L'astronauta Buzz Aldrin da il via al RomaFictionFest 2009

La terza edizione del festival romano dedicato alla fiction si è aperta con la presentazione del tv movie che ricostruisce lo sbarco sulla Luna, di cui si festeggia questo mese il quarantesimo anniversario. Per ricordare quella straordinaria esperienza è giunto nella capitale Buzz Aldrin, uno degli astronauti dell'Apollo 11 che raggiunsero il suolo lunare.

Per l'apertura della terza edizione, il RomaFictionFest regala ai suoi spettatori il viaggio più straordinario mai compiuto nella storia dell'umanità: il 20 luglio del 1969 l'uomo muoveva il suo primo passo sulla Luna, una conquista senza precedenti sul piano tecnologico ma anche sull'allargamento degli orizzonti dell'immaginario collettivo che confermava la supremazia degli Stati Uniti sull'Unione Sovietica in piena Guerra Fredda. Per celebrare il quarantesimo anniversario dell'evento, il festival dedica la sua apertura alla storica missione dell'Apollo 11 che portò sulla Luna tre giovani astronauti americani, Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins, in un film per la tv prodotto da Dangerous Films e distribuito da BBC Worldwide, che sarà trasmesso in Italia da History Channel lunedì 13 luglio alle 23. Mescolando insieme immagini di repertorio e fiction, Moonshot - L'uomo sulla Luna ricostruisce le fasi salienti del percorso che portò i tre all'allunaggio, dal processo di selezione agli addestramenti, concentrandosi sulle singole personalità e sui rapporti che li legavano, fino al momento dello sbarco sulla Luna a cui assistettero in diretta televisiva circa seicento milioni di persone, un evento rimasto impresso nella memoria di intere generazioni. A presentare il film, dando così il via ufficialmente a questa terza edizione del RomaFictionFest, l'astronauta Buzz Aldrin, che non nasconde qualche perplessità sull'accuratezza del film, accompagnato dal regista e produttore Richard Dale e dall'attore Daniel Lapaine, interprete di Armstrong, il primo a posare il piede sulla Luna pronunciando la frase poi passata alla storia "Un piccolo passo per l'uomo, ma un grande passo per l'umanità".

Signor Aldrin, pensa che il film sia preciso nella ricostruzione dello storico evento dell'allunaggio che la vide tra i protagonisti?

Buzz Aldrin: Non ho fatto parte del gruppo di consulenza che ha dato consigli per la realizzazione del film. Ho visto Moonshot tempo fa e l'ho rivisto di recente, e la risposta a questa domanda è no, il film non è abbastanza fedele agli avvenimenti di quel periodo. Non sono qui però per criticare quest'opera, ma per celebrare un evento di cui si celebra in questi giorni il quarantesimo anniversario. Di recente ho scritto un libro per bambini dal titolo Look to the Stars e un'autobiografia che ha raggiunto l'ottavo posto della classifica del New York Times. E' un periodo pieno di iniziative che mi vedono coinvolto questo: martedì sera sarò impegnato a scrivere dei messaggi importanti per la commissione che parlerà del futuro del programma di voli umani nello spazio, un argomento che mi appassiona particolarmente.

Nel film, il suo personaggio dice che quando si è tornati sulla Terra non è possibile ricordarsi cosa si è provato lassù, sulla Luna. Quanto è vera questa affermazione?

Buzz Aldrin: In realtà mi ricordo benissimo dove eravamo e cosa ci attraversava in quel momento per la mente. Sapevamo benissimo che quello che stavamo facendo era il risultato di anni e anni di preparazione, che eravamo parte di un team composto da persone di grande talento e capacità. Ricordo benissimo l'attenzione, le aspettative e tutto quello che si è immagazzinato dentro di noi in quegli attimi, ma è difficile comunicare questo background agli altri. Noi eravamo piloti, non comunicatori di sentimenti. Quello che posso dire è che ero attraversato da sensazioni contrastanti: devo ammettere che non era una bella vista quella che mi si parava di fronte una volta scesa la scaletta della navicella. La Luna mi appariva come un luogo desolato e totalmente privo di vita, ma poi ti rendi conto che quel panorama era lo stesso da sempre, un qualcosa che non è stato mai consumato dalle acque o arrotondato dal vento, tutte cose ceh succedono ai suoli organici. Eppure c'erano tante sfumature di grigio e di nero. Era una cosa surreale, eppure sono consapevole fosse reale. La cosa straordinaria era che nello stesso tempo quella visione mi appariva magnifica perché era il culmine di importanti risultati umani di un percorso di ricerca durato anni. Noi eravamo esploratori che portavano avanti le istruzioni che le persone del team ci avevano dato e la responsabilità ha reso ancora più incredibile quest'esperienza.

Lei è stato il secondo a mettere piede sulla LUna, circa quindici minuti dopo Neil Armstrong. C'è mai stata rivalità tra voi due?

