), che hanno adattato gli elementi portanti del libro in funzione della serialità Rai. A tenere tutto insieme, Francesca Archibugi: "Mi considero una sarta, il regista lavora con i dettagli, senza perdere mai di vista il disegno collettivo", spiega la regista, "E poi i nostri film e le nostre serie parlano per noi. Poi, Elsa Morante era già oltre, guardava avanti, e non ha vissuto con ingiustizia le critiche a lei rivolte".
Jasmine Trinca: "La Storia, una racconto collettivo"
La Storia inizia a Roma, a San Lorenzo. Le leggi razziali sono state enunciate e Ida Ramundo, maestra e vedova con un figlio adolescente, Nino (Francesco Zenga), prova come può a nascondere le origini ebraiche. Come se non bastasse, viene violentata da un soldato tedesco. Una violenza da cui nascere - in segreto - un bimbo prematuro, Useppe (Mattia Bresciani), che si legherà a quel fratello convinto fascista prima di abbracciare la lotta armata della Resistenza.
Protagonista, nel ruolo di Ida, Jasmine Trinca, che torna alla serialità dopo La meglio gioventù: "Un lavoro di grande collaborazione. Una serie, che chiamo film. Ida? C'era già tutto nel romanzo. Mia figlia si chiama Elsa, come la Morante. Sono di Testaccio, e parte del racconto è ambientato lì. Il progetto già mi parlava, e nonostante la soggezione spaurita, volevo fortemente far parte della serie. E poi c'è una voce femminile, di una poveraccia. Una voce che racconta la Storia, quando poi la Storia la raccontano solo gli uomini. C'è l'epica degli ultimi e dei disgraziati. Un lavoro che ho sentito fino in fondo. Un racconto individuale, collettivo, che in qualche modo si aggancia con il nostro cast. Ci sono tanti momenti commoventi, a volte sereni, a volte tragicomici, sia nella serie, quanto nella nostra realizzazione. Condivisi poi con due giovani attori, Francesco Zenga e Mattia Basciani, che interpretano i miei figli".
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Elio Germano: "Oggi siamo vittime della propaganda"
Un romanzo che ha cinquant'anni, ma riporta con precisione l'orrore della guerra. Un orrore e un errore che si infrange contro l'empatia, incarnata dal personaggio di Eppetondo interpretato da Elio Germano "Un personaggio e una storia che riporta al presente. Subiamo la propaganda dei potenti, di chi vuol far passare una guerra per giusta", spiega l'attore. "C'è un alienazione e un'assenza di senso, che poi si riversa su gli Ultimi. Immaginavamo un modo costruito su altre regole, e queste regole, oggi, ancora non vengono messe in pratica. Dal punto di vista artistico, forse non siamo abituati agli eroi o agli antieroi, sempre per demerito di una propaganda. Sono personaggi irrisolti, che fanno errori. Una narrativa che appartiene al Secolo scorso. Basti pensare ai protagonisti delle commedie italiane. Eroici loro malgrado. A livello professionale ha aiutato moltissimo. Invece, oggi tutto è diviso tra buoni e cattivi, senza considerare i fattori esterni che possono influenzarlo. Abbiamo perso il senso critico, e La Storia può far riscoprire una certa soggettività".