Armatevi di pazienza. È questo il consiglio che sentiamo di dare all'inizio della nostra recensione del quarto episodio di Invasion. La serie creata da Simon Kinberg e David Weil, disponibile su Apple Tv+ con rilascio settimanale, dopo averci presentato i primi tre episodi in una volta sola, prosegue il suo racconto su un'invasione. Lo continua a fare in maniera coerente e atipica, come ci aveva abituato sin dall'inizio, concentrandosi sui personaggi principali e lasciando che la narrazione proceda con i suoi tempi dilatati. Una scelta che, nonostante possa spazientire una parte del proprio pubblico, rende Invasion una serie davvero tragica e ricca di drammatica, dove ad essere invasa, più che il pianeta Terra, è soprattutto l'umanità.
Piccoli passi avanti
Dopo due episodi largamente introduttivi e un terzo che ha iniziato a definire gli sviluppi della trama, questo nuovo capitolo della prima stagione di Invasion prosegue il suo racconto attraverso quattro punti di vista, compiendo dei leggeri passi in avanti e concludendosi, come nella migliore tradizione, con un cliffhanger che lascia ben sperare per il futuro. Tramite i quattro personaggi (ancora assente lo sceriffo Tyson di Sam Neill), ognuno con la propria storyline, lo spettatore riuscirà a cogliere, attraverso piccoli indizi e nuove rivelazioni, come sta procedendo l'invasione aliena. Il clima di paura ed emergenza lo sta vivendo sulla propria pelle Aneesha con la sua famiglia, il gruppo più inserito all'interno degli eventi più movimentati. Con lei, ancora shockata e arrabbiata dal tradimento del marito Ahmed, lo spettatore potrà ritrovare le caratteristiche più canoniche di un racconto di un'invasione aliena. Il lutto è motore trainante anche di Mitsuki, intenta a capire cosa sia successo alla sua ragazza nella navicella spaziale esplosa. La sopravvivenza, invece, è ciò che smuove il militare Trevante, l'unico dei protagonisti finora ad aver osservato da vicino una delle creature aliene, e Caspar, insieme al gruppo di giovani studenti precipitati durante la gita scolastica.
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Il singolo e l'insieme
Il vero punto di forza di una serie come Invasion sta proprio nell'equilibrio di un duplice punto di vista. Prese singolarmente, le quattro storyline parallele costituiscono un'ossatura in cui a prevalere è il discorso umano. Sono storie emotive, che raccontano una situazione interiore e compiono uno studio dell'animo attraverso i personaggi. Densi di dramma, sono quattro racconti che sembrano potersi sorreggere sulle proprie gambe. Cambiando il punto di vista, però, e unendo le storie come parte di un unico mosaico, si ha però una rappresentazione apocalittica, lenta ma inarrestabile, dell'invasione aliena. Il singolo e l'insieme diventano due facce della stessa medaglia, dove se è vero che da una parte l'interesse degli sceneggiatori è rivolto innanzitutto alle persone, dall'altra lo spettatore viene spinto a ricostruire le vicende. Invasion prosegue nella rinuncia allo spettacolo e all'azione pura, per quanto non manchino alcuni momenti più adrenalinici, in favore della ricerca di un'empatia che possa elevare i personaggi e trasformarli in punti di riferimento.
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Il re è morto
Si intitola "Il re è morto" questo quarto episodio della prima stagione e arrivati quasi a metà (gli episodi saranno dieci in totale) si ha la sensazione che il flusso del racconto sia continuando a fluire. È una candela che brucia molto lentamente, ma dalla fiamma viva, quella che ci presenta Invasion. Evitando le grosse rivelazioni, la serie sceglie di mantenere un ritmo costante, introducendo misteri da svelare e ponendo i primi collegamenti da scoprire. In questo quarto episodio non mancano le nuove scoperte e alcuni cambiamenti che lasciano aperte le porte di uno sviluppo interessante, anche se si sente la necessità di un appagamento, riguardo la parte più fantascientifica della storia, maggiore per il futuro. Al momento, però, permane l'atmosfera tragica, di fine del mondo imminente che solo lo spettatore percepisce davvero, costruendo di conseguenza un gioco di percezione che ne aumenta la portata drammatica. Il rischio che Kinberg e Weil hanno preso rende la serie un prodotto di ottima fattura, grazie anche a una recitazione sentita e un'ottima estetica che non mette in mostra i limiti di una produzione televisiva, ma potrebbe diventare un'arma a doppio taglio. Ma dopotutto è questo il bello di prendersi dei rischi, evento che nella maggior parte delle produzioni audiovisive è ancora più raro di un'invasione aliena.
Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione del quarto episodio di Invasion sottolineando come la serie creata da Simon Kinberg e David Weil stia proseguendo un racconto colmo di dramma e tragicità concentrandosi sul lato umano e dosando cautamente le informazioni e i colpi di scena. L’invasione aliena, ancora troppo sullo sfondo, è una presenza percettibile ma non esplicitata: sta allo spettatore scegliere se unire gli indizi attraverso le quattro storie proposte o concentrarsi sul singolo personaggio. Non si può che apprezzare il rischio di scrittura, che unito a un’ottima messa in scena e a un cast riuscito, rende Invasion una serie atipica nel panorama attuale. Nei prossimi episodi ci aspettiamo sviluppi ancora maggiori di quanto visto in questo quarto episodio.
Perché ci piace
- L’ottima messa in scena dona un piacevole realismo e una grande atmosfera alla serie.
- Il cast si conferma riuscito nel dare vita a personaggi sofferenti.
- Con il suo ritmo dilatato, Invasion dosa gli sviluppi e i nuovi misteri.
- Sta allo spettatore ricostruire la macrotrama dell’invasione, attraverso le vicende dei singoli: un approccio che qui trova un piacevole equilibrio.
Cosa non va
- Manca un po’ il senso dello spettacolo e l’adrenalina pura, tanto da poter allontanare lo spettatore che vorrebbe qualcosa di più in questo senso.