C'era una volta a New York il Group Theatre, un'associazione teatrale nata con l'intento di concentrarsi non tanto sulla produzione di spettacoli quanto sulla creazione di un collettivo di attori capaci di interpretare qualsiasi ruolo ricreandolo con la massima verità. Tra i fondatori del Group Theatre figura il nome di Lee Strasberg, regista di spicco all'interno della compagnia e teorico del "Metodo", training attoriale basato sul pensiero del regista russo Konstantin Stanislavkij. Insieme a Strasberg, a far parte della compagnia teatrale che rivela ben presto la sua vocazione politica "left-oriented", vi sono Elia Kazan, Stella Adler, Cheryl Crawford e John Garfield, nomi sovente associati alla realtà dell'Actor's Studio che viene fondato a New York nel 1947 dalle ceneri dell'esperienza ormai conclusa del Group Theatre.
La più celebre scuola americana per attori, fabbrica di mostri sacri della recitazione quali Marlon Brando, Paul Newman, James Dean, Robert De Niro e Al Pacino, nasce per volontà di Elia Kazan, Robert LewisRobert Lewis e della stessa Cheryl Crawford, divenuta nel frattempo una delle più potenti produttrici teatrali newyorkesi. Scuola del tutto atipica, si potrebbe parlare infatti di una vera e propria università della recitazione, l'Actor's Studio apre le proprie porte ogni anno a un numero ristretto di allievi che hanno già precedenti esperienze lavorative alle spalle puntando al loro perfezionamento, senza alcuna distinzione tra attori di cinema e di teatro. Basta dare un'occhiata alla varietà di opere che nel corso degli anni '50, direttamente o indirettamente, sono legate alla fucina newyorkese: dalle messinscene delle fatiche teatrali di Arthur Miller e Tennessee Williams dirette a Broadway da Kazan o dallo stesso Strasberg, che nel 1951 subentra alla direzione dell'Actors Studio mantenendo la carica fino alla morte avvenuta nel 1982, a film quali Fronte del porto, Un tram che si chiama desiderio, La valle dell'Eden, Viva Zapata!.
Ma cosa si intende esattamente quando si parla di "Metodo Stanislavskij? Elia Kazan risponderebbe che il Metodo è 'la rivolta contro il teatro eroico, romantico, retorico'. La vita reale, o meglio, la resa più fedele possibile di essa, prende il posto, sul palcoscenico, dei modi affettati importati dal teatro ottocentesco. Difficile liquidare in poche parole una serie di concetti sviluppati da Stanislavskij in quarant'anni di spettacoli e tournée teatrali e ripresi, più tardi, dal suo più fervente allievo, Lee Strasberg, che contribuisce a definire ulteriormente i confini del metodo portando a termine la rivoluzione attoriale con un ultimo decisivo passo: l'ingresso del Metodo nel cinema. Al rifiuto della "recitazione" intesa in senso stretto si oppone la ricerca della verità in ogni interpretazione, verità che può emergere esclusivamente dall'interiorità dell'individuo riportando a galla, con un procedimento maieutico, quelle esperienze passate che possono servire all'immedesimazione totale con un personaggio e alla riproduzione dei suoi schemi psicologici. Nelle sue lezioni Strasberg punta essenzialmente su due tipi di esercizi: l'improvvisazione e l'esercizio di memoria affettiva, che consiste nel rivivere un avvenimento del proprio passato rievocandone i sentimenti sopiti. Non più solo scuola di recitazione, ma grammatica di vita, l'Actor Studio diviene il principale punto di riferimento per generazioni di attori forgiati da Strasberg o da Stella Adler, e anche divi già affermati come Marilyn Monroe, Michael Caine e Rock Hudson ricorrono alle celebri lezioni per perfezionarsi e mettersi alla prova. Non tutti, però, apprezzano l'imporsi del Metodo e non mancano gli scettici che dubitano dell'effettiva bontà dello speciale training a cui vengono sottoposti gli attori dell'Actors. Una per tutte, la celebre battuta di Spencer Tracy: 'Questi ragazzi di oggi mi dicono che dovrei provare questo nuovo Metodo, ma sono troppo anziano, troppo stanco e troppo bravo per interessarmene'.
Negli anni '50 le polemiche e i dissidi si moltiplicano anche in seno all'Actor's Studio a causa della scissione interna al gruppo dovuta alla scelta di Elia Kazan di testimoniare davanti al senatore McCarthy, ammettendo la sua appartenenza, negli anni '30, al P.C. e rivelando i nomi di alcuni suoi colleghi compagni di partito, mossa questa che determina la fine della loro carriera a Hollywood. Ancora una volta la vita reale si riflette nell'opera e se l'ex amico fraterno Arthur Miller scrive nel 1953 Il crogiuolo, allegoria del maccartismo e durissimo atto d'accusa verso la delazione, Kazan si difende realizzando l'anno successivo l'ideologicamente ambiguo e rabbioso Fronte del porto, che tenta di giustificare la denuncia come "necessità morale" determinata dalla situazione. Dissidi e contestazioni a parte, l'attività dell'Actor's Studio procede a gonfie vele e si allunga all'infinito la lista di celebrità che, dopo il training newyorkese, si affermano nel panorama cinematografo imponendosi per il loro talento tanto che, nel 1967, sorge una succursale nella West Coast che vede oggi come direttore esecutivo Martin Landau mentre Al Pacino, Ellen Burstyn e Harvey Keitel rivestono la carica di co-presidenti della sede newyorkese. E mentre le scuole di recitazione che si fregiano del marchio originale proliferano in varie parti del mondo, in America Bravo TV produce Inside the Actor's Studio, talk show di culto ambientato all'interno della celebre scuola della Quarantaquattresima Strada dove i più noti attori, intervistati da James Lipton, raccontano il loro metodo di lavoro e numerosi aneddoti legati alla loro carriera circondati da un pubblico privilegiato, gli allievi dei nuovi corsi dell'Actor's Studio. E il mito prosegue.