L'Italia è un paese in cui l'età media è di 47 anni. Sì, 47. Si fanno figli sempre più tardi - se se ne fanno - e chi può permettersi di averne spesso ha un'arma segreta: i nonni. Bisognerebbe fare un monumento ai nonni italiani, che sempre più spesso si reinventano babysitter, aiutano le famiglie con la pensione, sono presenti. Proprio come il nonno interpretato da Vincenzo Salemme nella nuova commedia per famiglie di Gianluca Ansanelli. Si chiama Gerri e si contende le attenzioni dei nipoti con l'altro nonno, Tom, che è Max Tortora. La recensione di La guerra dei nonni non può che partire dalla coppia di protagonisti: sono loro il punto di forza della pellicola.
In sala dal 30 novembre, La guerra dei nonni, è, come suggerisce il titolo, un film basato sui contrasti: Tom e Gerri, sì, la scelta dei nomi non è casuale, non potrebbero essere più diversi. Uno è all'antica, costruisce ai bambini giocattoli di legno, prepara pasti sani, non sa cosa siano i social e la musica trap. L'altro invece seduce le donne su Instagram, porta i nipoti al fast food e al luna park.
Quando i genitori dei tre piccoli protagonisti devono partire per lavoro, non se la sentono di far rinunciare a nonno Gerri all'unica settimana in cui pensa a sé, quella del Salone del Mobile. Chiamano allora nonno Tom, che, dopo anni vissuti all'estero, vuole recuperare il tempo perduto con i bambini. Inevitabile lo scontro, visto quanto sono diversi.
Una commedia per famiglie basata sul carisma dei protagonisti
Senza particolari guizzi in regia e sceneggiatura, La guerra dei nonni si affida completamente al talento comico dei suoi protagonisti. Vincenzo Salemme ha il ruolo più difficile, quello del nonno che rimane spiazzato di fronte all'esuberanza del "rivale", che lo costringe a riprendere contatto con il mondo contemporaneo. Anche perché, oltre alle attenzioni dei bambini, in gioco c'è anche quella della vicina, Viki (Bianca Guaccero). A completare il quadro Herbert Ballerina nei panni di Gaeatano, corriere e spalla comica che si fa presto travolgere dall'energia di Tom, anche se conosce da più tempo Gerri.
Max Tortora è il più esuberante, sia fisicamente che nelle battute, dando sfogo a tutta la cialtroneria romana di cui è capace. Dice convinto frasi come "Brad è un fratello", riferendosi al divo di Hollywood Brad Pitt. Insieme a Salemme funzionano, pur non aiutati da dialoghi particolarmente brillanti. Siamo di fronte a due attori di esperienza, che, grazie a un uso perfetto dei tempi comici, riescono a rendere divertente anche il materiale più semplice.
In mezzo al puro umorismo c'è però anche una piccola riflessione: nonostante sia, sulla carta, il meno affidabile, Tom si accorge presto dei problemi dei nipoti. Uno forse è dislessico, un'altra ha il primo fidanzato. Sarà anche incline a spararle grosse, ma quando c'è da capire le persone i dettagli non gli sfuggono. Trovato finalmente un terreno comune, i nonni riescono presto a capire i nipoti molto più di quanto non facciano i genitori. I buoni sentimenti dilagano, è vero, ma da un film che non ha altre ambizioni se non quella di intrattenere le famiglie non potevamo aspettarci altrimenti.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di La guerra dei nonni, il film di Gianluca Ansanelli non brilla per idee di regia e di scrittura, ma si affida completamente alla coppia di protagonisti formata da Vinenzo Salemme e Max Tortora. Una coppia comica che funziona: siamo di fronte a due attori di esperienza, che, grazie a un uso perfetto dei tempi comici, riescono a rendere divertente anche il materiale più semplice.
Perché ci piace
- La coppia formata da Vinenzo Salemme e Max Tortora.
- Herbert Ballerina è una perfetta spalla comica.
Cosa non va
- La confezione è più televisiva che cinematografica.
- La sceneggiatura non brilla per inventiva.