Se le serie fantascientifiche avessero relazioni di parentela simili a quelle delle persone, si potrebbe dire che Battlestar Galactica del 2003 è nipote di Guerre Stellari.
Infatti, all'indomani del grande successo planetario del primo film della serie di Star Wars, (A new hope si dovrebbe dire oggi), nella pletora di figli generati (più spesso de-generati) compare anche una serie televisiva di un certo successo: Galactica.
La serie, prodotta da un abile Glen A. Larson e ambientata come Guerre Stellari nella spazio, racconta l'esodo di un convoglio di astronavi, uniche sopravvissute allo sterminio della razza umana da parte dei Cylons, robot senzienti costruiti dall'uomo e in seguito ribellatisi.
Una vita breve: una stagione, un film, una seconda stagione interrotta, costi eccessivi per la produzione.
Devono passare altri 20 anni perché si arrivi ad un nuovo erede.
Ronald D. Moore sembra avere una fissazione per la rivisitazione: sue le produzioni di Star Trek: The Next Generation e Deep Space Nine e Star Trek Voyager, tutte ascritte all'universo di Star Trek e di grande successo.
Passando per Roswell e Carnivale, Moore arriva a considerare quella storia di astronavi in fuga e robot ribelli che lo aveva appassionato a suo tempo e sente che ci sono ancora molte cose che possono essere raccontate in quell'universo.
Ma i tempi sono cambiati, niente più "eroi immacolati" e "scenette comiche" che erano marchio distintivo di quegli anni. Moore avvia la produzione di quello che definisce il "reimagining" della serie, un aggiornamento non solo estetico ma anche strutturale e di stile.
E quindi via gli "eroi immacolati": ognuno dei personaggi vecchi e nuovi della serie porta con se paure, difetti e psicosi.
E soprattutto via "scenette comiche" e battute divertenti assolutamente inconsistenti con il senso drammatico che la serie vuole trasmettere.
Largo invece ad un approccio teso e drammatico e temi maturi e di notevole consistenza.
Moore produce dapprima una miniserie in due parti che dovrebbe essere fine a se stessa. In questa miniserie racconta quanto già sappiamo: Umani... Cylons... l'attacco... lo sterminio... l'esodo.
Un gruppo di navi forma un convoglio guidato dalla sola nave da battaglia sopravvissuta. il Galactica classe Battlestar, cioè qualcosa che l'avvicina ad una enorme portaerei dei giorni nostri.
Alla sua guida il Comandante Adama (qui interpretato da uno straordinario Edward James Olmos) ad un passo dalla pensione, come la sua astronave ormai destinata a diventare un museo celebrativo di quella guerra con i Cylons che sembrava ormai finita.
In contrapposizione al potere militare di Adama la neo Presidentessa della Coalizione delle Colonie Laura Roslin, che da semplice ministro dell'istruzione si ritrova suo malgrado ad occupare tale carica suprema schiacciata dalle responsabilità e da un cancro che le la divora e le lascia pochi mesi di vita.
La miniserie è estremamente affascinante. Arricchita da effetti speciali di livello cinematografico, pone comunque l'enfasi nella descrizione dei personaggi, dei loro dubbi e delle loro paure.
Il dramma della situazione, le scelte difficili e talvolta dolorose quando inevitabili e crudeli, l'accettazione di responsabilità non cercata ma necessaria alla sopravvivenza, il peso di errori fatti, sono questi i protagonisti della miniserie, che grazie al successo ottenuto in termini di ascolto, si trasforma subito in serie regolare, consentendo di approfondire questi e altri temi come quelli della paura e della diffidenza quando si scopre che i Cylons capaci di assumere fattezze umane, si sono infiltrati tra gli umani, e compiono terribili atti di terrorismo - richiamo decisamente esplicito a triste realtà dei nostri tempi. Per non parlare del tema religioso e di come si lega (o si contrappone) al potere politico. O della crudeltà e del cinismo che non sono specifici del "nemico" ma anche parte di noi stessi in quanto "umani".
Ogni tema è reso perfettamente in modo equilibrato. Ogni personaggio con i suoi problemi e le sue ossessioni è reso in modo realistico e credibile. Sentirsi "dentro" la vicenda è inevitabile.
Battlestar Galactica in questa nuova incarnazione merita l'attenzione cui un prodotto di altissima qualità ha diritto. Il fatto che sia ambientato nello spazio invece che ai giorni nostri nel mondo reale, potrebbe essere un fattore sufficiente a tenere lontano qualcuno prevenuto da tanta fantascienza mediocre trasmessa in televisione, e sarebbe un peccato perché la serie in effetti trascende la fantascienza.
Detto questo chi invece è appassionato del genere ha modo di trovare specifici temi e di bearsene: Scontri spaziali, astronavi, robot, replicanti, spazio profondo, pianeti da colonizzare e tutto quello che Moore ha in mente di proporci in quella che - si spera - diventi una serie duratura.
Un'ultima nota al commento musicale che accompagna il combattimenti spaziali: un ipnotico e inconsueto uso di tamburi taiko giapponesi che donano alle sequenze sospensione, coinvolgimento ed emotività con un linguaggio nuovo ed efficace.
Da non perdere.