Buzz Aldrin: Ogni essere umano ha un certo ego e noi avevamo tutti un ego molto elevato perché miravamo a raggiungere grandi risultati. Quando sei competitivo cerchi di fare del tuo meglio, ma nello stesso tempo rischi di sminuire i risultati raggiunti dagli altri, è qualcosa proprio degli esseri umani. Ho avuto la tentazione di dire che è stato merito mio portare gli uomini sulla Luna, ma in quanti avrebbero capito le mie intenzioni? Ho scritto un racconto molto affascinante riguardo gli eventi di quarant'anni fa, un libro pieno di dettagli dal titolo Magnificent Desolation che spero diventi presto un film, per far capire davvero alla gente cos'è successo sulla Luna. Abbiamo fatto allunare quella navicella come un team, non si è trattato di celebrare il piacere simbolico del popolo americano o dei media facendo fare una passeggiata spaziale a un ragazzo. C'erano programmi che dicevano che il più giovane dovesse uscire per primo, perciò nessuna recriminazione sul fatto che Neil sia stato il primo a mettere piede sulla Luna.

Com'è arrivato lei a far parte dell'equipaggio spedito sulla Luna?

Buzz Aldrin: E' stata la conseguenza di una serie di fortunate coincidenze. Sono finito nel primo equipaggio di backup che osservava l'addestramento dei primi esseri umani che avrebbero dovuto recarsi altrove e ho seguito la stessa orbita di coloro che avevano effettuato altre missioni. Le tessere alla fine sono andate al proprio posto. Certo, potrei dirvi che la competizione stimola grandi gelosie nei confronti di chi ha qualche asso in più nella manica, come è capitato a me di avere, ma la cosa più importante sono sempre i sentimenti ed io sono stato onorato di far parte di coloro che sono sbarcati sulla Luna.

In molti sostengono la teoria complottistica secondo la quale l'Apollo 11 in realtà non raggiunse mai la Luna. A tal proposito si ricorda il suo storico pugno al regista Bart Sibrel che di fronte al suo silenzio alle sue domande, la provocò definendola "codardo, ladro e bugiardo".

Buzz Aldrin: Questo tizio si aggirava attorno a me munito di macchina da presa per registrare ogni mia minima reazione alle sue insinuazioni poco piacevoli. Di fronte al suo bombardamento di accuso, in una frazione di secondo gli ho mollato un cazzotto, senza pensare a scatenare una rissa o a una possibile denuncia. Certo, quel gesto mi è costato un sacco di soldi, ma mi ha dato grande soddisfazione e ha aumentato la mia popolarità tra gli astronauti dell'epoca.

Secondo lei, oggi è più importante tornare sulla Luna o raggiungere Marte?

Buzz Aldrin: Come tutte le nazioni del mondo, gli Stati Uniti hanno risorse limitate per ottenere risultati importanti in una fase di progresso. Dopo l'incidente del Columbia, che ha portato alla disintegrazione di uno Shuttle costato la vita a sette membri dell'equipaggio, gli obiettivi sono cambiati. Oggi c'è la tendenza a voler passare ad altro, ma io credo che tornare sulla Luna significherebbe imparare ad andare da qualche altra parte. Sarebbe sciocco da parte dell'America far credere alla gente che tornare sulla Luna sia una missione vitale, visto che ci siamo già stati quarant'anni fa, ma oggi il nostro compito potrebbe essere quello di aiutare le altre nazioni a mandare i loro astronauti sul satellite, senza fare a gara con loro. In questo momento non ci serve visitare la Luna o Marte, ma dovremmo pensare in maniera ottimistica a quello che potremmo fare aiutando gli altri, mentre nel frattempo cerchiamo di aumentare le nostre risorse. Dobbiamo avere un'ottima ragione per fare le cose, seguendo comunque un percorso preciso, senza l'ansia di modificare la traiettoria.

Richard Dale, cosa pensa lei delle critiche mosse dal signor Aldrin?

Richard Dale: Devo dire innanzitutto che abbiamo realizzato il film con tutta la cura possibile. Un anno fa Buzz mi ha detto che era sicuro che gli eventi nel film sarebbero stati descritti in maniera diversa da come sono avvenuti in realtà, ma la nostra missione era raccontare come Neil e Buzz abbiano realizzato un vero e proprio sogno quarant'anni fa. Abbiamo cercato di portare gli spettatori sulla Luna per capire cosa uno possa aver provato nella realizzazione di questo sogno collettivo. C'è da dire inoltre che la prima volta che Buzz ha visto il film l'ha definito una "fantastica rappresentazione".

Cosa ha significato per lei questo evento?

Richard Dale: L'Apollo 8 è stata la prima missione che ha portato dei razzi sulla Luna e in totale ci sono state ventiquattro persone uniche ad aver visto la Terra dallo spazio come un globo. Una cosa significativa del viaggio sulla Luna è la foto fatta al nostro pianeta da quella distanza, la più pubblicata di sempre. Questo ci fa rendere conto della nostra collocazione nell'universo. Quanto più guardiamo lontano nello spazio, tanto più capiamo di noi stessi e del nostro posto nel mondo.