Il 19 novembre 2022, l'attrice statunitense Jodie Foster spegne sessanta candeline. Lungo la sua carriera ha avuto modo di collaborare con grandi autori del panorama internazionale (come Woody Allen, Roman Polanski o Martin Scorsese) e interpretare ruoli indimenticabili. Osannata sulle scene come una bambina prodigio (il suo primo ruolo risale a quando aveva appena tre anni), Foster cresce professionalmente nel vivaio Disney per poi affrancarsi grazie a progetti decisamente più coraggiosi. Una caratteristica che denota grande carisma e personalità, sia dentro che fuori dalla sala cinematografica. L'attrice infatti non ha mai nascosto il suo orientamento sessuale e i suoi interessi legati alla cultura delle lingue, coltivati parallelamente alla sua professione.
Jodie Foster si è sempre prestata a progetti di diverso genere senza risparmiarsi, passando dalle commedie ai thriller ad alta tensione, lavorando nella fantascienza e nel melodramma. Sono tutti film che riescono a mettere in luce il suo carisma poliedrico e che spesso meritano di essere riportati alla mente e agli occhi degli spettatori. Abbiamo quindi deciso di porgere (a distanza) i nostri personalissimi auguri di buon compleanno all'attrice, consigliando cinque lavori (proposti in ordine cronologico) che a nostro avviso sono tra i più riusciti e i più iconici della sua filmografia.
1. Taxi Driver (1976)
Nemmeno maggiorenne, Jodie Foster non solo prende parte a un vero e proprio cult senza tempo, ma riesce serenamente a tenere testa a due giganti come Martin Scorsese e Robert De Niro in uno dei film capisaldi della Storia della settima arte. Taxi Driver non ha bisogno di grandi presentazioni. Eppure, tralasciando in questa sede le lodi alla pellicola, è importante notare come la giovanissima Foster sia riuscita a dare vita a un personaggio indimenticabile. Probabilmente il più scottante, iconico e problematico personaggio della sua carriera. Nel film infatti interpreta Iris, una prostituta minorenne. Le complicazioni all'orizzonte sono molteplici: da un lato la Disney che non voleva venisse associato il volto di una delle sue giovani star a quello di un personaggio così scomodo; dall'altro la presenza (più che comprensibilmente imposta dalla madre della ragazza) di uno psichiatra sul set che aveva il compito di accompagnare l'attrice per farle evitare traumi o situazioni di stress psicofisico. In mezzo l'estro di Martin Scorsese e la schizofrenia interpretata da De Niro, in un film dove la violenza (sia fisica che emotiva) sono in costante crescita fino a un'esplosione finale di rara intensità. Jodie Foster è magnetica e respingente al tempo stesso. Prende parte al progetto con grande sicurezza e non lascia minimamente spazio a dubbi o ripensamenti sulle sue capacità attoriali. La prova le frutterà una nomination all'Oscar come miglior attrice protagonista, ma dovrà accontentarsi (si fa per dire) del BAFTA. Il film diventa una pietra miliare e l'attrice si ritrova ben presto al centro dell'attenzione e delle produzioni di tutto il mondo.
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2. Sotto accusa (1988)
Seppur secondo diversi studiosi e critici il film presenti più di qualche problema e faccia fatica a convincere fino in fondo, è importante ricordare Sotto accusa, pellicola diretta da Jonathan Kaplan, perché è il lavoro con cui Jodie Foster conquista il suo primo Oscar come miglior attrice protagonista. Ora, al di là di come la si pensi sul film in sé, è innegabile che la prova dell'attrice nei panni di una donna vittima di stupro e determinata nel cercare giustizia sia destinata a restare negli occhi e nel cuore del pubblico. Sotto accusa vuole mettere lo spettatore a disagio, a volte utilizzando l'arma della retorica per impressionare chi guarda e scandalizzarlo con momenti decisamente forti (uno su tutti proprio quello della violenza sessuale). Foster si presta in tutto e per tutto alla causa e lascia trasparire un vorticoso uragano di emozioni con cui il suo personaggio dovrà fare i conti. Al suo fianco, supportandola egregiamente, c'è anche Kelly McGillis nel ruolo di un'avvocatessa pronta (o almeno così sembrerebbe) ad aiutare e affiancare la protagonista nella sua strada verso la giustizia. L'alchimia tra le due funziona benissimo e il carisma di McGillis risulta decisamente sincero e genuino probabilmente perché l'attrice è stata a sua volta, per davvero e non per finzione, vittima di un abuso.
