Quando arriviamo alla fine di questo secondo capitolo della nuova trilogia e quinto film della saga cinematografica di maggior successo con protagonisti i dinosauri (sappiamo già che è in lavorazione il capitolo finale che dovrebbe vedere il ritorno dei personaggi storici del primo film di Steven Spielberg), riusciamo a capire perfettamente il senso del titolo. Jurassic World - Il regno distrutto sembra veramente racchiudere tutto il senso del film diretto da J.A. Bayona e interpretato da Chris Pratt e Bryce Dallas Howard. Non solo: grazie al finale cupo e, allo stesso tempo, aperto, le riflessioni che il film vuole stimolare colpiscono con una forza decisa (questo nonostante il film non sia assolutamente perfetto nel suo svolgimento). Appoggiandosi sulla solida base di partenza dei film della saga, quella della presenza di dinosauri nel mondo contemporaneo, Jurassic World - Il regno distrutto si spinge oltre arrivando a immaginare una vera e propria convivenza. Per questo il significato del finale non è assolutamente da sottovalutare: è possibile una nuova era o anche gli uomini, come i dinosauri, devono fare i conti con la natura, l'unico dio esistente che decide chi merita la vita e chi l'estinzione? In definitiva, arrivati ai titoli di coda e in vista del nuovo e conclusivo capitolo della saga (dal titolo Dominion, a confermare quanto stiamo scrivendo) viene spontaneo domandarsi quale sia il regno distrutto del titolo.
Contro-natura, natura-contro
Isla Nublar è andata distrutta. La celebre isola, il luogo in cui John Hammond aveva sognato il parco di divertimenti con i dinosauri, è sprofondata nell'oceano a seguito del risveglio di un vulcano che, in poco tempo, ha fatto sparire dalla circolazione quel territorio popolato dalle più variegate specie di dinosauro. L'uomo aveva provato a riportare in vita qualcosa che si era estinto milioni di anni fa, andando contro natura, cercando nella sua presunzione di raggiungere un potere divino che non gli appartiene. Non è un caso, allora, che la stessa natura, seppure a distanza di anni, abbia reclamato il prezzo a questo gesto contro la naturalità delle cose. Il risveglio di un vulcano dell'isola, quasi improvviso e inaspettato, è il contrappasso che serve per riportare l'equilibrio naturale. I dinosauri si erano già estinti per cause naturali, non possono continuare a esistere, devono estinguersi ancora. Lo dice lo stesso Ian Malcolm (Jeff Goldblum) che compare a inizio e fine film davanti a una commissione americana: "Noi abbiamo alterato il corso della storia. Questo lo ristabilisce". Ed è così che funziona il mondo: peccando di presunzione e compiendo atti contro-natura, si avrà contro la stessa natura. Dovrebbe essere una conclusione naturale (e, con una punta di sarcasmo, diciamo pure che dopo quattro film in cui i dinosauri si sono dimostrati pericolosissimi sarebbe anche un lieto fine), ma ancora una volta l'uomo mette di fronte a sé il proprio egoismo e il proprio punto di vista. In poche parole, si crede ancora un dio superiore allo stesso mondo in cui vive. Progetti economici e bellici e una più "umanitaria" necessità di salvare degli animali vivi si uniscono per salvare quante più specie possibili dall'isola, mettendo a repentaglio la propria stessa vita e portando alcuni dinosauri sulla terraferma civilizzata. E sì, non mancheranno i letali Velociraptor, i T-Rex e strani esperimenti artificiali come l'Indoraptor. Non si impara mai dai propri errori e se errare è umano, andando ancora una volta contro la natura divina, l'uomo si dimostra davvero diabolico.
