Joker: Folie à Deux, quando il finale cambia tutto

Un finale destinato a far discutre: il film con Joaquin Phoenix e Lady Gaga è allo stesso tempo coraggioso ma anche un auto-sabotaggio. La spiegazione.

Joaquin Phoenix e Lady Gaga in Joker: Folie à Deux

Nel 2019 Joker è esploso. Inizialmente non avrebbe dovuto essere in concorso alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, poi invece ha finito per vincere il Leone d'Oro. Joaquin Phoenix è stato premiato con l'Oscar al miglior attore protagonista e, sopratutto, il film di Todd Phillips ha incassato più di un miliardo di dollari. Un risultato troppo clamoroso per non sfruttare ulteriormente il personaggio. Quindi, anche se Phoenix e lo stesso regista avevano inizialmente dichiarato che sarebbe rimasto uno stand-alone estraneo al DC Extended Universe iniziato da Zack Snyder (che nel frattempo è stato chiuso), a giugno 2022 è arrivato l'annuncio di Joker: Folie à Deux.

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Joaquin Phoenix in Joker: Folie à Deux

Il Joker di Phoenix è diventato un'icona quasi istantaneamente, anche se diverse persone hanno espresso delle perplessità sulla pellicola. C'è chi ha detto che Phillips si sia fatto prendere troppo la mano nel saccheggiare l'opera di Martin Scorsese (Re per una notte su tutti), chi ha mal digerito la suggerita parentela tra Arthur Fleck e il giovane Bruce Wayne, futuro Batman (tra l'altro rappresentato troppo giovane per essere l'avversario di Joker) e chi ha parlato perfino di "bussola morale sballata", con un finale troppo indulgente verso la sommossa popolare (tumulti che l'opera ha anticipato, visto quanto successo nei mesi successivi con le proteste del movimento Black Lives Matter).

Il regista, anche autore della sceneggiatura insieme a Scott Silver, ha assorbito tutto questo, arrivando a concepire un sequel che è davvero un'operazione affascinante: si tratta infatti sicuramente di un film coraggioso, ma allo stesso tempo ci troviamo di fronte a uno dei più eclatanti casi di auto-sabotaggio mai visti nella storia del cinema. E no, non perché Joker 2 sia in parte un musical (in questo senso la scelta di Lady Gaga per il ruolo di Harley Quinn è perfetta), ma per il fatto che il finale di Joker: Folie à Deux cambi completamente tutto il senso dell'operazione. Capiamo perché.

Da qui in poi ATTENZIONE SPOILER!

È già tutto nel cartone iniziale

Joker Folie A Deux Una Scena Con Joaquin Phoenix
Joaquin Phoenix è Joker

All'inizio di Joker: Folie à Deux c'è uno dei più grandi tocchi di classe del film: un corto animato diretto da Sylvain Chomet (autore dei bellissimi Appuntamento a Belleville e L'Illusionista), in stile Looney Tunes. Se fate bene attenzione alle immagini che vi passano davanti agli occhi, una volta finita la pellicola capirete che tutto ciò che stavate per vedere era contenuto in quei pochi minuti. Vediamo infatti Arthur Fleck in conflitto con la propria ombra, che altri non è che il Joker. Il Joker prende il sopravvento, arrivando addirittura a rinchiudere e imprigionare Arthur. Per liberarsi, Arthur deve uccidere Joker. Siamo quindi stati ingannati fin dal titolo: la "follia a due" non è quella tra Joker e Harley Quinn, ma tra Arthur Fleck e Joker.

E in effetti è proprio così: ritroviamo il protagonista chiuso all'Arkham State Hospital, completamente svuotato. Ci sono solo le botte e gli insulti dei secondini a scandire le sue giornate. Poi, quasi come una visione, Harleen "Lee" Quinzel, conosciuta nel corso di musica della prigione, gli confessa di essere lì per lui: Joker l'ha ispirata, facendole intravedere la possibilità di una vita diversa. Grazie a questa iniezione di vitalità, Arthur affronta il tribunale con un nuovo spirito. Ed è proprio durante il processo che Joker riemerge con prepotenza, spingendo l'imputato a presentarsi al banco dei testimoni truccato nel modo in cui tutti lo conosciamo.

