In questi anni post pandemia il cinema sta facendo i conti con una nuova fase della sua storia. La sala non è più il luogo d'elezione in cui guardare i film, o almeno non ha più il primato assoluto. Lo streaming e le visioni casalinghe hanno infatti cambiato le nostre abitudini di spettatori e anche franchise che sembravano incrollabili (qualcuno ha detto Marvel Cinematic Universe?!) non sono più garanzia di incasso. Questa consapevolezza emerge anche in titoli dal budget importante: pensiamo a Twisters, in cui i protagonisti si rifugiano proprio in una sala, che viene distrutta da un tornado. O agli ultimi due Mission: Impossible, in cui Tom Cruise è diventato il simbolo della Hollywood di un tempo. Anche in Jurassic World - La rinascita, nelle sale italiane dal 2 luglio, c'è un ragionamento sul futuro del cinema.

Settimo capitolo della saga di Jurassic Park, il film di Gareth Edwards è ambientato cinque anni dopo i fatti di Jurassic World - Il dominio, ma ha protagonisti e ambientazione diversi. Dopo Isla Nublar e Isla Sorna, approdiamo infatti su una terza. Siamo nel 2027 e l'agente sotto copertura Zora Bennett (Scarlett Johansson) viene reclutata da Martin Krebs (Rupert Friend) per una missione molto pericolosa e illegale: deve recuperare tre campioni di sangue di dinosauro, da esemplari cresciuti in libertà.
Per riuscirci serve una squadra, a cui si aggiungono l'ex militare Duncan Kincaid (il premio Oscar Mahershala Ali) e il paleontologo Henry Loomis (Jonathan Bailey). Proprio lui fa la riflessione di cui parlavamo: lavora in un museo e, a malincuore, ammette che mentre solo fino a 5 anni fa la gente faceva la fila per vedere i dinosauri, oggi in una settimana si vendono una manciata di biglietti. Ecco: se anche Jurassic Park non è più un brand forte come un tempo, come si fa a rendere interessante una nuova storia di questo universo? Edwards e lo sceneggiatore David Koepp, già autore dei primi due film diretti da Steven Spielberg, hanno fatto la scelta più inaspettata e folle: ispirarsi ai B-movie.
Jurassic World - La rinascita e il fascino retrò
Lo capiamo dai primissimi minuti, in cui c'è un flashback di 17 anni prima: siamo nel laboratorio di sperimentazione originale del Jurassic Park, in cui vengono mescolati i DNA di dinosauro con altri genomi. Tutto è ordinato, serio, controllato. Le persone entrano nelle celle in cui sono contenuti gli animali indossando tute di protezione chimica. Eppure qualcuno commette un errore assurdo, che coinvolge la carta di uno Snickers. Qualcosa di talmente assurdo da farci domandare di star guardando il film giusto. È solo la prima di una serie di scelte che rimandano proprio ai film di serie B, pur avendo tra le mani un titolo dal budget importante. Edwards e Koepp sembrano dirci che il cinema, per sopravvivere ed evolversi, deve tornare alle origini. Non soltanto per quanto riguarda le scelte nostalgiche (come l'utilizzo maggiore di dinosauri animatronics, esattamente come nei film di Spielberg), ma, soprattutto, nell'approccio.
Un film come Jurassic World - La Rinascita non ha il suo maggior pregio nell'accuratezza scientifica (anche perché la scoperta che molti dinosauri fossero coperti di piume ha sconvolto già le nostre certezze), o nella costruzione di personaggi complessi, ma nel divertimento puro. Ecco quindi spiegato perché molte decisioni dei protagonisti sembrino non aver alcuna logica: i loro errori permettono di giocare con i dinosauri in situazioni assurde. Un esempio? Un T-Rex che si diverte con il "cibo" quasi fosse un gatto. Non importa che sia credibile o no: è qualcosa che non si è mai visto e che tiene incollati allo schermo.
Un ottimo cast

Per riuscire in questo intento era dunque necessario un ottimo cast: lavorare con personaggi bidimensionali per scelta non è infatti compito facile per attori mediocri. Ecco quindi che interpreti di spessore come Scarlett Johansson e Mahershala Ali, che hanno dimostrato ampiamente di essere bravi con il dramma, si mettono a disposizione di uno script che chiede loro di incarnare un archetipo, più che un essere umano scolpito a 360 gradi.

Al netto della più debole trama parallela a quella dei protagonisti, che segue una famiglia (quota della storia evidentemente destinata ad attirare la visione per famiglie, appunto) il cui destino si incrocia proprio con quello della squadra di Zora, la prova più riuscita però è forse proprio quella di Jonathan Bailey, che ha capito perfettamente la richiesta di trasformare il suo personaggio in un cartone animato. Il paleontologo Henry Loomis non è soltanto un appassionato di dinosauri. È un appassionato di cinema: Loomis siamo noi. La sua gioia nel vedere i dinosauri da vicino e l'incoscienza nel buttarsi a capofitto in un'avventura che, su carta, è completamente folle, rispecchia lo stesso entusiasmo di chi, nonostante tutto, vede ancora la sala come un rito collettivo irrinunciabile. Speriamo che la sua passione sia contagiosa al punto da far riscoprire alle nuove generazioni l'amore per questo tipo di visione.
Conclusioni
Jurassic World - La rinascita è un capitolo anomalo nella saga di Jurassic Park. Non soltanto perché introduce nuovi luoghi e personaggi. Gareth Edwards e David Koepp si sono infatti chiesti cosa possa rendere nuovo e fresco un franchise che ha segnato la storia del cinema per più di 30 anni. La soluzione che hanno trovato non è soltanto quella di introdurre creature sempre più grandi e impressionanti, ma di tornare a un cinema inteso come gioco. Pescando a piene mani da soluzioni e atmosfere dei B-movies, questo film della saga punta a riportare lo spettatore a divertirsi, a prescindere da scelte logiche e accuratezza scientifica.
Perché ci piace
- Il tono inaspettato e sorprendente da B-movie.
- Il cast, con menzione speciale per Jonathan Bailey.
- La scena con il T-Rex.
- Le citazioni al film originale di Spielberg.
- L'uso maggiore degli animatronics.
Cosa non va
- Chi si aspetta un film dal tono serio potrebbe rimanere spiazzato.
- La trama dedicata alla famiglia è un po' ingombrante.