La primavera della mia vita, la recensione: Colapesce e Dimartino attori nati, come Franco e Ciccio

La recensione del La primavera della mia vita: il film con Colapesce e Dimartino arriva al cinema il 20, 21 e 22 febbraio, ed è un film che non ti aspetti, un buddy movie e un road movie surreale e lisergico in una Sicilia inedita.

La primavera della mia vita, la recensione: Colapesce e Dimartino attori nati, come Franco e Ciccio

"Indovina chi è tornato dal mondo dei morti?". "David Bowie?". "No, Antonio". È uno dei tanti dialoghi surreali e pop de La primavera della mia vita, il film di Zavvo Nicolosi con Colapesce e Dimartino che, fresco del successo del duo a Sanremo, arriva al cinema il 20, 21 e 22 febbraio, con Vision Distribution. Il dialogo è tra Lorenzo (Colapesce) e la sua manager, interpretata da Stefania Rocca: stanno parlando di Antonio (Dimartino), l'altra parte del duo, che è riapparso dopo tre anni di silenzio per coinvolgere il collega con un intrigante progetto. Come vi raccontiamo nella recensione del La primavera della mia vita, si tratta di un film che non ti aspetti: niente a che vedere con le solite autocelebrazioni di cantanti che arrivano al cinema, niente messa in scena dei loro pezzi come in un musicarello. Ma un buddy movie e un road movie surreale e lisergico in una Sicilia inedita. Con i due cantanti che sono degli attori strepitosi.

La trama: Lorenzo, Antonio, i semeniti e un libro da 90mila euro...

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La primavera della mia vita: una scena del film

Lorenzo (Colapesce) sta parlando con la sua manager (Stefania Rocca) delle possibilità della sua carriera. A Sanremo non lo prendono: troppo giovane per fare la vecchia gloria, troppo vecchio per fare la nuova proposta. Altre ipotesi non se ne vedono. Ma Antonio (Dimartino), con il quale fino a tre anni prima aveva dato vita al duo I Metafisici, torna dal suo esilio e gli propone un progetto. Non è un disco, non è un tour. Ma un libro sulle leggende e le credenze siciliane, finanziato da un sedicente gruppo di cui fa parte, i semeniti, una comunità che predica l'armonia con la natura. Il finanziamento per il libro è di 90mila euro, a patto che venga consegnato entro il 21 settembre. E mancano pochi giorni.

Un film coerente con la musica di Colapesce e Dimartino

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La primavera della mia vita: una scena del film

La primavera della mia vita è un film a suo modo coerente con l'universo musicale di Colapesce e Dimartino. Ha l'atmosfera di quel pop colto e raffinato degli anni Settanta, è ironico, è surreale, è un mosaico di spunti e riferimenti come può essere una canzone come, ad esempio, la recente Splash, presentata al Festival di Sanremo. La musica di Colapesce Dimartino è eccezionale, non è affatto un greatest hits delle loro canzoni più famose, ma una vera e propria colonna sonora originale. C'è Splash, sui titoli di coda, c'è la canzone che dà il titolo al film, scritta con Madame e interpretata da lei, e una canzone inedita, Il cuore è un malfattore. Il resto è un vero e proprio "score" scritto apposta per il film. Il lungometraggio, o la serie, ogni volta che parte un progetto discografico, sembra ormai quasi un passaggio obbligato per ogni artista. Ma Colapesce e Dimartino lo fanno in modo completamente diverso: non un documentario sulla loro vita, ma una storia vera e propria, un progetto che volevano fare da tempo. La recente partecipazione a Sanremo è stata solo la scintilla per fare uscire il film "a caldo", in questo periodo.

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La primavera della mia vita: una scena del film

Tra Franco e Ciccio e Wes Anderson

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La primavera della mia vita: una scena del film

La cosa che ci piace de La primavera della mia vita è che non somiglia a niente che abbiamo visto di recente sui nostri schermi. O, perlomeno, non somiglia a niente di italiano. Colapesce e Dimartino sono italianissimi nel loro aplomb, nella loro fisicità, nei loro giochi di parole e nel legame con la loro terra, la Sicilia, che qui finalmente è lontanissima da tutti i luoghi comuni cinematografici e televisivi. Dicono di ispirarsi a Franco e Ciccio, e la cosa mette immediatamente simpatia. Ma la forma visiva e narrativa del film ci porta piuttosto alle atmosfere di Wes Anderson, a quel film poco conosciuto che è True Stories, di David Byrne, che nel 1986 anticipava proprio certi colori di Anderson. Il regista, Zavvo Nicolosi, che gira un film con molti stacchi e pochi movimenti di macchina, dice di amare John Landis, Jodorowsky e quei film di Wim Wenders in cui l'ambiente è protagonista, come Fino alla fine del mondo e Lisbon Story. Con uno sguardo alla commedia italiana degli anni Ottanta, come Non ci resta che piangere.

