Julien Temple racconta a Roma il mito di Joe Strummer

Il regista del documentario racconta il suo approccio al personaggio del leader dei Clash sottolineando l'attualità del pensiero di Strummer uomo e artista.

Uscirà il 29 febbraio nelle sale italiane Joe Strummer: il futuro non è scritto, documentario sul carismatico leader dei Clash presentato con successo allo scorso Sundance Film Festival. Il regista Julien Temple si avvicina al mito di Strummer mettendo insieme materiale d'archivio e numerose interviste ai membri della sua band e a personaggi influenzati dalla musica e dalle idee del frontman dei Clash, storica band inglese che, insieme ai Sex Pistols, ha rivoluzionato la storia della musica facendo esplodere il fenomeno del punk rock nell'Inghilterra degli anni '70. Temple ha presentato il film a Roma in un'interessante conferenza stampa, sottolineando quanto sia attuale ancora oggi il pensiero di Joe Strummer e come possa liberare la fantasia dei giovani ingabbiata dalla dittatura dei mezzi di comunicazione di massa.

Trent'anni fa lei si faceva testimone dell'epopea dei Sex Pistol nel documentario The great rock'n'roll swindle, mentre oggi si concentra su Joe Strummer e sui suoi Clash. Possiamo considerarla l'ideale chiusura di un cerchio che va a completare la storia del movimento punk?

Julien Temple: Non mi sarei mai aspettato di fare un film su un carissimo amico come Joe, poi quando è venuto improvvisamente a mancare qualche anno fa ho creduto fosse giusto realizzare un documentario a lui dedicato, una sorta di veicolo per quella grande tristezza che ci ha colpito quando è morto. Ho fatto vari film sul movimento punk inglese perché creativamente sono nato lì e perché sono convinto che questa musica abbia ancora molto da dire ai giovani in quanto grande fucina di idee. Con il mio documentario intendo celebrare Joe come amico, ma voglio anche diffondere le sue idee. Dopo la sua morte molti di noi sono rimasti sconvolti e ci sono voluti anni per riprendersi da questa perdita che ha significato anche privarsi della sua energia vitale. Il film è stato per noi una sorta di veglia per accompagnarlo alla sua dimora eterna.

Ci sono punti di incontro tra Sex Pistols e Clash?

All'inizio Joe fu fortemente ispirato dai Sex Pistols e non c'era rivalità tra i due gruppi, perché entrambi promuovevano la loro idea: rivoluzionare l'industria della musica e avvicinare i giovani agli artisti che ascoltavano. Hanno condiviso lo stesso desiderio di onestà verso il proprio pubblico, non si sono mai posti al di sopra di esso, facevano canzoni che dicevano cosa stava succedendo nella loro vita entrando in comunione col pubblico che li seguiva. Il movimento punk cercava di sottolineare che ogni essere umano ha la propria importanza e che l'individualità va coltivata. Entrambe le band facevano musica connessa alle proprie radici, ai luoghi da dove provenivano e alla gente di quei posti, quindi ai ragazzi delle strade di Londra. Nel proseguo si è sviluppata una certa rivalità tra i due gruppi e i Clash volevano addirittura costringermi a scegliere tra loro e i Sex Pistols, ma ormai già lavoravo con i Pistols e non me la sono sentita di abbandonarli. La vera rivalità comunque era tra Joe Strummer e Johnny Rotten, il leader dei Sex Pistols.

Nel film lei racconta luci ed ombre di Joe Strummer. Quanto è stato difficile raccontare un suo caro amico senza tacere i suoi lati negativi?

