John Landis, Re per una notte a Roma

In un divertente incontro con il pubblico il regista che ha risollevato le sorti dei B movies negli anni '80 e '90 ha ripercorso alcuni dei suoi più popolari successi rivelandoci i trucchi usati sui set e parlandoci senza esitazioni della drammatica morte dell'amico e attore feticcio John Belushi.

Chiacchierone, pieno di continue sorprese e fonte inesauribile di interessanti aneddoti sulla sua lunga e fortunata carriera artistica il regista John Landis ha incontrato il pubblico del Festival di Roma per la consueta lezione di cinema della kermesse capitolina. Appuntamento tra i più seguiti ogni anno dal grande pubblico, l'incontro con le star internazionali del cinema, fiore all'occhiello della sezione L'Altro cinema - Extra, quest'anno ha avuto per protagonista uno dei cineasti più amati del mondo cinematografico. Landis non si è risparmiato nel commentare alcune scene indimenticabili dei suoi film più apprezzati, produzioni low budget che si sono rivelate con gli anni dei veri e propri cult per cinefili ma non solo. Abbiamo rivisto insieme a lui, acclamato con calore dalla sala, e al giornalista Mario Sesti, direttore della sezione, sequenze significative di Schlock, Animal House, Un lupo mannaro americano a Londra, The Blues Brothers e il famosissimo videoclip Thriller con Michael Jackson. Strepitoso mattatore, sovversivo e trasgressivo perfino nelle espressioni facciali, Landis ha denunciato agli spettatori le difficoltà produttive che attanagliano oggi le major hollywoodiane, che finiscono per approvare le numerose commedie dal target giovane e rifiutare progetti anticonformisti, che ripiegano poi in nazioni come l'Inghilterra. Nel presentarci la sua commedia dark Burke and Hare il regista ci ha parlato anche del genere più snobbato del cinema, lasciandosi sfuggire osservazioni poco benevole sulla critica. Ma a un intrattenitore speciale come lui gli si perdona questo e altro!

Signor Landis lei ha esordito come attore in alcuni spaghetti western europei. Ci parla di quell'esperienza?

John Landis: Nel film Io sono Valdez ero uno dei tre cattivi, ma non ero un grande attore. Quel film però era dedicato completamente a Burt Lancaster. Io facevo il cattivo insieme ad altri due spagnoli a cavallo. Avevamo i sacchetti di sangue che esplodevano quando ci sparavano. Ricordo che non avvisai mia mamma e dopo che lei vide il film mi chiamò singhiozzando: era disperata! Ho lavorato in Spagna con molti registi italiani, sono venuto nel '68 per lavorare ne I guerrieri, ambientato in Jugoslavia. E' stata un'esperienza fantastica durata otto mesi. Dopo andai a Madrid, dove speravo di trovare lavoro, ma mi indirizzarono ad Almeria, dove gli italiani giravano molti western perché era più economico fare lì le riprese.

Da Shlock a Una poltrona per due la sua carriera gode di successi strepitosi legati soprattutto alla commedia, un genere ancora oggi un po' bistrattato. Come mai secondo lei alla commedia, che gode di ottima salute, non viene riservato lo stesso trattamento critico degli altri generi? John Landis: Credo che la commedia sia semplicemente un genere che non gode di rispetto presso i critici. La verità, a dirla tutta, è che rivedendo alcune scene dei miei film, nessuno meriterebbe un Oscar.

Si deduce che la sua posizione sulla critica sia negativa... John Landis: La critica è una cosa strana, io ho letto critiche fantastiche, ma parlo non solo di cinema. Non è necessario difendere i critici.

Tornando alla commedia, cosa pensa di quella made in Italy? John Landis: Non so se c'è una commedia all'italiana che preferisco. Sicuramente mi piace moltissimo Fellini! Ricordo che mi aveva particolarmente colpito l'episodio che lui aveva diretto per Tre passi nel delirio, un film collettivo basato su tre racconti di Edgar Allan Poe. C'è una scena in cui la star inglese arriva a Roma, viene portata a uno spettacolo televisivo ed è folle... Oggi quando sono arrivato in Italia mi sembrava di essere nel film di Fellini, anche se nel film va a finire male!

E di quelle più recenti hollywoodiane come Juno e Molto incinta? John Landis: Devo dire che la politica di entrambi mi ha offeso. Nel primo la ragazzina protagonista dà via il bambino e sono tutti contenti, l'altro mi è piaciuto, ma è pazzesco perché fa passare un messaggio insensato. Erano indubbiamente entrambi divertenti...
E' questione di numeri: fino a poco tempo fa ogni studio di Hollywood faceva decine di film ogni anno, almeno 50, e in totale se ne producevano a migliaia. La probabilità diminuisce... Prendiamo Jackass 3-D, un film dove la gente si fa male e sul serio. Di fronte al successo di un film del genere un regista dovrebbe spararsi. E' lo spirito del tempo.
Una volta durante la conferenza stampa di un mio film, forse Oscar - un fidanzato per due figlie, un giornalista mi ha parlato dell'imperialismo americano, allora io gli ho chiesto quale fosse in quel momento il film in vetta al botteghino. Lui mi ha detto che non contava. Hollywood è sempre stato al centro del cinema internazionale. Chi sono i grandi registi? Billy Wilder, Alfred Hitchcock... Stiamo vivendo l'appiattirsi della cultura... Oggi i souvenir locali sono tutti fatti in Cina: è un momento strano e i film non funzionano.

