It's the same old story, è la solita vecchia storia, vi diranno. Ed è vero. La saga di Karate Kid, nata nel 1984, è tornata in vita più volte, tra sequel, reboot, legacy sequel, tra cinema e serialità. Ed è sempre più evidente come molti dei film raccontino la stessa storia. Ma, in fondo, è normale. Il film originale, spesso, serve da archetipo, da stampo su cui modellare i nuovi racconti, magari decorandoli poi con altri colori. Se ci pensate, è stato così anche per i film di Star Wars: la struttura di ogni nuovo inizio di trilogia, Episodio I ed Episodio VII, riprendeva quella del primo Guerre stellari, Episodio IV.

In fondo è come per le favole raccontate ai bambini: ascoltare la stessa storia è rassicurante. Dal 1984 a oggi, con o senza il suo protagonista principale, il Daniel San di Ralph Macchio, la saga è tornata spesso in quei terreni dove l'epica sportiva incontra il romanzo di formazione e le storie di bullismo e dove l'Oriente incontra l'Occidente. Ora è stata ulteriormente rilanciata, dopo il successo della serie Cobra Kai, dal nuovo film Karate Kid: Legends. È una saga che, pur con episodi e toni diversi, mantiene un canone, un universo dove tutte le anime della storia sono collegate e convivono.
1. Karate Kid - Per vincere domani (1984)

Il primo dojo non si scorda mai. Il Maestro Miyagi di Noriyuki Pat Morita è uno dei personaggi più amati del cinema degli anni Ottanta, e Karate Kid - Per vincere domani è il film che ce lo fa conoscere. Karate Kid ci piace perché è la prima volta che assistiamo a questa storia: quella di Daniel, appena trasferitosi a Los Angeles, che trova se stesso grazie al karate e mette a tacere i bulli. Ma è un gran bel film anche perché la regia di John G. Avildsen - non a caso il regista del massimo esempio di epica sportiva, Rocky - dipinge ancora con empatia storie di riscatto della working class. E perché quella California degli anni Ottanta, ma ancora così anni Sessanta, è una sorta di American Graffiti, una terra ideale e ormai perduta. Ralph Macchio è un iconico Daniel San, Elizabeth Shue la "crush" ideale e William Zabka un cattivo perfetto, seppur monodimensionale. Non potevamo immaginare che, tanti anni dopo, lo avremmo amato tanto. La mossa della gru dello scontro finale è diventata iconica.
2. Karate Kid II - La storia continua (1986)

Se Karate Kid era stato il campo, Karate Kid II è stato il controcampo. Ecco un'idea forte e originale per un sequel. Dopo aver raccontato Daniel nel primo film, ecco la storia del Maestro Miyagi e del suo mondo, così lontano ma così vicino dalla California di Daniel. Tutto quello che nel primo capitolo era stato solo evocato, immaginato, diventa vivido: allora ecco il Giappone, Okinawa, terra di antiche tradizioni e antichi rancori, la culla del karate che Daniel ha imparato. Il secondo Karate Kid ci dà ancora di più il senso del rapporto padre-figlio che si instaura tra Miyagi e Daniel. Se in Karate Kid era il primo ad aiutare il secondo, qui è il ragazzo a farsi carico dell'adulto. Arrivato con lui a Okinawa, infatti, Daniel dovrà aiutare Miyagi a risolvere una vecchia questione con Sato, diventato il boss del luogo. Paesaggi meravigliosi, nuove mosse di karate da imparare, una nuova "cotta" per Daniel, che si chiama Kumiko (Tamlyn Tomita), e un altro villain da antologia, Chozen (Yuji Okumoto). Un giorno avremmo amato anche lui.
3. Cobra Kai (2017-2025)

Uno dei migliori film della saga di Karate Kid è... una serie. È Cobra Kai, che si è appena conclusa in questo 2025, prodotta da Netflix dopo essere stata lanciata da YouTube Premium. È un vero e proprio legacy sequel di Karate Kid, visto che affianca nuovi personaggi a quelli storici. Ma il colpo di genio è ribaltare a sorpresa tutte le premesse della saga. Il protagonista è quello che credevamo il cattivo, e invece lo disegnavano così, il Johnny Lawrence di William Zabka. La riscrittura del personaggio e l'interpretazione lo rendono irresistibile. Ma è tutto il tono della serie ad essere vincente, per come dissacra la materia di partenza, smorzandone l'epica, rendendo imperfetti gli eroi e riscattando i cattivi. Cobra Kai ci insegna che un incontro di karate può essere la sliding door che ti cambia la vita, ma che puoi avere una seconda occasione. E che, anche se sei un campione, comunque puoi finire a vendere auto. Metodico e certosino nel citare i classici film della saga, Cobra Kai ci riporta nel passato per dirci - cosa più unica che rara - che non dobbiamo restarci attaccati.
4. Karate Kid III - La sfida finale (1989)

