Joe Bell, la recensione: Mark Wahlberg a piedi per gli Stati Uniti in memoria del figlio gay

La recensione di Joe Bell: il film con Mark Wahlberg appena uscito su Sky e Now, racconta la storia vera di un uomo che travolto dai sensi di colpa, decide di andare a piedi dall'Oregon a New York per parlare del bullismo in memoria del figlio gay.

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Joe Bell: Reid Miller e Mark Wahlberg in una scena del film

Cosa spinge un uomo dell'Oregon ad attraversare a piedi gli Stati Uniti e dirigersi a New York? Come vedremo nella recensione di Joe Bell, il film diretto da Reinaldo Marcus Green con protagonista Mark Wahlberg e disponibile da metà agosto su Sky e su NOW, lo scopo di rendere omaggio e giustizia all'adolescente figlio gay, e cercare di trasmettere alla gente gli atroci pericoli del bullismo, sono solo i motivi principali ed esteriori che lo hanno spinto all'impresa. Ma conta molto anche il fatto di fare i conti con se stesso. Un film emozionante per un tema decisamente scottante, sceneggiato da Diana Ossana e Larry McMurtry (scomparso lo scorso anno), gli stessi sceneggiatori di I segreti di Brokeback Mountain, ancora più delicato ed emozionante perché tratto da una storia vera.

A piedi attraverso gli Stati Uniti contro il bullismo e in memoria del figlio

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Joe Bell: una scena del film

La storia raccontata in Joe Bell risale al 2013, quando l'uomo lascia la sua casa (con moglie e figlio) e il suo lavoro presso una fabbrica nella piccola cittadina di La Grande, nell'Oregon, per mettersi in viaggio a piedi verso New York. Un gesto clamoroso in memoria del figlio, il quindicenne Jadin, che a un certo punto non ce l'ha fatta più a essere oggetto di un insistente e pesante bullismo a scuola, e ha deciso di farla finita travolto da una vita impossibile. Un ragazzo creativo, amato (a volte segretamente) da chi era più sensibile, ma oggetto di derisione per quasi tutti gli altri per la sua diversità, come fosse una condizione da fargli pagare a tutti i costi. Ma oltre che per rendere omaggio al figlio, a muovere Joe in questa missione sono i tanti rimpianti per non averlo capito e difeso fino in fondo. Durante il suo percorso per sensibilizzare l'opinione pubblica troverà difficoltà, problemi, ma anche tanta solidarietà e comprensione.

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Un Mark Wahlberg intimo fra rimpianti e sensi di colpa

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Joe Bell: una scena del film

Chi pensa al solito Mark Wahlberg macho o action man, sarà sorpreso dal trovare una versione inedita dell'attore, molto più intima e sofferta. E ottimamente riuscita. Anche se il suo punto di partenza è sempre quello dell'uomo forte, marito e padre che comanda in famiglia e non esita a ricorrere alle maniere spicce o ad alzare la voce quando serve. Ma quando il figlio adolescente Jadin (Reid Miller) gli rivela di essere gay, e soprattutto gli espone l'enorme peso che questo comporta nei rapporti con gli altri, che lo rendono spesso oggetto di scherno a scuola, la reazione del padre è di una tolleranza quasi di maniera, affettuosa ma non decisamente convinta.

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Joe Bell: Reid Miller in una scena del film

Quando la vicenda prenderà una svolta drammatica, Joe Bell si renderà conto di non aver compreso fino in fondo i sentimenti del figlio, sarà sopraffatto da rimpianti e rimorsi per non avergli davvero dato quello di cui il ragazzo aveva bisogno. In un impeto di rivalsa, ma in realtà per colmare quel senso di colpa che avverte sulle spalle per non avere amato del tutto il figlio e capito i suoi tormenti, deciderà di porre rimedio perché non succeda ad altri quello che ha dovuto subire il ragazzo. Una missione ai limiti dell'impossibile, a piedi attraverso gli Stati Uniti, non solo per rendere nota la storia del figlio, ma per mettere tutti in guardia dal bullismo che uccide psicologicamente.  

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Joe Bell: una scena del film

Il bisogno di sapere di essere amati e accettati

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Joe Bell: Reid Miller in una scena del film

Il film di Reinaldo Marcus Green è abbastanza efficace nel descrivere il percorso psicologico di Joe Bell. L'uomo è convinto di aver giocato un ruolo nel suicidio del figlio, si è reso conto troppo tardi della sua immane solitudine, non lo ha protetto abbastanza. E travolto dai sensi di colpa e dai rimpianti di non aver mai capito se è riuscito davvero a trasmettere il suo amore, cerca di convincere chi vive questa condizione nell'ombra a emergere senza paura. A dare un'accettazione attiva, vera e reale, quella che lui non aveva saputo dare fino in fondo.

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Joe Bell: Connie Britton in una scena del film

A lottare contro le discriminazioni, perché a fare la differenza è il bisogno di sapere di essere amati e accettati, soprattutto quando si tratta di teenager ancora fragili, senza la forza necessaria per sopportare le vessazioni e lasciarsi scivolare senza traumi i giudizi della gente. Anche la meta di New York non è scelta a caso, perché era la città in cui suo figlio sognava di vivere libero dai pregiudizi. Un vicenda di rispetto e di inclusività, che però diventerà ancora più commovente e straziante quando avrà un ulteriore aspetto tragico.

Un approccio non lineare che provoca disorientamento

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Joe Bell: Mark Wahlberg in una scena del film

Non tutto però fila liscio dal punto di vista cinematografico. Reinaldo Marcus Green segue i personaggi da vicino, senza virtuosismi o eccessi, ma sceglie di rivelare i particolari in corso d'opera con un approccio non lineare, fluttuando tra diversi piani temporali. E forse qui esagera, creando soprattutto confusione più che emozione, finendo per non approfondire alcuni temi importanti, tanto che all'inizio si può rimanere disorientati dalle scelte di Joe, senza avere ancora conosciuto il processo che lo ha portato a certe decisioni. Questo crea una fastidiosa sensazione di disomogeneità, che finisce per soffocare un po' le emozioni e annacquare il messaggio che rimane comunque forte e chiaro.

Conclusioni

Concludiamo la recensione di Joe Bell, affermando che la ricostruzione della storia vera di un padre che afflitto dai sensi di colpa per non aver amato e aiutato fino in fondo il figlio gay, decide di intraprendere una clamorosa impresa, funziona egregiamente sul piano del discorso emozionale, grazie anche alla bravura degli interpreti. Ma lo sviluppo attraverso vari piani temporali finisce per generare un senso di disorientamento in alcuni passaggi.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.6/5

Perché ci piace

  • La bravura di Mark Wahlberg in un ruolo al di fuori dei suoi canoni tradizionali.
  • Il forte messaggio contro il bullismo.
  • La capacità di emozionare con una storia vera.

Cosa non va

  • La scelta di raccontare la vicenda attraverso vari piani temporali rischia di generare un po’ di confusione.