Per questi motivi lei è tornato a girare in Inghilterra?

John Landis: Anche! Burke & Hare è un tentativo di fare una commedia vecchio stile della Ealing studios che negli anni '50 aveva prodotti dei noir, film come l'elegantissimo Sangue blu, un film su un serial killer, The Lady Killers con Peter Sellers, dove alla fine muoiono tutti.
Mia moglie e io siamo gli unici americani ad aver lavorato in questa produzione. I protagonisti sono personaggi orribili e intorno a loro ho costruito una commedia romantica, qualcosa di perverso. E lo posso dire: mi piace il risultato!

Torniamo ai suoi debutti: in Schlock, ma anche in film successivi, alcuni dei suoi attori si sono cimentati a interpretare anche dei gorilla. Come fa un attore vestito da gorilla a dimostrare la sua bravura? John Landis: Ho scritto un saggio su questi personaggi... In realtà il risultato dipende molto dai costumi. Se si guardano molti film hollywoodiani, non ci crederete, ma quegli attori si riconoscono eccome! Rick Baker per esempio! Per Gorilla nella nebbia, film del 1988, hanno utilizzato gorilla veri e insieme a loro c'erano gli attori veri con teste finte da gorilla telecomandate, prodotto di sofisticata tecnologia.

Rivedendo la scena di Animal House in cui John Belushi fa incetta di cibo cosa le viene in mente? John Landis: Qualche anno fa ho scoperto da una segnalazione del mio amico e critico italiano Alberto Farina che la Universal aveva cambiato la musica di quella scena nel DVD italiano: la sequenza perdeva completamente il senso così! Non c'erano stati problemi con la videocassetta, ma probabilmente non era stato possibile acquistare i diritti su tutti i brani musicali per il dvd. Mi viene in mente un film, Mr. Rock 'n' Roll: The Alan Freed Story, e mi chiedo se uscirà mai, se passerà in tv perché si basa tutto sulla musica. Quest'episodio mi ricorda quant'è vero che solo il proiezionista ha il privilegio su un film. Più dello stesso regista!

Con Belushi com'era la collaborazione? Era un attore a cui piaceva improvvisare o decidevate insieme sul set?

John Landis: Io non permetto mai a nessuno d'improvvisare e credo che siano pochissimi gli attori che ci riescono, ma in realtà anche in quel caso gli attori sanno già cosa faranno e sanno cosa vogliono comunicare. C'è sempre la possibilità d'interpretare una scena come se si improvvisasse. John Belushi aveva un volto incredibile che gli permetteva di trasmettere emozioni pazzesche. Di attori così ce ne sono pochi, mi viene in mente il nome di Sam Cook... Animal House era ambientato nel '62 anche se l'abbiamo girato nell''81 nell'Oregon dove non faceva che piovere e John correva e scivolava spesso così un giorno ho ripreso quella caduta. Questi sono i tipi d'improvvisazione legati ai nostri film insieme.

La morte drammatica di Belushi è stata riportata in versioni diverse catturando l'attenzione pubblica. Quanta verità e quanto mistero ci sono su quest'evento? John Landis: La morte di John è stata chiara. Era un tossicodipendente e c'era poco da fare per lui. E' una cosa tremenda: si è ucciso e non ci sono misteri né cospirazioni. E' come per l'assassinio di John F. Kennedy! Io adoro il film JFK - un caso ancora aperto: è un film geniale ma fondamentalmente stupido! Se c'è la religione è perché c'è bisogno di risposte semplici. Per la gente non è che uno può morire e basta, ci dev'essere qualcosa di misterioso ad ogni costo, è un bisogno umano. Forse quella sera John di droga ne aveva presa troppa e trovo che prendersela con la spacciatrice sia patetico. Io non capisco invece perché le persone non vogliono le cose semplici. E' come l'affare iracheno successo poco tempo fa a Bush: io vivo a Beverly Hills, ma lo sapevo che in Iraq non c'erano armi nucleari ed è folle pensare che lui invece non ne sapesse nulla. Questa storia mi fa pensare al momento in cui nei film Willy il coyote alza sempre lo sguardo mentre sta per essere devastato da un macigno! La gente è disposta a credere a qualsiasi cosa, basta dirgliela!

