Viene da dire, grazie Screen Actors Guild. L'ampia Guild degli attori di Hollywood avrebbe infatti potuto, questa notte, suggellare una corsa all'Oscar praticamente già conclusa consegnando il suo premio all'intero cast a The Artist di Michel Hazanavicius, in maniera simile a come accaduto tre anni fa con The Millionaire. Non che il film di Hazanavicius non abbia un cast meritevole, ma rispetto al vincitore The Help, che è davvero un film corale, per di più costellato di performance eccezionali, è molto più incentrato sui due protagonisti Jean Dujardin e Bérenice Béjo (o meglio su Dujardin, con l'ottimo contrappunto della deliziosa Béjo). E a proposito di Dujardin, i SAG hanno anche il merito di "riaprire" in qualche modo un paio di contese attoriali, quelle per gli attori protagonisti: la vittoria dell'affascinante attore francese questa notte ne fa l'ostacolo principale sulla strada verso il secondo Oscar da interprete per George Clooney, mentre quella di Viola Davis, il volto più dolente e indimenticabile di The Help, rimette in discussione almeno in parte il vantaggio di Meryl Streep, che sembrava destinata a vedersela più con la Michelle Williams di My Week with Marilyn che con la sua co-star de Il dubbio.
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Hugo è troppo debole, infatti, presso gli attori, che sono il gruppo più ampio e influente dell'AMPAS; Paradiso amaro non ha mai suscitato entusiasmi paragonabili a quelli degli addetti ai lavori americani per The Artist, ed è rimasto indietro nella conta delle nomination. Quanto al vincitore del SAG ensemble, guardando al recente passato e all'ultima vittoria veramente sorprendente della storia degli Oscar, c'è un film che ha trionfato con nel suo ruolino di marcia soltanto il SAG: Crash - Contatto fisico di Paul Haggis. Ma a The Help mancano candidature troppo importanti come quella per il montaggio e quella per la sceneggiatura per poter sperare nell'upset.
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In ogni caso, tra meno di un mese saluteremo questa Awards Season tra i fasti del Kodak Theater di Los Angeles, e parteciperemo alla consueta autocelebrazione dell'AMPAS, che ancora una volta si dimostra coerente nel bene e nel male: ostinata nell'ignorare il peso dei ratings, e nell'assecondare le proprie passioni, come quella per Stephen Daldry, un regista che ancora deve fare un film che non entri nelle grazie dell'Academy; prevedibile, ma non al 100%. Potete stare abbastanza tranquilli se siete fan di The Artist, ma se il vostro campione, ad esempio, è il capolavoro iraniano Una separazione nella categoria Miglior film straniero, tradizionalmente una delle più imponderabili del lotto, meglio non dare nulla per scontato. Siete avvertiti!