Considerato un Karate Kid "minore", Karate Kid III - La sfida finale, che non ebbe il successo dei primi due film, in realtà si apprezza di più con il tempo, e proprio dopo aver visto Cobra Kai. Perché è da questo film che arriva il villain migliore della saga, che ritorna nella serie, il mefistofelico Terry Silver (Thomas Ian Griffith): manipolatore e spietato, oltre che romperti le ossa ti frega la mente. In nome di Kreese vuole vendicarsi di Daniel, provando a farlo diventare quello che non è: il cattivo. Karate Kid III è un film meno diretto dei primi due, con una trama un po' forzata, e un'ispirazione che sembra esaurita. Ma c'è ancora Miyagi, la tenera storia di un bonsai, e una nuova ragazza, Jessica, che stavolta non è un amore ma è un'amicizia (è Robyn Lively e la ritroveremo in Cobra Kai).
5. Karate Kid: Legends (2025)

Karate Kid: Legends è l'ultimo capitolo della saga di Karate Kid, e possiamo considerarlo un episodio riuscito, in grado di ridare smalto al franchise, già in voga dopo il successo della serie Cobra Kai. Come la serie è un legacy sequel, ma in modo diverso: non è irriverente e dissacrante, ma rispetta di più il tono dei film originali, aggiornandolo con un'ironia più rassicurante e bonaria come il volto di Joshua Jackson, new entry nella saga.
Karate Kid: Legends riesce a legarsi sia ai film storici che al più recente Karate Kid - La leggenda continua del 2010, grazie ai personaggi di Daniel (Ralph Macchio) e Han (Jackie Chan), che hanno il ruolo di mentori del giovane protagonista. Li Fong (Ben Wang) è come il giovane Daniel LaRusso: stavolta il trasferimento, non facile, è da Pechino a New York. La Grande Mela porta magia alla saga, i combattimenti sono riusciti e, soprattutto, funziona il personaggio di Jackie Chan, riscritto completamente: nel film del 2010 era ombroso e tormentato, qui è saggio e rassicurante. Proprio come Miyagi.
6. Karate Kid 4 (1994)

Karate Kid 4 è stato a lungo l'ultimo capitolo della saga. E sarebbe un serio candidato al peggiore film della serie. Realizzato con una qualità visiva nettamente più bassa dei precedenti, sembra un film tv, o un prodotto direct to video. Non c'è più Avildsen alla regia e non c'è Ralph Macchio. C'è però, ancora una volta, e forse nemmeno troppo convinto, Pat Morita nei panni di Miyagi. Stavolta si deve prendere cura di una ragazza, e capisce subito che, rispetto ai maschi, è più complicato. La protagonista è Julie, una giovane problematica, rimasta orfana di entrambi i genitori, che la nonna affida a Miyagi. In un liceo controllato con metodi paramilitari e fascisti, al limite della credibilità, è vittima di bullismo e molestie. Miyagi la farà crescere e le insegnerà il karate. Karate Kid 4 è un film a tratti imbarazzante e involontariamente comico. Ma c'è una giovane Hilary Swank, che mostra tutta la grinta e la tenerezza che avremmo amato in seguito. E c'è Miyagi. E quindi c'è il cuore.
7. The Karate Kid - La leggenda continua (2010)

E il cuore è proprio quello che manca al penultimo film della saga, The Karate Kid: La leggenda continua, remake, o meglio reboot, uscito nel 2010. È il film gemello e il controcampo dell'ultimo Karate Kid: Legends. È la storia di un ragazzo americano che si trasferisce con la madre a Pechino, dove è bersaglio di alcuni bulli, e si riscatta grazie al karate. Una Cina da cartolina (Città proibita compresa) non basta ad accendere un film che, pur realizzato bene, non conquista mai. Il problema principale è che non c'è nessun collegamento con i vecchi Karate Kid - né un luogo, né un personaggio - a parte la storia ricalcata completamente. Il tono è troppo cupo e disperato, soprattutto nel personaggio di Jackie Chan, che fa le veci di Miyagi. E Jaden Smith, figlio di Will Smith, come protagonista, è insopportabile. Funziona però il combattimento finale, molto duro e realistico.