Dopo il passaggio al 71esimo Festival di Cannes, esce finalmente nelle nostre sale, il 28 febbraio, La casa di Jack, nuovo film di Lars von Trier. Ne parliamo in questa intervista a Matt Dillon, che nel film interpreta il ruolo di un serial killer con aspirazioni artistiche.
Un film preceduto da numerose polemiche. Il regista danese è abituato a far parlare di sé, ma questa volta si è superato: per sua stessa ammissione ha rivelato che il personaggio di Jack, sociopatico che ama la filosofia e l'architettura, crede che l'Inferno e il Paradiso siano la stessa cosa e considera ogni suo omicidio come un'opera d'arte, è ispirato a se stesso. E un po' anche a Donald Trump, giusto per alimentare lo scandalo.
In La casa di Jack seguiamo il protagonista, un Matt Dillon al suo ruolo più estremo e, forse, alla migliore interpretazione, nel corso di dodici anni: siano nell'America degli anni '70, nello stato di Washington, e lo vediamo compiere un delitto efferato dopo l'altro, senza mai riuscire a saziare la sua voglia di sangue. Come unico interlocutore ha Virgil (Bruno Ganz, alla sua ultima interpretazione), voce che lo costringe spesso a interrogarsi sull'oscurità della sua anima.
In Italia
In Italia, grazie a Videa, La casa di Jack esce in due versioni entrambe vietate ai minori di 18 anni, una censurata e doppiata e l'altra in lingua originale e senza tagli, Lo stesso presidente della casa di distribuzione, Sandro Parenzo, ha detto di aver voluto dare visibilità al film per il suo alto valore artistico e non per la sua simpatia nei confronti di Lars von Trier, che, anzi, detesta: "Nella Casa di Jack c'è più cinema, più delirante passione che nel 90% dei film che normalmente escono. Nonostante Il detestabile Lars, divorato dai suoi demoni, che mai incontrerò." Ha fatto sapere tramite un comunicato stampa.
Matt Dillon l'empatia, la rabbia e il male in La casa di Jack
La casa di Jack - qui potete leggere la nostra recensione de La casa di Jack - arriva quindi in Italia circondato da un'aura di film maledetto: lo stesso Matt Dillon, in un'intervista a Roma, ci ha detto che per prepararsi al film ha dovuto studiare i lati più oscuri degli esseri umani: "Ho letto un libro, prima di girare il film, sulla sociopatia, su sociopatici e psicopatici, che si somigliano. Una persona ogni 25 manca di empatia: una cosa che li contraddistingue è che desiderano la pietà, vogliono che le persone siano dispiaciute per loro, nonostante siano colpevoli. Vogliono guadagnarsi la compassione degli altri. Credo perché non sono in grado di provarla."
Jack però, nonostante manchi di empatia, sembra provare almeno un'emozione umana: la rabbia. Visto che Matt Dillon, al contrario del suo personaggio, ne è dotato (si spera!), che cos'è che lo fa arrabbiare oggi? "Non so se Jack prova davvero rabbia: a volte si comporta in quel modo, verso la fine comincia ad arrabbiarsi, ma credo sia frustrato perché non riesce a ottenere quello che vuole, non raggiunge il suo scopo. Non so se la rabbia abbia qualcosa a che fare con la sua empatia: non ce l'ha. In genere mi arrabbio per qualcosa che mi dà fastidio: se mi riguarda da vicino devo controllarmi. In modo più sano, provo rabbia quando vedo persone che agiscono senza considerare gli altri."
Jack sembra una persona normale, ma è male puro: a volte il male è così, si presenta con un aspetto comune. Secondo l'attore, come possiamo riconoscerlo e affrontarlo? Per Matt Dillon: "Non sono un esperto, non so come si riconosca il male. Credo che a volte sia evidente: queste persone si rivelano tramite il loro comportamento. Le persone cattive in genere si fanno riconoscere. Credo che solo delle persone davvero ingenue, cieche o stupide non lo riconoscano. Purtroppo."
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