Jafar Panahi presenta il suo Oro rosso

Il regista iraniano Leone d'oro nel 2000 è stato a Roma per presentare la sua ultima fatica, osteggiata in patrai come tutto il cinema indipendente.

Segue la proiezione in anteprima del film di Jafar Panahi una conferenza stampa con il quarantaquattrenne regista ospite d'onore. Panahi non si risparmia nel rispondere alle domande dei giornalisti, e quel che ne esce è il ritratto di un cineasta molto coraggioso, oltre che talentuoso.

Quanto è difficile fare cinema oggi in Iran?

E' sicuramente difficile per chi vuole rimanere indipendente, e fare i film che vuole. Io ho cercato di farlo e ne ho pagate le conseguenze. Spero di poter continuare a pagarle. Stiamo vivendo un periodo particolarmente pesante in questo senso: il potere vuole schiacciare quelsiasi forma d'indipendenza.

Qual è il prezzo da pagare?

Il prezzo che si paga è la difficoltà nell'ottenere le autorizzazioni per poter distribuire i film in Iran. Un cineasta realizza un film in un paese, per quel paese. Se non può mostrarlo lì, è come se non l'avesse mai girato. Finisci per sentirti isolato.. e perché tocca tematiche socieli, come me, il problema è amplificato.

All'estero, alle rassegne internazionali, si riescono a vedere questi film d'autore iraniani. Ma nei cinema iraniani cosa si vede? Propaganda, musicali, com'era dieci anni fa?

In Iran vengono realizzati film di tutti i generi, come nel resto del mondo. C'è bisogno di tutti i tipi di film, una mano lava l'altra, e tutti i tipi di film andrebbero distribuiti. In Iran però c'è chi decide cosa devi vedere.
Di Oro rosso si è parlato molto, ci sono stati dibattiti e polemiche, e se uscisse in Iran probabilmente sarebbe un grande successo commerciale.

Ma uscirà? O bisognerà aspettare che circoli il DVD?

Io posso raccontare le mie esperienze personali. Il cerchio ora è diffuso in DVD, ma è stata dura anche portarlo a Venezia.

Quando intendi girare un film in Iran, la prima autorizzazione che devi ottenere è basata sulla sceneggiatura. Porti lo script alla Commissione Valori del Ministero dell'Orientamento Islamico e aspetti (nove mesi, per Il cerchio) che ti autorizzino, poi puoi girare. Finito il film, devi portare la pellicola al Ministero, e anche per mostrare i film sul circuito internazionale devi essere autorizzato. Io andai a Venezia con Il cerchio perché lo volle il direttore della Biennale e perché cinquanta tra i più importanti cineasti iraniani indirizzarono una lettera aperta alle autorità pubblicata sulla stampa indipendente. La Commissione continuò a insistere che tagliassi e io continuai a rifiutare. Una settimana prima dell'inizio dei lavori della Mostra arrivò finalmente l'autorizzazione.
Anche per autorizzare Oro rosso mi chiedono dei tagli che io non sono disposto a fare.

Ad esempio, quali scene del film vogliono che siano espunte?

Quella della retata alla festa, in cui si vede che le feste sono proibite in Iran, o quella in cui si vede che il protagonista fuma le sigarette "57"; e l'altro personaggio dice che sono troppo forti per lui, al che Hossein ribatte che sono troppo forti anche per lui.
Le sigarette si chiamano così in onore dell'anno 1957, che in Iran fu quello della rivoluzione.