Recensione L'uomo senza passato (2002)

Una commedia bizzarra ed ottimista che, attraverso la disarmante semplicità dei suoi protagonisti, racconta la durezza di un'umanità alla deriva, abbandonata nella sua emarginata condizione, che sopravvive senza lavoro ed assistenza.

La forza di ricominciare

La Finlandia che Aki Kaurismäki racconta, si colloca ai margini del florido ed avanzato stato nordico, insinuandosi tra le pieghe della disoccupazione e della povertà. Lo sfondo alle vicende del film non è il paesaggio finlandese da cartolina di laghi e casette di legno, ma una bidonville ai margini della produttiva Helsinki popolata da reietti che vivono tra spazzatura e container arrugginiti.

Un uomo arriva col treno nella capitale e, dopo essersi appisolato sopra una panchina viene derubato e malmenato da tre teppisti che lo riducono in fin di vita. In stato d'incoscienza viene portato in ospedale dove, creduto morto, si risveglia improvvisamente a sorpresa abbandonando di nascosto l'edificio. Col volto sfigurato e fasciato dalla bende viene raccolto privo di sensi da una famiglia di emarginati alla periferia di Helsinki. Qui verrà curato con devozione divenendo, senza più un'identità a causa della totale perdita di memoria, un membro del fatiscente villaggio in cui tra i volontari dell'esercito della salvezza troverà anche l'amore.

Kaurismäki crea una commedia bizzarra ed ottimista che, attraverso la disarmante semplicità dei suoi protagonisti, racconta la durezza di un'umanità alla deriva, abbandonata nella sua emarginata condizione, che sopravvive senza lavoro ed assistenza. L'unica presenza delle autorità è rappresentata dal corrotto e stravagante poliziotto che crea l'ordine sfruttando il bisogno degli altri. Dietro alla grottesca e gelida ironia fatta di dialoghi surreali e situazioni di una comicità elementare, si cela la critica sociale verso un paese che vanta un'efficiente organizzazione statale che stritola una parte dei suoi abitanti. Kaurismäki si cala con leggerezza tra le profonde crepe di un sistema in cui lo sventurato protagonista, senza un nome, o meglio un numero che consenta di essere identificato e controllato, non possiede alcun diritto.

Il regista finlandese segue con tenerezza e partecipazione le avventure di M, un bravissimo Markku Peltola, che si ricostruisce una vita dal nulla, quasi graziato di una seconda possibilità, una seconda vita in cui rinascere. E intorno a lui porterà rinnovamento in tutta la comunità attraverso musica e colori. Accanto a lui un'ottima Kati Outinen, premiata come miglior attrice a Cannes, interpreta un'algida ma dolcissima volontaria che dedica la sua vita solitaria agli altri sacrificando se stessa. Anche a lei sarà concesso di rinascere grazie all'amore che la trasformerà in un'altra persona, donandole quasi una nuova identità.

L'uomo senza passato è una commedia deliziosa e fantasiosa sull'incontro di due anime candide ed ingenue che coniuga realismo e surrealismo ricordando i barboni poveri ma felici di Miracolo a Milano.