Jurassic World 3: Tutto quello che sappiamo sul terzo film della saga
L'arrivo in Arcadia
È un dettaglio che compare sullo schermo per pochi istanti, ma la nave che porta i dinosauri rinchiusi nelle gabbie da Isla Nublar ha un nome, e pure importante. Si chiama Arcadia e ben si inserisce nel discorso del film. Trattasi di un topos letterario che simboleggia un mondo idilliaco in cui l'uomo e la natura generosa convivono nel migliore dei modi possibili. Curioso, quindi, che l'arrivo dei dinosauri nel nostro mondo civilizzato avvenga attraverso un mezzo che proprio del significato di quel luogo idilliaco si fa portavoce. Forse l'uomo e i dinosauri possono convivere insieme? Un leggero indizio che già rompeva il rapporto predatore-preda dei film precedenti si notava già nel primo Jurassic World in cui il protagonista Owen allevava Velociraptor instaurando addirittura un rapporto di lealtà e, se possibile chiamarla in questo modo, amicizia. Specialmente con Blue, capace in questo film di salvare la vita al suo "padre putativo" come il T-Rex aveva fatto in precedenza, ma con maggior consapevolezza. Se c'è una cosa che in questo film si nota particolarmente è che i dinosauri sembrano essere incredibilmente intelligenti ed espressivi: forse una naturale conseguenza dell'essere rimasti a stretto contatto con gli umani? Forse un'evoluzione avvenuta grazie proprio alla convivenza (ricordiamo che Jurassic World parte dal presupposto che il parco dei divertimenti era stato finalmente realizzato e aveva avuto successo: bambini e adulti potevano vivere in mezzo alla fauna preistorica)? Fatto sta che questa Arcadia si dimostrerà, invece, un mezzo di morte e distruzione. Anche in questo caso la natura farà il suo corso punendo gli umani che non solo hanno liberato i dinosauri dai loro recinti naturali (l'isola era un contenitore di protezione con catene montuose e oceano tutto intorno), ma nascondono anche un interesse economico. L'asta per vendere i dinosauri come strumenti bellici, come armi è la definitiva mancanza di rispetto di piccoli uomini che si credono divini. La distruzione che ne seguirà sarà solo l'ennesima conseguenza della natura che riporta l'equilibrio.
Da Jurassic Park a Jurassic World: tutti i dinosauri dei parchi di Spielberg
Il significato del finale: tra regni distrutti e domini conclusivi
Proprio nel finale, con l'ennesima liberazione dei dinosauri a causa di una bambina (simbolo dell'innocenza e dello sguardo nuovo) si darà inizio a una nuova era, un'era in cui la preistoria e la contemporaneità si fonderanno in uno strano ordine delle cose. E proprio a questo punto, il senso del titolo appare chiaro: Jurassic World è davvero il mondo giurassico che rinasce e contamina il nostro mondo presente dando inizio a un'ennesima sfida di sopravvivenza. La seconda possibilità data dall'uomo ai dinosauri comporterà l'estinzione degli umani stessi? Viene da chiedersi allora il senso del sottotitolo del film, quel regno distrutto a cosa si riferisce? Al mondo dei dinosauri, a Isla Nublar, quel luogo mitico che fin dal primo film era diventato biglietto da visita della saga? Oppure si riferisce al nostro regno, quello umano, governato da esseri che si credono superiori (e quindi regnanti verso la natura)? In questo il film non dà molte risposte certe e fa il lavoro del classico capitolo centrale di una trilogia: più cupo e meno solare, lasciando aperte le risposte risolutive al gran finale. Sarà ben interessante vedere come la storia troverà la sua (si spera degna) conclusione. Proprio il titolo del capitolo finale, che si presenta come non solo il terzo di una trilogia, ma il sesto e finale di tutta la saga - riportando alla ribalta i personaggi storici Alan Grant ed Ellie Sattler, interpretati da Sam Neill e Laura Dern-, potrebbe darci qualche indizio. Quel Dominion del titolo nasconde quella che sembra uno scontro finale tra uomini, dinosauri e natura. Chi vincerà sarà davvero il dominatore del mondo.