Nobody Wants the Night: donne in cerca di guai

In un mondo prettamente maschile, ai primi del '900, Juliette Binoche si muove con un misto di spavalderia e incoscienza tra i ghiacci del Canada settentrionale armata di corsetti, tacchi e cappelli con veletta.

Dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna. La storia poco ricorda di Robert Peary, esploratore che nel 1909 affermò di aver raggiunto per primo il Polo Nord, fatto poi smentito dai calcoli geografici. A narrare le sue gesta è stata la moglie Josephine Peary, pragmatica borghese di origine europea che spesso ha seguito l'irrequieto avventuriero nelle sue spedizioni. La catalana Isabel Coixet, agguerrita femminista e regista non sempre apprezzata, anche stavolta va dritta per la sua strada e decide che il personaggio della Peary è sufficientemente affascinante da reggere un intero film.

Per garantirsi la miglior riuscita possibile, la regista spagnola si assicura una delle attrici di maggior talento, l'incredibile Juliette Binoche. Le doti della star francese sono ben note: talento, bellezza, umiltà. A differenza di tante colleghe americane, Juliette non teme di sporcarsi le mani e fa di tutto per mettere in evidenza il pragmatismo del suo personaggio devastando il proprio aspetto per renderne credibile la parabola.

La potenza della natura contro l'arroganza del denaro

Nobody Wants the Night: Juliette Binoche in un'intensa immagine del film
Nobody Wants the Night: Juliette Binoche in un'intensa immagine del film

Nei panni di Josephine Peary, in apertura di Nobody Wants the Night vediamo la Binoche uccidere a sangue freddo un orso polare per poi gioire del suo successo con i rudi esploratori che la circondano. In un mondo prettamente maschile, ai primi del '900, il suo personaggio si muove con un misto di spavalderia e incoscienza tra i ghiacci del Canada settentrionale armato di corsetti, tacchi e cappelli con veletta. Solo il carisma della Binoche riesce a non farci detestare una figura tanto improbabile. Una borghese che, forte del suo status sociale e dell'agiata situazione finanziaria, impartisce ordini a esploratori esperti mettendo a repentaglio la loro vita per soddisfare il proprio capriccio: essere vicino al marito quando lui coronerà l'impresa di raggiungere il Polo Nord.

Dietro questa patina respingente scopriamo una donna pronta alla fatica, fisica e mentale, boriosa, ma, a suo modo, dotata di compassione. Il suo personaggio, presente nella quasi totalità del film, permette a Isabel Coixet di affrontare - purtroppo solo in maniera superficiale - il tema della presunta superiorità dei bianchi sui popoli indigeni. Josephine Peary, come il marito, sfida condizioni estreme non per necessità, ma per ragioni futili e gusto della sfida. La volontà degli inuit, che si prestano docilmente a fare da guide tra i ghiacci perenni, ha ben poco valore di fronte al vanto dell'impresa e la loro vita è sacrificabile.

Eva contro Eva tra i ghiacci

Questa dinamica bianco/indigeno caratterizza la prima fase dell'incontro di Josephine Peary con Alaka, intepretata da Rinko Kikuchi. Rispettando il mito del buon selvaggio teorizzato da Rousseau, Alaka è una inuit dolce, ingenua, servizievole, trattata con sufficienza (quando va bene) dalla Peary senza che lei reagisca. Sfruttata dai coniugi Peary in modo diverso, ma ugualmente deprecabile. Isabel Coixet controbilancia questo rapporto di sudditanza inserendo il personaggio interpretato da Gabriel Byrne, un bianco che ha deciso di sposare le tradizioni inuit diventando uno di loro. Ma anche Alaka rivelerà non poche sorprese, dimostrando di possedere una profondità d'animo e una mentalità molto più evoluta di quanto non ci si aspetti.

Nobody Wants the Night: Juliette Binoche e Rinko Kikuchi in una scena del film
Nobody Wants the Night: Juliette Binoche e Rinko Kikuchi in una scena del film

Isabel Coixet tocca temi importanti, ma in modo superficiale. A calamitare l'interesse della regista, oltre alle sue due primedonne, vi è una terza protagonista: la natura. Le regioni artiche sono proibitive per la sopravvivenza, ma i loro gelidi paesaggi ammantati di neve rappresentano uno scenario estremamente affascinante da fotografare. La regista ci prova, ma a questi incredibili spazi, che dominano la prima parte del film, si sostituisce progressivamente, con l'arrivo della notte artica, una prevalenza di luoghi bui e claustrofobici. Questo è uno dei motivi che contribuisce a rendere la prima parte di Nobody Wants the Night molto più affascinante della seconda dove, nell'attesa del ritorno di Mr. Peary, la pellicola rischia di girare a vuoto. La sceneggiatura presenta numerose inconguenze, la principale riguarda proprio il titolo, che richiama le parole pronunciate da Juliette Binoche ad Alaka: "Nessuno vuole la notte". Come a dire 'nessuno vuole i guai'. Eppure, a giudicare dalle azioni dei personaggi, qualcuno i guai sembra proprio esserseli cercati.

Movieplayer.it

2.5/5