3. Il silenzio degli innocenti (1991)
Senza ombra di dubbio, quello diretto dal compianto Jonathan Demme è uno dei thriller più importanti degli anni Novanta, e non solo. Il silenzio degli innocenti, tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Harris, basa tutta sua forza sull'intensità delle emozioni. In maniera un po' inusuale per il genere di riferimento, il film si spinge vicino ai suoi interpreti, prediligendo primi e primissimi piani perfettamente restituiti dai due personaggi principali: il sinistro Hannibal Lecter interpretato da Anthony Hopkins e l'agente dell'FBI Clarice Starling, ovvero Jodie Foster. Il successo di critica e pubblico è pressoché unanime. Il film diventa il terzo, dopo Accadde una notte e Qualcuno volò sul nido del cuculo, ad aver vinto i premi Oscar come miglior film, miglior regia, migliore sceneggiatura non originale, miglior attrice (Jodie Foster) e miglior attore (Anthony Hopkins). Foster dimostra quindi non solo di poter tenere testa a un gigante del settore quale è Hopkins, ma che non ha nessuna intenzione di abbassare la presa della sua carriera dopo il successo di pochi anni prima con Sotto accusa. L'attrice infatti si aggiudica nel giro di pochissimo il suo secondo Oscar, e all'epoca non era ancora trentenne.
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4. Panic Room (2004)
Seppur non sia ricordato con grande entusiasmo né dal pubblico più generalista né dagli appassionati del cinema di Fincher, Panic Room è uno dei titoli più iconici all'interno della carriera di Jodie Foster. La trappola per topi in cui il suo personaggio resta ingabbiato e nella quale dovrà cercare di sopravvivere gestendo tensioni e relazioni con la figlia (una giovanissima Kristen Stewart) e rapinatori (capitanati da Forest Whitaker) diventa il riflesso di una società, quella statunitense, ossessionata dalla paranoia e dal senso di costante insicurezza figlio dell'11 settembre. Il film infatti si nutre di un sentore diffuso e comune tra i cittadini americani di quegli anni. David Fincher è molto abile nel gestire la tensione costruendo un climax lento ma inesorabile. Foster regge sulle proprie spalle la scena per praticamente l'intera durata della pellicola e non fa minimamente rimpiangere l'assenza di Nicole Kidman, la quale era stata originariamente scritturata per la parte ma dovette abbandonare il progetto a causa di un infortunio in cui incappò durante la produzione di Moulin Rouge!. Tra l'altro, durante la produzione del film Jodie Foster rimase incinta. Fortunatamente però, la gravidanza non subì ripercussioni dovute ai ritmi frenetici di lavoro e anche la produzione riuscì a concludersi senza particolari intoppi di continuità.
5. Carnage (2011)
Dopo una carriera in cui, tra gli altri, Jodie Foster ha avuto il piacere e l'onore di poter collaborare con registi del calibro di Martin Scorsese, Woody Allen, David Fincher, Jonathan Demme, Robert Zemeckis, Claude Chabrol o Spike Lee, nel 2011 l'attrice prende parte a un progetto diretto da Roman Polanski. In maniera altrettanto claustrofobica ma decisamente meno intensa di Panic Room, Carnage è una commedia grottesca in cui quattro personaggi si ritrovano bloccati in un appartamento a discutere su una vicenda che riguarda i loro figli. Jodie Foster recita al fianco di Kate Winslet, Christoph Waltz e John C. Reilly. Lei e Winslet ottennero entrambe una nomination come migliori attrici in una commedia ai Golden Globe, ma il premio venne poi assegnato a Michelle Williams per il film Marilyn. Presentato in concorso al Festival di Venezia, Carnage è tratto da un'opera teatrale ma viene magistralmente adattato per il grande schermo da Polanski che firma un ritratto cinico e caricaturale della borghesia statunitense, abitata da personaggi pieni di ipocrisie e falsità, privi di veri valori e basati su alcune convinzioni che presto si dimostreranno fragili e fallaci. Un vero e proprio gioiello da (ri)scoprire.