La primavera della mia vita, Colapesce Dimartino: "Ci piacerebbe una serie come Boris sugli autori di canzoni"

Dimartino, vestito come i Bee Gees

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La primavera della mia vita: una scena del film

Ne esce un film che è un road movie e un buddy movie, una di quelle storie in cui due personaggi, distanti tra loro per indole e per vie intraprese, si trovano insieme per forza. Dimartino è di bianco vestito, "come i Bee Gees", sentiamo dire nel film, ma anche come Sonny Crockett di Miami Vice, Colapesce ha abiti dai colori accesi, senape o viola. Dimartino ci ricorda, nella recitazione e nella mimica facciale, l'aplomb di Giuseppe Briguglia. Colapesce sembra una figura di un certo cinema italiano degli anni Ottanta, ha qualcosa di Rocco Papaleo. Dimartino è aria, Coalpesce è terra. L'acqua è quella che circonda la Sicilia e che è un filo conduttore della storia. Il fuoco è la chimica tra i due, e la scrittura che fa esplodere le situazioni in una serie di gag irresistibili.

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La primavera della mia vita: una scena del film

Io Vecchioni complottista non me lo accollo

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La primavera della mia vita: una scena del film

La primavera della mia vita è come una canzone di Franco Battiato, come Centro di gravità permanente, fatta di una miriade di spunti e riferimenti che diventano miracolosamente unità. E, ovviamente, è come una canzone di Colapesce Dimartino, come Splash, che parla di aspettative e di uno scontro tra mondi diversi. La bravura del duo, e del regista, è stata quelle di coinvolgere attorno a loro personaggi come Madame, Brunori Sas, Roberto Vecchioni, in ruoli brevi e intensi che lasciano il segno. "Io Vecchioni complottista non me lo accollo" è una delle battute cult del film. Ma, come in certe canzoni, è un film dove dentro c'è di tutto: Shakespeare e i Doors, Re Artù e i pirati, Jurassic Park e Bruce Springsteen.

L'ossessione per lo streaming

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La primavera della mia vita: una scena del film

Colapesce e Dimartino, in scena, non sono loro stessi. Si chiamano Lorenzo e Antonio, fanno parte di una fantomatica band dal titolo "I Metafisici", e portano in scena due personaggi che sono la versione esagerata di loro stessi e dei loro caratteri. Ma nei loro discorsi c'è comunque il mondo discografico di oggi: Sanremo, svolta di una carriera, ma anche difficile punto d'approdo, l'ossessione per lo streaming e il contrasto tra l'algoritmo e quello che, veramente, si vuole fare con la propria arte. Fate attenzione: perché, come diceva Oscar Wilde, Colapesce e Dimartino indossano una maschera, quella della comicità, per rivelare piuttosto che nascondere. E in un film surreale come questo c'è anche tanta verità.

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La primavera della mia vita: una scena del film

Il talento a tutto tondo di Colapesce e Dimartino

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La primavera della mia vita: una scena del film

La primavera della mia vita, allora, visto dopo aver ascoltato Splash a Sanremo, ci conferma il talento a tutto tondo di Colapesce Dimartino. Ci conferma che non sono una "one hit wonder", che non saranno ricordati per una o due grandi canzoni a Sanremo. Sono artisti solidi, in grado di fare tutto: le popstar, la canzone d'autore, gli sceneggiatori e gli attori. E magari anche una serie tv, una sorta di "Boris ambientato nel mondo della musica", come ci hanno confidato nella nostra intervista, e che vorremmo già vedere. Sì, siamo definitivamente diventati loro fan.

Conclusioni

Come vi raccontiamo nella recensione del La primavera della mia vita, si tratta di un film che non ti aspetti: niente a che vedere con le solite autocelebrazioni di cantanti che arrivano al cinema, niente messa in scena dei loro pezzi come in un musicarello. Ma un buddy movie e un road movie surreale e lisergico in una Sicilia inedita. Con i due cantanti che sono degli attori strepitosi.

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4.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • L'innata ironia e le capacità recitative di Colapesce Dimartino.
  • La regia di Zavvo Nicolosi, che rende il film surreale come alcune cose di Wes Anderson.
  • La grande musica del duo, sempre presente, e coerente con il film.
  • Una sceneggiatura ricca di trovate irresistibili.

Cosa non va

  • Potrebbe non piacere a chi si aspetta il solito documentario su un artista pop.