Serena Rossi è Mia Martini nel biopic Io Sono Mia, omaggio alla grande interprete di iconiche canzoni come Minuetto o Almeno tu nell'universo, diretto da Riccardo Donna e adesso al cinema fino al 16 Gennaio. L'attrice di origine napoletane, che negli ultimi anni abbiamo visto protagonista di numerose pellicole, anche come doppiatrice delle ultime pellicole Disney più amate, si è calata nel difficile ruolo di Mimì Bertè, in un viaggio che va dagli anni '70 - all'inizio della carriera della Martini - fino al 1989, anno che ha visto protagonista il suo ritorno sulle scene al Festival di Sanremo dopo essersi isolata e privata della musica per quasi quindici anni. Come spieghiamo anche nella nostra recensione di Io sono Mia, distrutta dall'orribile diceria messa sul suo conto, Mia Martini decise di ritirarsi dalle scene piuttosto che continuare ad essere umiliata in quel modo. Ma l'amore per la musica è sempre stato più grande e, fino alla fine, Mia Martini non ha smesso di cantare e di ascoltare la sua voce.
Serena Rossi, con estrema utilità e grande dedizione, ha cercato di immergersi, di interpretare le mille sfumature di un'artista tanto forte quanto fragile, tenace e al tempo stesso stanca. Una donna ribelle e unica, simbolo della musica italiana in tutto il mondo. "Per prepararmi ho studiato, tanto. Si fa una ricerca accurata cercando di raccogliere tutti i dettagli. Leggendo biografie, interviste, articoli dell'epoca. Ho ascoltato interviste, visto video interviste, performance audio e video. Mi sono nutrita di Mia Martini con Mia Martini per mesi." Ci racconta Serena, che abbiamo incontrato proprio in occasione della presentazione del film alla stampa. "Il provino lo feci tre anni fa per questo film che, inizialmente, rimase un progetto congelato che non ho voluto più affrontare perché non volevo prepararmi per qualcosa che non sarebbe andato in porto, rimanendoci male il doppio perché sapevo che ci avrei tenuto troppo. Quando poi è arrivata concretamente l'occasione ho iniziato a studiare come una matta e l'ho fatto per serietà d'attrice ma anche per rispetto nei confronti di una donna, di un personaggio realmente esistito. Ho avuto paura di sbagliare, di non renderle giustizia. L'ho fatto spinta dall'amore e dal cuore. Non l'ho voluta imitare, sarebbe stato impossibile per me come per chiunque. Impossibile imitare il suo modo di cantare derivato anche una vita difficile, una vita che non ho vissuto realmente. Ho cercato di immedesimarmi, come è giusto che un attore faccia, nei suoi panni e di vivere la sua vita, le sue emozioni, le sue gioie, aspettative, delusioni e arrabbiature. Ho cercato di vivere tutto questo ed è stato un dono, per quanto faticoso, lo rifarei altre mille volte."
L'importanza delle parole
Io sono Mia non vuole semplicemente essere un biopic o un omaggio a Mia Martini. La pellicola di Riccardo Donna, non ci restituisce semplicemente il ritratto complesso e sfaccettato di una grande donna, ma cerca di portare a riflettere lo spettatore su quella che è stata la grande tragedia che ha visto coinvolta la Martini: una carriera distrutta, una vita spezzata per colpa di una bugia. E Serena Rossi si augura che questo film possa davvero insegnare qualcosa. "Io spero che questo film ci insegni e ci ricordi che è importante ascoltare davvero e guardare davvero le persone, senza pregiudizio. Aprire il cuore all'ascolto, cosa che non è stata fatta con lei. Mia Martini ha subito questa cosa, senza mai difendersi, senza mai arrabbiarsi. Gli amici glielo hanno rimproverato tante volte ma a lei non interessava, non era questa lotta che le interessava. Lei si è ritirata in silenzio, con grande dignità, ad ascoltare la sua musica, in campagna. Come dice nel film "Meglio reclusa che umiliata", perché le hanno fatto delle cose veramente terribili. Non la nominavano nemmeno, se non chiamandola "la sorella di Loredana Bertè". Si cancellavano le feste se veniva invitata, si svuotavano i locali quando arrivava, i cantanti non andavano ai Festival dove c'era pure lei."
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Sembra quasi impossibile poter immaginare che una persona, una donna con il cuore così grande come quello della Martini, simbolo di emancipazione e indipendenza sullo scenario sociale e musicale di un'Italia degli anni 70/80, venga perseguitata da una cattiveria così grande e feroce. "Le è stata tolta la libertà di esprimersi, che è la violenza più grande e ingiusta che una persona possa subire. Chi siamo noi per dire cosa una persona possa o non possa fare. Spero, come ha detto il regista Riccardo Donna, che questo film sia letto come un nostro modo per chiederle scusa, anche da parte di chi c'era e non ha fatto abbastanza. E da parte di chi non c'era, spero che possa scoprire un'artista che non conosce, una musicista incredibile, una donna di carattere che faceva paura anche per questo." E chissà se non sia stato proprio questo a portare la Martini ad essere un personaggio scomodo per una società anche del tutto incapace di accettare un personaggio femminile come quello incarnato dalla cantautrice di origini calabresi. "È stata punita per questo, perché lei voleva semplicemente fare quello che le piaceva. Un esempio di donna tenace, fedele a se stessa. Una donna che col tempo ha imparato a dire, appunto, Io Sono Mia e decido io cosa fare della mia vita."
Riconoscersi in un'artista
Dagli anni settanta ai novanta, Mia Martini ha cambiato spesso volto, look, andando a braccetto con la moda del tempo ma senza mai rinunciare al suo estro, passando dai colori più accesi a quelli più scuri. Ricca di collane e bracciali, amava portare i capelli lunghi, sciolti e ribelli, sebbene conserviamo tutti quanti un'immagine dell'ultima Mia Martini con il suo taglio più corto e le sopracciglia folte. "Negli ultimi anni della sua vita lei le sopracciglia le portava veramente tanto folte." Ci racconta la Rossi. "Lei che aveva sempre avuto un rapporto conflittuale con il suo papà, a un fotografo o un truccatore che le disse di assottigliarsi le sopracciglia, disse di no, perché il suo papà le aveva così e lei voleva assomigliare a lui. Quando mi hanno raccontato questo episodio mi sono veramente commossa. Nel film ci sono diverse Mia Martini, ma sicuramente quella che mi appartiene di più è quella mediterranea, che più ricorda i miei stessi caratteri".
Come molti artisti italiani che, nonostante la loro scomparsa o il non averli potuti vivere abbastanza, continuano ad essere delle icone senza tempo per molte generazioni, anche Mia Martini e il suo timbro di voce tanto particolare, conservano un posto eterno nella storia del cultura della società italiana. Genitori che tramandano la bellezza di alcuni artisti ai figli che, un domani, faranno lo stesso con i propri. Ed è esattamente quanto successo alla stessa Serena Rossi. "Mia mamma aveva un cd di grandi successi di Mia Martini, quindi da bambina ho ascoltato veramente tanto le hit degli anni '70, oltre a quelle arrivate negli anni '90 che sono legate alla mia radice napoletana, quelle con Enzo Gragnaniello e Roberto Murolo, Cu'mme!"