L'umorismo per screditare l'oppressione, il dramma che c'è, costante, eppure smussato dallo sguardo vivo di un gruppo di ragazzini che, per caso e per amore, intraprenderanno un viaggio dalla doppia valenza. Claudio Bisio ci prova, e ci riesce: L'ultima volta che siamo stati bambini, oltre a essere il suo esordio alla regia, è anche una riuscita digressione sul tema della Shoah nel contesto spaventoso della Seconda Guerra Mondiale. Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Fabio Bartolomei, e racconta di Italo (Vincenzo Sebastiani), di Cosimo (Alessio Di Domenicantonio) e di Vanda (Carlotta De Leonardis) che, nella Roma del 1943, tra bombe e ridicolo patriottismo, si incamminano lungo i binari con direzione Germania: è lì, infatti, che è stato deportato il loro amico Riccardo (Lorenzo McGovern Zaini), di famiglia ebrea. Scoperto il piano pericoloso dei bambini, suor Agnese (Marianna Fontana) e Vittorio (Federico Cesari), ufficiale fascista e fratello di Italo, proveranno a fermarli prima che sia troppo tardi.
Durante la nostra intervista, sono stati proprio i giovanissimi protagonisti (eccezionali, davvero) a raccontare per primi l'esperienza di L'ultima volta che siamo stati bambini. "Sono stato il primo ad essere scelto! Durante i provini ho fatto da spalla agli altri...", ci dice Alessio Di Domenicantonio. "Ho ritrovato Alessio sul set, insieme ci troviamo bene. Avevamo già lavorato insieme. Risultiamo uniti nel film, ed è vero", continua Vincenzo Sebastiani, seduto vicino a Claudio Bisio. "Ero curiosa di lavorare con Claudio Bisio, dopo averlo conosciuto in fase di provino", prosegue Carlotta De Leonardis, fortemente voluta dal regista. E poi ecco Lorenzo McGovern Zaini: "Ho fatto diverse prove, e poi sono stato scelto. Il ruolo mi piaceva, qualcosa di nuovo in un contesto ben definito"
L'ultima volta che siamo stati bambini: video intervista a Claudio Bisio e al giovane cast
Umorismo e tragedia, due punti di vista tenuti in equilibrio da Claudio Bisio, che segue i binari della storia fino ad un emozionante sguardo finale. "Quello è uno sguardo rivolto a qualcosa che non si può più ripetere. Il finale è un pugno nello stomaco, ed era già nel libro. Come regista ho voluto affondare le mani, sia nel dramma che nella comicità delle leggerezza. Non ho voluto smussare nessun angolo. Uno sguardo finale per dire "mai più". Poi, ho riscritto in parte la sceneggiatura in base agli attori, ragionando anche sulla regionalità, come Carlotta, che mi ha subito colpito, facendo sì che Marianna Fontana si adattasse al suo dialetto. Tra l'altro sono giovani, ma hanno una filmografia più lunga della mia", racconta il regista a Movieplayer.it.
Federico Cesari e Marianna Fontana: "Perdonare? Alcune cose sono imperdonabili..."
Come detto, oltre ai bambini, che tanto ricordano quelli di Stand by Me (i binari del treno sono una reference!), ne L'ultima volta che siamo stati bambini troviamo anche Federico Cesari e Marianna Fontana, in due ruoli opposti ma complementari. "I nostri personaggi hanno un confronto continuo. Una sorta di scontro che sembra inconciliabile. Su questo abbiamo lavorato in prova, andando oltre gli aspetti interpretativi. Con Marianna dovevamo stabilire un confronto quasi da commedia. Un aspetto da commedia che poi alleggerisce il discorso ed entra nell'armonia del film. Siamo due irrealizzati all'interno di un meccanismo sociale in qualche modo indotto dalla società dell'epoca", spiega Cesari. Accompagnato da Marianna Fontana: "Io e Federico indossiamo due divise diverse. Quella di una suora, e quella di un fascista. Intraprendono un viaggio, e decidono di aiutarsi andando verso un'unica dimensione".
"Il vostro credo è il perdono", una frase emblematica, che cade al centro di L'ultima volta che siamo stati bambini, dandoci lo spunto per affrontare un discorso complesso, relativo al perdono stesso. "Ci sono delle cose che non possono essere perdonate se le applichiamo in un determinato contesto storico" dice Cesari. "Poi noi come attori dobbiamo cercare un compromesso con i personaggi, senza giudicarli in qualche modo, e trovando i motivi umani. Parlo d'attore, chiaro: in generale siamo preposti alla comprensione rispetto ai personaggi che interpretiamo, tuttavia alcune cose sono invalicabili". "Il perdono è il credo di Suor Agnese, e quindi sente forte questo valore. Facendo l'attrice si entra a patti con i personaggi interpretati, diversi da te. Siamo umani, sbagliamo, ma ci sono cose che non si possono perdonare, soprattutto quando l'errore è troppo grande" prosegue Marianna Fontana. In conclusione, gli interpreti rafforzano il concetto dietro L'ultima volta che siamo stati bambini: "A volte l'umorismo è l'unica cosa che ci rimane. Un'arma vincente contro le oppressioni".