Stringe la mano a tutti i giornalisti presenti nella hall di un'elegante albergo torinese e abbraccia la giovane traduttrice che la sera precedente, nel corso dell'inaugurazione del 40° Lovers Film Festival, l'ha aiutata tutte le volte che il suo italiano vacillava. Giacca di pelle, top di seta nero, jeans e sneakers. Karla Sofía Gascón non lascia nemmeno il tempo di accendere i registratori che subito esordisce dando la prima notizia. "Mi hanno appena detto di poter annunciare che parteciperò a un film con Vincent Gallo", racconta l'attrice di Emilia Pérez. "Alla regia ci sarà Stefania Rossella Grassi e nel cast anche Marco Bocci".

"Credo che le riprese inizieranno alla fine dell'anno", continua l'attrice. "Ma non posso dirlo con sicurezza perché tanti progetti ai quali ho preso parte hanno avuto una lunga gestazione. Lo stesso Emilia Pérez. Ho incontrato per la prima volta Jacques Audiard nel 2021. Mi disse che avremmo iniziato a girare da lì a due mesi e invece sono passati due anni! (ride, ndr)".
"Quello che non voglio fare in questo periodo di attesa è accettare una delle tante offerte che mi arrivano dalla televisione che mi porterebbero solo soldi e poca esperienza", afferma Gascón. "Mi stanno offrendo di tutto: dalla presentatrice ai documentari. Ma sarebbe uno stop alla mia carriera. Per questo vorrei che i progetti che ho in ballo iniziassero subito. Altrimenti corro il rischio di dire di sì a qualcuno! (ride, ndr)"
Una società fondata sull'odio

Se gli Stati Uniti di Donald Trump hanno giurato guerra alla comunità trans, nel resto del mondo le cose non vanno meglio quando si parla di diritti delle minoranze. "Credo sia ovvio stia succedendo qualcosa in America e in Europa. I diritti sono in pericolo in tutti i Paesi, stiamo retrocedendo" sottolinea Karla Sofía Gascón. "I leader sono interessati a incolpare i gruppi emarginati per sviare l'attenzione dalla verità e dalle azioni sbagliate che compiono. Quando salgono al potere devono mettere in atto queste idee di odio che hanno venduto al popolo. Viviamo in una società che crede di combattere l'odio con altro odio e quindi ci odiamo tutti a vicenda".
"Io ovviamente parlo ci ciò che vedo e mi rappresenta", continua l'attrice. "E il gruppo da cui mi sento rappresentata è spesso sotto attacco perché ci giudicano e dicono che rubiamo - dai premi ai bagni - alle donne biologiche. A chi ha potere interessa colpire questi gruppi perché non si possono difendere. La stessa cosa che in passato è successa ai neri che quando ottenevano successo venivano attaccati. Si arrabbiano perché non possono categorizzarci e fermare il nostro successo. Anche se l'odio non ha senso continuano a vendere questa strategia".
Le parole di Pedro Almodóvar e un sogno chiamato James Bond

Negli scorsi mesi, all'apice della sua popolarità e ad un passo dall'Oscar per la sua interpretazione in Emilia Pèrez, Karla Sofía Gascón è finita sotto attacco per dei vecchi tweet a sfondo razzista - in una recente intervista al Corriere della Sera, l'attrice ha affermato che non fu lei a scriverli perché vittima di un hackeraggio del suo profilo - che hanno bloccato la sua corsa all'Academy e messo in pericolo la sua carriera. Tra le personalità che sono accorse in suo supporto anche il regista spagnolo Pedro Almodóvar. "Ho grande amore per lui. In uno dei miei libri gli ho dedicato un omaggio in apertura. È un regista spettacolare che ha fatto tanto per i diritti di tutti e ha contribuito ad aprire la mentalità al mondo. Sarei felicissima di lavorare con lui", ammette l'attrice.
"Così come sarei felicissima di lavorare con Tarantino, sarebbe un sogno. Ma credo sia giusto scommettere anche sui nuovi registi che hanno grandissime capacità. Interpreto sopratutto ruoli profondi, dolorosi. Non nascondo che mi piacerebbe fare un film d'azione. L'ultima volta che ho incontrato Barbara Broccoli le ho detto che un mio desiderio sarebbe fare un film di James Bond".
Cambiare i parametri di rappresentazione

