La caduta della casa degli Usher è arrivata su Netflix per permettere ai fan di Mike Flanagan di salutarlo momentaneamente, perché ora il suo lavoro si sposterà su Prime Video. Lo ha fatto con una miniserie che è davvero una summa delle sue caratteristiche e tematiche, forse portate anche un po' all'estremo, ma molto suggestive e coinvolgenti, come abbiamo spiegato nella nostra recensione. L'ultimo degli otto episodi che la compongono, tutti disponibili in streaming sulla piattaforma, chiude il cerchio iniziato con la prima puntata svelando la motivazione che ha spinto Roderick e Madeline in quel bar molti anni prima e mostrandoci definitivamente come la nostra sia una società dell'orrore senza bisogno di elementi soprannaturali. Riassumiamo tutto nella nostra spiegazione del finale. Ovviamente, occhio agli spoiler.
La caduta di tutti gli Usher
Dopo aver visto i primi due episodi, era chiaro come i successivi avrebbero attraversato i destini dei vari figli di Roderick (Bruce Greenwood), legittimi e illegittimi, mostrandoci la loro morte, che doveva essere sempre dolorosa e terribile, e spesso autoinflitta. Era anche chiaro fin dal principio come il finale de La caduta della casa degli Usher sarebbe dovuto tornare a quanto successo quel fatidico capodanno di 30 anni prima in quel fatidico bar in cui i giovani Roderick (Zach Gilford) e Madeline (Willa Fitzgerald) conobbero Verna (Carla Gugino). Un locale in realtà mai esistito (al suo posto un muro con dipinto un murales), che i due avevano pensato di utilizzare come alibi, facendosi notare ma senza ostentare la propria presenza, dopo aver ucciso Rufus Griswold (Michael Trucco). O meglio, averlo murato vivo nella cantina della costruzione della Fortunato Pharmaceuticals, rilevando così l'attività dall'uomo che tutti credettero in fuga dopo quanto accaduto in tribunale. Una sorta di vendetta nei confronti dell'uomo che aveva lasciato morire la madre e mai riconosciuto i figli. Griswold era vestito da clown (simbolicamente) alla festa aziendale dopo il processo in cui Roderick aveva testimoniato il falso per ingraziarsi il consiglio d'amministrazione e tenerlo in pugno: è quindi lui la figura che tormentava il patriarca degli Usher durante la veglia, così come il tintinnio del suo costume.
Verna rappresenta il proverbiale patto col diavolo di letteraria memoria solo che i due gemelli Usher sono andati oltre: la "donna" propone loro di vivere una vita lunga, immersa nel lusso e nella ricchezza (così come i loro figli), con molti più soldi di quanti ne avrebbero mai potuti spendere, senza poter essere mai incriminati per nulla - ecco perché nessun tentativo di Augustus Dupin è mai andato a buon fine - a patto che la loro discendenza, sia quella già esistente sia quella eventualmente in arrivo, muoia con loro due, quando sarà arrivato il momento. Madeline non ha figli e non intende averne - e scopriamo che nella vita ha evitato proprio in virtù di questo patto - ma è la spietatezza di Roderick a sorprendere, se fino a quel momento era stata la sorella calcolatrice a fare la parte della donna senza scrupoli.
Il desiderio di fama, lusso e successo di Roderick Usher lo porta ad accettare il patto senza battere ciglio, per poi dimenticarsi (o far finta di dimenticarsi) di quella serata maledetta, dando la colpa all'abuso di alcol e droghe dalla festa. Ora che sta per morire per una malattia cardiaca degenerativa, credeva di poter guadagnare del tempo grazie al congegno della figliastra Victorine - ed ecco perché spingeva per accelerare i tempi della sperimentazione, acuendo rischi e potenziali danni. Tutta la discendenza è destinata a morire, anche la nipote (figlia di Frederick) e sarà sua madre - e quindi nuora di Usher, esterna geneticamente alla famiglia - a sopravvivere alla dinastia, guadagnarne il patrimonio e utilizzarlo per una buona causa, per importanti ricerche mediche e per beneficienza. A quel punto sono Roderick e Madeline a tentare di darsi il colpo di grazia a vicenda, pensando di poter sfuggire al patto con Verna. Ma la casa degli Usher cadrà, a livello di sangue e di edificio fisico.
La caduta della casa degli Usher: la mappa dei riferimenti ai racconti di Edgar Allan Poe
Da A Classic Horror Story a La caduta della casa degli Usher
L'horror su Netflix in più di un'occasione ci ha mostrato come non serva andare a cercare nel soprannaturale l'orrore vero, perché lo abbiamo dietro casa, lo leggiamo, sentiamo e vediamo ogni giorno nelle notizie di cronaca più efferate. Se in A Classic Horror Story l'horror raccontato era di fatto la mafia che metteva a sua volta in scena un finto horror soprannaturale per la messa in onda su una piattaforma dedicata e la condivisione virale, ne La caduta della casa degli Usherr viene raccontato come il vero orrore sia tutto umano e ben poco soprannaturale.
Prima di tutto l'orrore dei gemelli Usher, in special modo Roderick, nella decisione presa: un gesto veramente senza scrupoli che non l'ha fermato da generare ulteriore progenie, anche se illegittima, pur sapendo di condannarla a morte, dopo che la moglie se n'era andata e lui aveva "comprato" i primogeniti grazie alla promessa di lusso e ricchezza senza limiti. L'orrore non solo dei Big Pharma ma della società tutta che crea la domanda per poter poi generare l'offerta e lucrarci sopra (il monologo sui limoni). L'orrore di una società dell'immagine che cura sempre più l'apparenza che la sostanza (il monologo di Camille dopo la morte di Perry). L'orrore non proviene da patti col diavolo, esorcismi o presenze inquietanti e sibilline, ma dall'umanità stessa: sono le persone ancora in vita ad infestare realmente le case che fanno da topos narrativo al racconto seriale di Mike Flanagan.