"Scommetto che sulla terra le figlie non le sgridano mai/ Nella vita fanno in fretta ad imparar/ Ti sanno incantar e conoscono/ Ogni risposta a ciò che chiedi". Il verso di una delle canzoni più celebri e rappresentative de La sirenetta, 28º classico Disney ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen uscito nelle sale cinematografiche statunitensi trentacinque anni fa - era il 15 novembre 1989, in Italia sarebbe uscito due giorni più tardi - intonato dalla sua protagonista, Ariel. La sirena principessa di Atlantica e figlia del re dei mari Tritone con una fascinazione per il mondo degli umani tanto disprezzato dal padre. Un verso, al netto dell'ingenuità adolescenziale dell'attacco, che racconta molto bene chi sia e cosa voglia la protagonista del film d'animazione.
Un classico non scevro da critiche
Considerato il titolo che ha dato inizio al cosiddetto Rinascimento Disney dopo una serie di flop al botteghino - il film diretto da Ron Clements e John Musker incassò 233 milioni di dollari nel mondo -, La sirenetta è stato ed è tutt'ora al centro di molti dibattiti. La storia è quella di Ariel, una sirena sedicenne con una fascinazione per la terraferma che coltiva in segreto dal padre e le sorelle consapevole che non sarebbe capita. Tutto ciò che avviene al di sopra della superficie dell'acqua è pericoloso e gli uomini sono dei barbari è, riassumendo, la lezione che le è stata sempre impartita. Ma tutto quello che la protagonista vorrebbe fare è, in estrema sintesi, "stare un po' sdraiata al sole" come recita uno dei tanti splendidi brani musicati da Alan Menken e scritti da Howard Ashman.
La sua brama di conoscenza viene vista da Ursula, la strega dei mari, come la crepa attraverso la quale attaccare Tritone. Così, quando la sirena si innamora dell'umano Eric, le propone un patto. In cambio della sua voce le avrebbe regalato un paio di gambe per poterlo raggiungere fuori dall'acqua. A una condizione però: dovrà ricevere un bacio di vero amore entro tre giorni, altrimenti la sua anima diventerà di proprietà di Ursula. Una storia che, secondo alcuni, sarebbe un pessimo esempio per i giovani spettatori, specialmente per le bambine. Una ragazza che decide di dare via la sua voce, strumento che le permette di esprimersi, per stare con un uomo.
Una principessa Disney che sovverte i canoni della fiaba
Una lettura legittima. Ma, fortunatamente, non l'unica. Ariel è la prima principessa Disney a scegliere il suo destino. Il suo cammino non è scelto dal fato. È lei, cosciente dei pericoli, a firmare il patto con la strega dei mari e a riconoscere i suoi errori. Ed è anche grazie a lei - oltre che, ovviamente, al progredire della società - che abbiamo avuto protagoniste come Mulan o Merida. Testarda, curiosa, ribelle, senza paura, indipendente. Ariel non ha nessun timore nello sfidare il padre opprimente nel suo eccessivo controllo così come le aspettative e le norme sociali oceaniche così simili alle nostre. E come tutti gli adolescenti - e non solo - vive con la sensazione di non sentirsi al proprio posto. Un tratto con il quale qualsiasi spettatore più trovare un punto di contatto. Inoltre è lei, sovvertendo completamente i canoni della fiaba disneyana, a salvare il principe in pericolo.
Un atto di coraggio e compassione verso un uomo, specie che le è stato insegnato fin da bambina a guardare con sospetto. Ma l'aspetto di Ariel che più di tutti la rende un modello nient'affatto negativo è la sua sete di conoscenza. È importante ricordare e sottolineare come la sua volontà di esplorare il mondo terrestre abbia radici ben radicate in lei ben prima di incontrare e innamorarsi di Eric. Il principe è solo l'ultimo tassello di un percorso ben più ricco e articolato. Lo dimostra molto bene la sua caverna/nascondiglio piena zeppa di libri e oggetti del mondo umano che colleziona da sempre e la canzone "Parte del mondo" incentrata sui suoi sogni e ambizioni. Ariel vuole essere umana a prescindere da un uomo.
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Indiana Jones con le pinne (e femminista)
Una curiosità vivace e libera dai pregiudizi spinta dalla sua voglia di fare domande, conoscere e imparare. Basterebbe questo a renderla un personaggio positivo. In quella collezione c'è una cultura diversa dalla sua che vuole abbracciare e che non la spaventa. Un messaggio importante, trentacinque anni fa così come oggi. Ariel è una giovane appassionata esploratrice, una sorta di Indiana Jones con le pinne. E la sequenza nel relitto sottomarino inseguita da uno squalo pur di aggiungere nuovi pezzi alla sua collezione ne è un esempio perfetto.
Nonostante i consigli di Ursula di usare il suo "bel faccino" per conquistare il principe, Ariel rimane se stessa. Bellissima certo, ma anche goffa e spontanea con la forza di trovare altri modi per comunicare il suo autentico io senza usare la sua voce. Il femminismo può presentarsi in tante forme. Anche in quelle di una ragazza che rimane con la schiena dritta, lotta per i suoi obiettivi e non si trasforma per compiacere nessun altro. Nemmeno per la persona che ama. E lo stesso principe non segue gli schemi previsti dalla strega in "Poor Unfortunate Souls" innamorandosi di una ragazza diversa da ciò che le etichette di palazzo (e sociali) vorrebbero.
Le modifiche del live action
Tacciato di contenere messaggi razzisti - il mondo marino è ricco di creature dai tratti stereotipati mentre sulla terraferma sono tutti bianchi -, La sirenetta ha indubbiamente al suo interno elementi che rivisti oggi ci fanno riflettere su quanta strada abbiamo fatto. Ma anche su quanta ne dobbiamo ancora fare. Ne è un esempio l'uscita, nel 2023, del live action diretto da Rob Marshall. Quando è stata diffusa la notizia che a interpretare Ariel era stata scelta Halle Bailey, attrice e cantautrice nera, la quantità di reazioni indignate è stata imbarazzante. I social sono stati invasi dall'hashtag #notmyariel mostrando tutto il razzismo e la stupidità insita nella nostra società.
Ma ad ascoltare Bailey intonare Part of Your World e pensare al tema della rappresentazione sul grande e piccolo schermo di un pubblico molto più vasto dei soli bianchi, ecco che La sirenetta diventa ancora più importante nella sua capacità di unire due mondi, quello al di sotto e quello al di sopra dello specchio d'acqua che li separa. Anche con la scelta di dare ad Eric una maggiore tridimensionalità regalandogli un brano "Wild Uncharted Waters" e mostrando la stessa passione per l'esplorazione e la conoscenza di Ariel grazie alla sua biblioteca.
E nell'era del ##MeToo è stato anche scelto di modificare il testo di "Kiss the Girl" per renderlo più consensuale. La testimonianza di come nel lasso di tempo dall'uscita del film d'animazione ad oggi la società abbia vissuto una trasformazione. Quello che è rimasto intatto è lo spirito della sua protagonista, una sirena così simile a tante adolescenti umane con le idee chiare e la caparbietà di seguire i propri desideri. Di andare incontro all'altro senza preconcetti. Ma, soprattutto, di continuare a farsi domande e cercare risposte.