Recensione 6 sull'autobus (2012)

Non tutto è ugualmente riuscito, ma ci sono motivi di interesse in 6 sull'autobus, che alterna episodi particolarmente intriganti ad altri più deboli.

L'inizio di un viaggio

Un festival di cinema, o Mostra, come nel caso di Venezia, è anche l'occasione per ammirare l'opera di giovani autori, nomi nuovi che iniziano la loro strada nel difficile mondo dello spettacolo. Nell'articolato programma delle Giornate degli autori, è presente in questa edizione un film che questa possibilità la offre moltiplicata per sei: 6 sull'autobus, film collettivo di sei giovani studenti di cinema, laboratorio cinematografico diretto da Sergio Rubini nell'ambito dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico.
Sei registi, sei storie, ma sarebbe meglio dire sei diversi momenti di una storia, frammenti che si susseguono durante il percorso di un autobus lungo le strade di Roma.

La giornata trascorre, l'autobus viaggia e ad ogni fermata alcuni passeggeri scendono mentre altri salgono, le storie cambiano. Un incontro casuale con una persona che non si pensava di rivedere (l'episodio Unghie), un posto lasciato vuoto per un attimo e rubato (La busta), conversazioni carpite che fanno cambiare idea (Matrimonio d'arresto), un passeggero che viaggia tutto il giorno facendo trascorrere l'orario di lavoro (In buono stato), crisi di coscienza e ripensamenti (Crisi umana), fino ad arrivare ad un segmento ambientato in un prossimo futuro in cui l'Unione Europea non esiste più ed un gruppo di ragazzi dirotta l'autobus per oltrepassare i confini ormai chiusi e fuggire verso Berlino (Sagomatore).
Con le conoscenze dell'Accademia, si è arrivati a nomi conosciuti del cinema italiano per impreziosire questi brevi racconti, da Luigi Lo Cascio allo stesso Rubini (che insieme danno vita a Crisi umana), a Margherita Buy e Pino Quartullo in Matrimonio d'arresto.
Non tutto è ugualmente riuscito, ma ci sono motivi di interesse in 6 sull'autobus, che alterna episodi particolarmente intriganti ad altri più deboli: pensiamo per esempio al cinismo di Matrimonio d'arresto di Antonio Ligas, in cui un ragazzo sale sull'autobus con un mazzo di rose, ma fugge lasciandole alle sue spalle dopo aver ascoltato le conversazioni di uomini e donne sui drammi delle loro relazioni; o al caso di discriminazione che dà vita a La busta di Rita De Donato, o ancora al futuristico Sagomatore di Giacomo Bisordi che chiude il film.
I già citati registi, insieme ad Emiliano Russo, Simone Dante Antonelli e Irene Di Lelio, sono giovani allievi vincitori del premio Siae 2012, nomi ancora sconosciuti al pubblico italiano, ma auguriamo loro di tornare al Lido o ad altri festival internazionali nel prossimo futuro con un proprio progetto.

Movieplayer.it

3.0/5