Recensione Reeker- Tra la vita e la morte (2005)

Il film di David Payne si distingue per la sua emotività, per l'intelligenza del tema trattato nonché per l'ottima caratterizzazione dei personaggi, cosa abbastanza rara per un film di questo tipo.

L'odore della morte

Cinque amici stanno percorrendo un'autostrada in mezzo al deserto per raggiungere un party. Si fermano per una sosta ad una stazione di servizio poi ripartono, ma poco dopo sono costretti a tornare indietro. Stranamente all'interno non c'è più nessuno e così i cinque amici decidono di accamparsi per una notte nel motel disabitato aspettando l'apertura della mattina successiva per fare il pieno di benzina e ripartire. I cellulari non danno segni di vita, i telefoni fissi sono isolati e in giro c'è uno stranissimo nauseabondo odore. Qualcuno inizia ad avere strane visioni di corpi mutilati e la sensazione che ci sia un maniaco omicida nei dintorni comincia a concretizzarsi. L'arrivo di un uomo su un camper, alla ricerca disperata di sua moglie, conferma loro qualcuno sta cercando di ucciderli. L'odore di corpi in decomposizione è sempre più forte e sopraggiunge ogni qual volta la deforme creatura assassina cerca di aggredirli. Guidati dall'olfatto di Jack, un ragazzo cieco, i ragazzi proveranno a superare la notte e a fuggire da quel luogo maledetto che assomiglia sempre più all'inferno sulla terra.

Reeker- Tra la vita e la morte è un piccolo film indipendente scritto, prodotto e diretto da David Payne, regista e sceneggiatore di film-tv di bassa lega tra il thriller/horror e il fantascientifico, che ad un certo punto della sua carriera ha deciso di fare il salto di qualità. Da qui la decisione di mettersi in proprio fondando la casa di produzione The Institution insieme all'attrice Tina Illman, sposata al termine delle riprese di Reeker, che nel film recita da protagonista nel ruolo della temeraria Gretchen. Utilizzando tecnologie non proprio all'avanguardia ma oltremodo efficienti, la società punta a contenere i costi e dar
vita così a piccoli film horror indipendenti dal grande potenziale narrativo.
Non ancora uscito nelle sale statunitensi (il film è del 2005 ed è già stato distribuito in quasi tutta Europa) Reeker è stato però presentato in diversi festival di genere (Tribeca, Sitges, Montreal) ricevendo critiche positive ovunque e facendo registrare il tutto esaurito ad ogni proiezione.

Ispirato ai classici di genere, Reeker si posiziona nella schiera dei B-movies ben costruiti sia a livello di sceneggiatura che a livello tecnico di realizzazione, una sorta di ibrido tra lo slasher, il monster movie e il thriller soprannaturale. Nel cast meritano una citazione il cameo di quel grandioso attore che è Michael Ironside, uno dei veterani di Hollywood, mitico protagonista di Starship Troopers e indimenticabile cattivo dello Scanners di Cronenberg. Ad accompagnarlo un cast di giovanissimi volti noti dei teen-movie hollywoodiani e di alcune attualissime serie-tv.

Dalla trama avrete sicuramente capito che non si tratta di un film dal soggetto originalissimo. Questo se ci soffermiamo in superficie, ma vi assicuriamo che la visione vi riserverà molte sorprese, che non possiamo rivelarvi neanche di striscio per ovvi motivi di spoiler.
La sequenza d'apertura è a dir poco straordinaria (anche se abbiamo già visto qualcosa di simile in passato) e apparentemente scollegata da tutto il resto del film, come anche il personaggio dell'amico fornitore di pasticche di ecstasy, personaggio chiave del film, con cui il regista si diverte a giocare per tutto il tempo. Successivamente Reeker prende forma come qualsiasi altro insulso teen-horror senza capo né coda, ma basterà solo un po' di pazienza, vi accorgerete presto di essere di fronte a qualcos'altro. Non ad un horror che si limita al compitino facile facile, ma che si diverte a trarre in inganno lo spettatore portandolo più volte sulla strada sbagliata. Reeker si distingue anche per la sua emotività, per l'intelligenza del tema trattato nonché per l'ottima caratterizzazione dei personaggi, cosa abbastanza rara per un film di questo tipo.
Se ci aggiungiamo poi un evidente padronanza del mezzo tecnico da parte di Payne (d'altronde la scuola di Roger Corman sarà servita a qualcosa, no?), una palese conoscenza dei clichè di genere (e quindi anche del modo di evitare inutili ridondanze e scopiazzamenti) ed una massiccia dose di gore (che non guasta mai), otteniamo un risultato che va ben oltre la sufficienza.

Ciliegina sulla torta il finale a sorpresa (non troppo sorprendente per gli horrorofili più navigati), che ricostruirà un film diverso da quello che avete visto fino a quel momento ripercorrendone le fasi salienti attraverso l'uso del flashback, collegando con attenzione ai minimi particolari i vari pezzi del puzzle. Non uno stile particolarmente innovativo, ma senz'altro piacevole quello di Payne, che lascia intravedere delle buone, anzi ottime, speranze per il futuro.

Movieplayer.it

3.0/5