Joker: Folie à Deux, recensione del film con Joaquin Phoenix e Lady Gaga: Joker contro Joker

Processo a Joker

Se non fosse scandito da numeri musicali in cui Lady Gaga può dare sfoggio delle sue abilità canore, la parte centrale di Joker: Folie à Deux sarebbe semplicemente la riproposizione di quanto accaduto nel precedente film. Ma senza azione. Tutti i crimini del protagonista vengono infatti raccontati dai testimoni che si è lasciato dietro, come la vicina di casa Sophie Dumond (Zazie Beetz) e il collega di lavoro Gary (Leigh Gill). Questo non è solamente anticlimatico, ma è anche l'occasione per Phillips di mettere in discussione il successo del 2019.

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Lady Gaga e Joaquin Phoenix in Joker 2

È come se sotto processo ci fosse il film stesso, come se gli autori volessero giustificarsi. Che è una mossa alquanto singolare, soprattutto perché, lo ripetiamo, il film è uno dei maggiori incassi di sempre, nonché un titolo entrato, nel bene e nel male, nell'immaginario collettivo. Sembra quasi che, colti dall'ansia di non ripetersi o di voler fare qualcosa di originale a tutti i costi, le menti dietro al progetto abbiano finito per distruggersi. Follia o coraggio? Probabilmente la verità è nel mezzo.

Joker: Folie à Deux, Joaquin Phoenix e Lady Gaga: "Il nostro? Un sequel che capovolge le regole"

La spiegazione del finale di Joker: Folie à Deux

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Lady Gaga è Harley Quinn

Quanto detto fino a ora raggiunge l'apoteosi nel finale: proprio quando pensiamo di stare per assistere al ribaltamento di Gotham City da parte di Joker e dei suoi seguaci, Arthur Fleck riprende il controllo della situazione e fa un passo indietro. Viene infatti liberato da una bomba che apre uno squarcio nell'aula di tribunale. Fuggito per le strade della città, è caricato su una macchina da due suoi estimatori. Quando però capisce di aver dato il via a una cascata di violenza pericolosissima, è lui stesso ad averne paura. Arthur è schiacciato dalla dirompenza del Joker. Proprio come nella sequenza animata iniziale.

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Una scena di Joker 2

Esprime allora il desiderio di scappare, di rifarsi una vita altrove con Lee e il bambino che lei gli ha detto di aspettare. La donna però è disgustata da questa dimostrazione di debolezza: lei vuole il Joker, ha sempre amato la maschera e non l'uomo. A questo punto Arthur, privato dell'energia che lo aveva risvegliato, si lascia arrestare di nuovo. Si rivela quindi per qualcosa di molto diverso da ciò che immaginavamo: non è un agente del caos, ma un reietto della società, una vittima che è sempre stata schiacciata da tutti.

Se questo freno a mano tirato così bruscamente non fosse già abbastanza, l'ultima scena toglie ogni dubbio: non soltanto questo è un Joker diverso da come lo conosciamo, ma Arthur Fleck non è mai stato davvero il Joker. Qualcuno chiede di lui e, mentre si sposta per andare verso la sala delle visite, rimane solo con un detenuto che lo ha osservato con insistenza per tutta la durata del film. Il ragazzo (l'attore Connor Storrie) si avvicina e gli racconta una barzelletta. Quando ha finito, tira fuori una lama e pugnala più volte il protagonista, che si accascia al suolo. Mentre Arthur è in una pozza del suo stesso sangue, il giovane aggressore si taglia le guance, "disegnando" l'inconfondibile sorriso del vero Joker dei fumetti. È l'ultimo atto di autoflagellazione del film di Phillips: sicuramente coraggioso, ma destinato a far discutere, se non proprio a far infuriare, una buona fetta di spettatori che hanno amato il film del 2019.