Da The Blues Brothers a Thriller, dal musical al videoclip abbiamo visto momenti musicali indimenticabili. Se dovesse indicare le regole per firmare al meglio scene del genere quali segnalerebbe?

John Landis: Innanzitutto quando si fanno i video la cosa è facile se c'è una buona canzone. Se il video è fantastico e la musica fa schifo, a chi fregherà del video? Pensiamo a Fred Astaire: lui aveva un contratto che prevedeva inquadrature dalla testa in basso ed era una cosa giusta. Avete visto Chicago? Richard Gere non sa ballare e le sue scene musicali andrebbero tagliate...Bob Fosse, Gene Kelly furono prima di tutto coreografi e per questo furono anche bravi a dirigere ballerini!
Ripensando a Thriller, l'ho girato solo con due macchine da presa sul dolly, una era puntata su Michael Jackson e le ragazze e l'altra era fissata per un piano americano. La verità è che la ripresa dura solo un minuto e mezzo e il montaggio fa uscire fuori quel risultato. Ma l'ho potuto fare perché il protagonista era Michael Jackson.

Rivedendo alcune scene di Un lupo mannaro americano a Londra e di Thriller, si ha l'impressione che ciò che fa paura e ciò che fa ridere siano due cose molto simili. Crede che sia così? John Landis: Le due scene della trasformazioni si assomigliano anche se nel primo la mutazione del protagonista avviene alla luce, nel videoclip invece al buio, nel primo inoltre sentiamo sullo sfondo Bluemoon, nel secondo Thriller. Credo che tutto sommato commedia e tragedia siano molto vicine. Una volta a una domanda simile Mel Brooks ha risposto: "la commedia è quando una persona anziana che porta la spesa pesante cade e fa cadere tutto mentre la tragedia è quando mi rado la barba e mi taglio"! Ogni cosa va sempre contestualizzata.

Come aveva lavorato agli effetti speciali?

John Landis: Avevamo usato un costume in lattice per il protagonista e utilizzato dei peli che tiravamo da una specie di cuffia. Avevamo girato la scena e mostrata poi al contrario. L'illusione cinematografica è semplice! Chi adesso studia cinematografia sa per esempio che tecniche digitali usare. Io ho fatto molti film in cui si faceva di tutto per tagliare delle cose! Per esempio in Burke & Hare abbiamo tolto da un edificio antico un impianto di aria condizionata senza la digitalizzazione ma semplicemente facendo spostare gli attori in modo da coprire le antenne e il resto. Ci sono tantissimi trucchi da poter usare. Tornando a Un lupo mannaro americano a Londra ricordo che dovevamo girare la scena in cui protagonista vede la luna piena e l'abbiamo girata utilizzando un cartoncino dipinto e illuminato. Queste tecniche si stanno perdendo per via della pigrizia. Io sono molto grato al digitale perché in alcuni casi ci pensa il computer a mettere a posto le cose, ma è sempre meglio avere un bravo operatore.

I suoi film più popolari sono opere trasgressive e anticonformiste. Secondo lei quali sono i presupposti per parlare oggi in toni sovversivi? John Landis: Nel cortometraggio surrealista muto Un cane andaluso c'è la scena del bulbo oculare dal gusto trasgressivo, ma oggi non si può più considerare tale. In alcuni film degli anni '60 e 70 ci sono più scene di nudo e violenza rispetto a oggi!! C'è un episodio che devo assolutamente raccontarvi: qualche anno fa ero a Roma, in un hotel a piazza di Spagna e in tv era in onda Colpo Grosso. All'inizio io pensavo che fosse un quiz! Ho riso tantissimo nel momento dello strip tease. Non c'era pudore, ma era così buffo. Oggi però non lo sarebbe più! Io ho sempre cercato di essere sovversivo, ma è un tono che dipende dal film. I fratelli Marx sono dei veri radicali... Quinto Potere se lo riguardiamo, ha perso la trasgressività perché tutto quello che metteva in scena poi si è realizzato. Lo stesso vale per film come Re per una notte, Taxi Driver... E' difficile scioccare quando le cose sono così strane, ma dipende. Mi viene in mente Vogliamo vivere con Carole Lombard, girato ad Hollywood negli anni della II Guerra Mondiale, quando ancora non si sapeva nulla dei campi di concentramento. Quando uscì il film nel dopoguerra, ormai si sapeva tutto e le battute non furono trovate divertenti dal pubblico.

Il concetto di trasgressione quindi è anche legato al tempo? John Landis: Stiamo diventando sempre più conservatori. Quando i politici si candidano mentono, io non sono in grado di farlo. Un brillante saggista degli anni '20 ha detto "Nessuno rimane impunito. Nessuno ha mai sottovalutato il pubblico americano..." Noi abbiamo sempre paura e per questo c'è bisogno di ridere, di cose che facciano ridere, che siano intelligenti o stupide.