Non è stato facile per me trovare il giusto equilibrio. Joe era un mio carissimo amico, ma ero consapevole del fatto che avrebbe voluto una narrazione sincera sulla sua persona, mostrandone debolezze e punti forti. Tutti noi abbiamo le nostre contraddizioni, ma lui usava le proprie a modo suo, per creare energia positiva. I suoi testi hanno un grande potere, una intensa carica emozionale, che danno contemporaneamente una molteplicità di punti di vista. Il punto di forza di Joe è stato quello di saperle ammettere e usare. Una delle cose belle di Joe era il suo ottimismo. Certo ne esce un eroe meno romantico, ma penso che ne venga fuori una storia più utile. Ero attratto dalla sua voglia di non mollare mai e volevo che passasse questo. Ho avuto modo di raccontare la vita straordinaria di Joe alle prese con una fama mondiale che se da una parte gli ha permesso di comunicare ai giovani di tutto il mondo, dall'altra è stata vissuta come una maledizione da contrastare perché poteva distruggerlo in ogni momento. Il film può essere considerato in questo senso una sorta di riflessione sulla celebrità. Joe lottava per dimostrare che non ci si può arrogare il diritto di dichiararsi migliori degli altri, si batteva contro una fama che arriva a mitizzare un uomo togliendogli umanità.

Come mai nel film mancano gli interventi di Paul Simonon, bassista dei Clash?

Paul era legato da un'amicizia personale con Joe che ha vissuto i suoi tipici alti e bassi. Gli avevamo chiesto di prendere parte al progetto e lui non riusciva a decidersi. Alla fine il film è stato realizzato e lui ancora rifletteva sul da farsi, e a questo punto credo che non avesse nessuna voglia di rilasciare interviste su Joe.

Secondo lei, quale tra i gruppi inglesi di oggi ha raccolto l'eredità di Joe Strummer?

Nessuno può rimpiazzare Joe, ma ci sono tante giovani band che si ispirano a lui. Tra l'altro esiste Strummerville, una fondazione creata in memoria di Joe al fine di dare la possibilità a questi giovani di emergere e fare musica. I ragazzi cominciano a capire certi valori e quindi a comprendere più a fondo la musica dei Clash.

E' stato difficile coinvolgere per il suo film star come Bono e Johnny Depp? E com'è avvenuta la scelta di queste celebrità da intervistare?

In realtà è stato piuttosto semplice avere queste persone nel film perché nutrivano un'ammirazione sconfinata verso Joe Strummer e ci tenevano ad esprimerla. Molti di loro hanno chiesto espressamente di far parte del film perché volevano dire qualcosa su Joe che per loro è stato fonte d'ispirazione grazie alla sua creatività. Alcuni, come John Cusack e Jim Jarmusch, avevano lavorato con lui, mentre Johnny Depp e Bono all'inizio della loro attività creativa sono stati formati dall'influenza di Joe. Non sono mai molto felice di avere troppe celebrità nei miei film, ma questo documentario rappresenta anche una riflessione sulla culto delle celebrità, qualcosa contro il quale Joe ha sempre lottato.

I giovani d'oggi passano molto tempo chiusi in casa, tra videogame, televisione e internet. Crede che sia ancora possibile fare grandi rivoluzioni come quelle del periodo dei Clash?

Credo che certe idee possano avere ancora una forte presa sul pubblico giovane. Questa è un'epoca in cui facciamo la parte delle oche all'ingrasso. Siamo raggiunti da un numero spropositato di informazioni che vengono da centinaia di televisioni e da internet e che quasi ci impediscono di pensare in maniera autonoma, ma è una grande bolla destinata a scoppiare perché le persone vorranno tornare a pensare con la propria testa.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Ho appena finito di girare in Australia un film sull'opera intitolato The Eternity Man e ho registrato un concerto dei Sex Pistols lo scorso autunno che uscirà prossimamente in dvd. Inoltre sto lavorando a Wise Children, una commedia tratta dal romanzo omonimo di Angela Carter.

E' vero che intende realizzare un film sui Kinks?

Non voglio fare molti altri film come questo, ma intendo assolutamente fare un film sui Kinks. Ero giovanissimo quando la loro musica mi ha stravolto come un colpo di cannone e ha permesso che la mia vita fosse filtrata dalla musica. I Kinks affondavano le radici nella musica popolare inglese, ma avevano già aspetti punk a metà degli anni '60. La loro è anche una storia drammatica, ma molto bella, su due fratelli, una vicenda che non è mai stata raccontata.

Cosa pensa dei nuovi artisti maledetti come Amy Winehouse?

Amy Winehouse è una creatura fantastica con una voce straordinaria. Alcune persone come lei, però, permettono alla tirannia della fama di travolgerle e forse le converrebbe sparire e far sì che nessuno la trovi più.