L'epopea di una schiava in fuga dalle piantagioni di cotone della Georgia diventa l'occasione per un viaggio nella coscienza nera degli USA trasfigurato attraverso la sensibilità del regista premio Oscar Barry Jenkins. Ma è anche un'occasione per scoprire l'essenza della ferrovia sotterranea, storicamente una rete di percorsi, volontari e rifugi usati dagli schiavi per fuggire in Canada o Messico che, nella fantasia dello scrittore Colson Whitehead prima e di Jenkins poi, si trasforma in una vera e propria rete ferroviaria che corre sotto gli Stati Uniti, a cui si accede da botole e nascondigli segreti. Nel denunciare con ferocia lo schiavismo e le atrocità perpetrate dai bianchi sul suo popolo, Barry Jenkins non manca di infondere, ne La ferrovia sotterranea, un pizzico di magia legata proprio alla potente metafora del treno che corre sottoterra.
Qui trovate la nostra recensione de La ferrovia sotterranea, disponibile dal 14 maggio su Amazon Prime Video. Barry Jenkins ha presentato lo show in un incontro virtuale in cui ha partecipato anche il cast capitanato da Thuso Mbedu. Parlando dei motivi che lo hanno spinto ad adattare il romanzo di Colson Whitehead, Barry Jenkins mette in luce "l'opportunità di ricontestualizzare la storia dei miei antenati concentrandomi su una giovane donna di nome Cora che cerca di riconnettersi alla madre che l'ha abbandonata da piccola. Il romanzo parla di genitorialità perciò mi sono rispecchiato in Cora visti i problemi che io stesso ho vissuto con mia madre". Con due lungometraggi di successo all'attivo, stavolta Jenkins ha optato per la serialità. È lui stesso a spiegarne le ragioni: "Quando vai al cinema sei completamente preso, ti immergi totalmente nella visione. Ma in questo caso di fronte ad alcune immagini volevo che il pubblico avesse la possibilità di premere stop e riflettere o andare avanti veloce. In più l'esperienza vissuta da Cora è talmente intensa da richiedere lo spazio sufficiente per esporla nel giusto modo, credo di esserci riuscito in dieci episodi".
L'unica attrice in grado di incarnare Cora, e la sua nemesi
Per il personaggio di Cora, l'anima de La ferrovia sotterranea, Barry Jenkins aveva bisogno di un'attrice che riuscisse ad apparire "a tratti incredibilmente giovane a tratti niente affatto giovane, che riuscisse a dimostrare 16 o 60 anni. Thuso Mbedu era l'unica in grado di farlo". L'attrice sudafricana poco più che ventenne ricorda il momento dell'audizione: "Per me era la prima audizione internazionale. Ero eccitata, ma non volevo investirci troppo perciò ho inviato la registrazione e poi non ci ho più pensato. Nel 2019 mi hanno invitato a un workshop con la casting director, mi ha spinto a fare cose che non pensavo avrei potuto fare. La sera mi hanno chiamato e mi hanno detto che Barry mi voleva incontrare. Ho letto il libro e ho capito che il progetto era molto più grande di quanto avevo immaginato. Anche se non avessi ottenuto il ruolo, sapevo che sarei cresciuta anche solo nell'affrontare la selezione".
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Antagonista di Cora in The Underground Railroad, Joel Edgerton interpreta uno dei personaggi più complessi e problematici della serie, il cacciatore di schiavi Arnold Ridgeway. Pur essendo forse il nome più famoso nel cast della produzione, anche l'attore australiano ha dovuto sudare per conquistare per conquistarsi l'ingaggio: "Amavo i lavori di Barry, in più varie persone che conoscevo mi hanno detto che l'esperienza sul suo set era stata fantastica. Ero molto interessato a lavorare con lui, ma leggendo il libro la prima cosa che mi preoccupava di più è che Ridgeway è descritto come un gigante e io non lo sono, anche se non sono piccolo". L'attore ammette candidamente: "Da giovane avevo l'energia di rincorrere gli autori per farmi affidare i progetti, poi mi sono abituato a situazioni più compiacenti. Per lavorare con Barry ho messo da parte il mio ego e gli ho dato la caccia nel vero senso della parola. Sono felice di averlo fatto".
L'etica del set nella visione di Barry Jenkins
La visione de La ferrovia sotterranea lascia intuire il profondo coinvolgimento di Barry Jenkins e di tutto il cast nella realizzazione di un'opera che sviscera il dolore di un popolo sottomesso e privato della libertà e dignità per secoli. La crudezza di alcune scene ha richiesto addirittura la presenza del set di un terapista perché, come confessa il regista, "non volevo creare un prodotto che ci distruggesse perciò c'erano dei consulenti a disposizione sul set. E poi ci facevamo forza a vicenda, parlavamo tra di noi. Per me è importante capire il limite etico e morale da non superare nel veicolare il messaggio contenuto nella serie. Tutti gli attori sapevano di avere la libertà di fermarsi in qualsiasi momento se per loro era troppo difficile. Sul set ci siamo protetti a vicenda". Thuso Mbedu ribadisce: "Si respirava un'atmosfera di fiducia e sicurezza. Ho abbandonato ogni pregiudizio perché mi fidavo dei colleghi, ognuno di noi sapeva di poter stringere la mano degli altri per farsi forza". Per quanto riguarda la sfida di adattare un romanzo in un altro medium, il regista ribadisce di aver scelto di far vedere "tutto, anche l'interiorità dei personaggi. Ho bandito ogni tipo di voice over, ma gran parte del merito va al cast che ha tradotto i sentimenti contenuti nello script vivendoli attraverso i personaggi".
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La metafora più potente risale all'infanzia
Pur essendo un lavoro che affonda le radici nella storia degli Stati Uniti, La ferrovia sotterranea si distingue per una dimensione mistico-simbolica che avvolge i personaggi e le vicende. Dimensione accentuata dall'estetica inconfondibile di Barry Jenkins, dalle lunghe pause sognanti dei suoi tableau vivant, dall'uso della musica e della fotografia. Il regista fa risalire l'atmosfera sospesa che caratterizza lo show alle fantasie della sua infanzia perché "pur avendo vissuto momenti difficili, è da lì che proviene tutto. La prima volta che ho sentito parlare di ferrovia sotterranea, ricordo di aver visto in maniera vivida persone nere su un treno che correva sottoterra. Per me era reale. Il surrealismo che pervade la serie ha radici reali, ricordo mia nonna che metteva un penny in una brocca sotto il letto, era un rituale notturno. La serie è intrisa di questa spiritualità così terrena nel tentativo di riproporre questa purezza propria dell'infanzia".
Al treno è legato anche il momento più commovente della lavorazione per Barry Jenkins. Il regista ci tiene a specificare che, proprio per la valenza simbolica del treno, ha rifiutato l'ipotesi di costruire la ferrovia sotterranea in CGI o in blue screen: "La prima cosa che abbiamo fatto è stato recarci sul set della ferrovia. Volevo un treno vero, con binari veri, un vero tunnel, non volevo usare effetti speciali. Così abbiamo trovato una strada ferrata privata e ci abbiamo costruito sopra un tunnel. La serie cerca di raccontare la storia dei nostri predecessori, ma non è semplice farlo con precisione perché molta documentazione è andata perduta, così abbiamo attinto spesso all'immaginazione. La prima volta che Cora trova la ferrovia le ho chiesto di inginocchiarsi a terra e toccarla come se dubitasse della sua esistenza. Quello è stato un momento davvero indimenticabile".