La rappresentazione della comunità trans sul grande schermo è da sempre soggetta a determinati stereotipi. Più volte l'attrice ha sottolineato quanto amerebbe interpretare ruoli diversi che amplino la possibilità di scelta. "È così da sempre e non solo per me" ammette Gascón. "I produttori e i registi cercano sempre attori che rispecchino il personaggio. Questa è stata una mia strategia che usavo molto quando facevo pubblicità. Vedevo che era quello che volevano e arrivavo al casting già come se fossi stata il personaggio. Per molto tempo la mia carriera è andata avanti così. Oggi se non c'è la parola 'trans' nel copione non ti chiamano per fare altro".
"Non gli passa per la testa che puoi interpretare altri ruoli, non c'è la mentalità. Solo se c'è scritto 'elettricista trans' potrebbero farlo. Bisogna cambiare i parametri. È qualcosa che è accaduto con la rappresentazione delle coppie interrazziali. Basta pensare che 50 anni fa era impossibile vederle in tv. Alla fine il cinema si alimenta con la società e viceversa. È un cane che si morde la coda. Così come è vero che la diversità in molti paesi non è stata accettata. Ad esempio Emilia Pérez non è stato distribuito in Russia, Cina o nei Paesi arabi. Se un produttore vuole vendere il suo film anche in certe parti del mondo, non ha scelta".
Emilia Peréz, un film cult

Fin dalla sua presentazione a Cannes, Emilia Peréz non ha smesso di far parlare di sé per la sua audacia narrativa e le sue grandi interpretazioni "È stato un progetto difficile. Poteva venire bene così come male. Lo dico sempre: diventerà un cult. È un film che non si può incasellare in nessun genere", riflette l'attrice. "Credo sia complesso trovare modelli nuovi con cui raccontare una storia ed Emilia Peréz ci è riuscito. È stato molto apprezzato e proprio per questo si è cercato di sabotarlo. Io gli ho dato tutta la mia anima perché ho capito che quanto fosse importante. Nonostante tutto quello che è successo, se mi dicessero di rifarlo direi di sì".
"Emilia è un personaggio complicato da realizzare. Jacques voleva che lei e Manitas fossero due figure molto diverse, prima e dopo la transizione. Io avrei preferito fossero più simili, ma Jacques pensava avrebbe suscitato più domande nel pubblico in quel modo. Dentro entrambi i personaggi c'è tutta la mia anima, ci ho messo la mia vita e le mie esperienze", sottolinea Gascón. "Mi dicono spesso che sono uguale al mio personaggio, ma non è così. Per me è stato più interessante interpretare il narcotrafficante perché vuole scappare dal suo corpo. Un mio grande sogno sarebbe quello di poter fare un prequel per poterlo interpretare per un'ora e mezza e vederlo mettersi il rossetto mentre dietro una persona viene uccisa".
L'ostracismo di parte della comunità trans

Tra i detrattori del film anche parte della GLAAAD (acronimo di Gay & Lesbian Alliance Against Defamation, ndr), un'organizzazione no-profit di attivismo LGBTQIA+ americana. "Non è il pensiero di tutta la comunità trans", puntualizza Karla Sofía Gascón. "Le persone che mi hanno criticata hanno perso una grande opportunità di farsi rappresentare da questo film al di là di tutti i pensieri retrogradi. Quando apparteniamo ad un gruppo può accadere che ci dimentichiamo di ciò che ci è stato fatto in passato, di quando scappavamo da chi ci diceva cosa fare e come".
"Ritengo sia sbagliato quando sei tu al potere fare le stesse cose che sono state fatte a te ad altre persone. Se vivo la mia transessualità diversamente non sono meglio o peggio di altri. La verità è che siamo tutti diversi. Da sempre si pensa che l'arte sia solo ciò che piace a noi. Spesso nel passato è stata etichettata e sta accadendo anche oggi. In passato venivano bruciati libri e film, c'era la censura", continua l'attrice.

"Oggi, anche se in modo diverso, accade la stessa cosa. L'arte e la cultura sono sempre state minacciate, sotto attacco. In passato si diceva che chi faceva arte in un certo modo doveva essere cancellato. Ora credono di essere loro i buoni, di avere una missione. Di cancellare l'arte quando si tratta di opere che a loro non piacciono. Ma l'obiettivo dell'arte è far riflettere. Non la si può fermare distruggendola. Trovo triste che persone della mia comunità abbiano fatto questo. Non è poi così diverso dal bruciare libri e film".

Nell'esemplificare uno dei tanti attacchi ricevuti dal film, l'attrice ha parlato di Queer di Luca Guadagnino. Sia la pellicola con Daniel Craig che Emilia Pérez sono ambientati a Città del Messico. Guadagnino l'ha ricostruita a Cinecittà mentre Audiard a Parigi. Eppure il film tratto dal romanzo di William Burroughs non è stato attaccato per questo. "Per far capire come i nostri interessi guidino le nostre azioni. Queer non era pericoloso perché non candidato a nessun premio importante, mentre Emilia Perez sì", sottolinea Karla Sofía Gascón. "Viviamo in una società che attacca determinati gruppi utilizzando il marketing e la politica, quando in realtà dovremmo parlare di arte e cinema. Tutte cose che perdiamo di vista".