Che i Paesi Nordici europei siano dei maestri nell'imbastire una storia crime non è una novità. Può esserlo assistere a come sappiano costruire il racconto partendo da qualcosa di realmente accaduto. Succede ne La prova, il nuovo titolo Netflix balzato rapidamente in Top10 sulla piattaforma: tanti elementi collidono per rendere questa miniserie una delle più viste dagli appassionati di true crime (e non solo): vediamo insieme quali sono.
La prova: una drammatica storia vera
Ispirato al libro dei giornalisti Anna Bodin e Peter Sjölund The Breakthrough (che è anche il titolo internazionale della miniserie Netflix), a sua volta ispirato a ciò che è realmente successo, la storia del serial prende le mosse il 19 ottobre del 2004 mostrando come la giornata inizi in una mattina come tante (molto efficace quella scelta di montaggio). Presto la quotidianità dei protagonisti viene però bruscamente interrotta: un bambino, Adman, figlio di una famiglia di immigrati, mentre si sta recando a scuola da solo nel tranquillo quartiere residenziale in centro dove vive, viene brutalmente accoltellato da un passante incappucciato. Lo stesso accade poco dopo a Gunilla, insegnante agli immigrati, che prova a soccorrere il bambino.
A quel punto c'è anche una testimone oculare, Karin (Annika Hallin), un'altra donna che passava di lì per caso e ha assistito alla seconda aggressione, rimasta immobile per la paura e risparmiata dal misterioso assassino. Peccato che lo shock le abbia fatto perdere la memoria. Tutto questo è reso doppiamente drammatico dal disclaimer iniziale, che rivela come si tratti non solo di una storia vera ma soprattutto del secondo caso più lungo e travagliato nella storia della Svezia.
16 anni lunghi 4 episodi per la serie Netflix
Bisognerà arrivare infatti all'ottobre 2020 per ottenere la soluzione del mistero. Questo lungo arco temporale viene però sviluppato in sole quattro puntate, accrescendo la curiosità dello spettatore e la tensione narrativa; anche se il climax viene meno proprio nell'epilogo finale, dato che la svolta che caratterizzò l'indagine fu l'avvento in un caso europeo della genealogia forense. Fino a quel momento infatti il DNA non era mai stato utilizzato in modo talmente incisivo, con i cittadini chiamati in massa ad andare ad eseguire il test alla polizia per riempire la loro banca dati e, soprattutto, riuscire a trovare delle corrispondenze familiari tra i sospettati nel corso degli anni. Proprio il tempo giocherà paradossalmente a favore della risoluzione.
Ciò che caratterizza inoltre questo caso è il fatto che fosse un (doppio) omicidio casuale. Se non si ha un modus operandi, se non si tratta propriamente di un serial killer, se le vittime non hanno apparentemente nulla in comune tra loro, come si fa a scovare l'assassino? Questo è ciò che devono affrontare i due protagonisti principali delle indagini, raccontando il punto di vista della polizia oltre che delle famiglie delle vittime e di quell'unica testimone. Da un lato John Sunding (Peter Eggers), ex atleta olimpionico chiamato a occuparsi del caso nonostante un figlio in arrivo a momenti. Dall'altro Peter Sjölund (Mattias Nordkvist), appassionato di genealogia che per la prima volta si trova a proporla ed utilizzarla in modo così massiccio per un'indagine; lui ha una figlia con qualche problema a socializzare. Entrambi vengono fagocitati dal caso come spesso capita a chi svolge questo mestiere, rischiando di trascurare gli affetti.
Forma e tematiche
La genitorialità è quindi al centro della serie crime mostrando come tutto giochi intorno a La prova (o La svolta) del titolo, cercata ed aspettata per tanto tempo prima di averla di fronte agli occhi. Mentre la polizia cerca di arrivare a una soluzione che sembrava così semplice da rivelarsi invece estremamente lontana, una giornalista particolarmente invadente e insistente fa pressioni su John per svelare ai cittadini la verità prima degli altri.
Paradossalmente, anche questo si rivelerà centrale per la risoluzione. La fotografia, il montaggio e la regia sono ancora una volta i segni distintivi della bravura degli svedesi nell'ambito del genere, anche se in questo caso procedono a un ritmo più compassato. Una finestra sull'attualità sconcertante e rivelatoria dato che Linköping è la classica cittadina apparentemente tranquilla in cui non succede mai nulla di eclatante. Almeno fino a quel fatidico giorno.
Conclusioni
La prova è l’ennesima dimostrazione del talento dei Paesi Nordici nel raccontare una storia crime, in questo caso accaduta per davvero, che ha tutti elementi se vogliamo già visti ma rimescolati in modo nuovo, con due componenti inedite: l’importanza e la nascita della genealogia forense e l’agghiacciante mistero dietro a delle morti puramente casuali. Il tutto tenuto insieme dall'ossessione per un caso e dal rapporto tra genitori e figli.
Perché ci piace
- Il rapporto genitori-figli tra le famiglie delle vittime e chi svolge le indagini.
- I salti temporali.
- La fotografia.
Cosa non va
- Il finale anticlimatico.
- Ha molti fattori già visti in un crime, anche se proposti in maniera nuova.