Finalmente, in Kung Fu Panda 3, Po torna con nuove avventure: si ricongiunge col papà naturale Li, raggiunge con lui il suo villaggio d'origine, e si trova persino a dover insegnare l'arte del kung fu ai suoi imbranati compagni. Tutti insieme per poter sconfiggere il crudele spirito maligno Kai.
Con la sua espressione svagata da eterno ragazzino, Fabio Volo racconta ai giornalisti cos'abbia significato per lui prestare la voce al panda più tenero e ostinato di tutti.
Due papà per Po e la famiglia tradizionale
Hai doppiato per la terza volta un personaggio che ha due papà: finalmente il secondo viene a galla. Come hai visto lo sviluppo di questo terzetto?
Fabio Volo: Ovviamente Po non è figlio di due padri che l'hanno adottato o hanno affittato un utero (ride), ma ha un padre biologico che è dovuto scappare, e quindi è stato adottato da questa specie di oca. Però c'è un momento in cui lui si trova con due papà. Parlando dei temi caldi di questi giorni, io da genitore sono sempre più convinto che ciò che serve a un bambino sia un nucleo che lo ascolti e lo faccia sentire amato. Il modello padre-madre non genera automaticamente felicità: se si va da un analista, si scopre che tre quarti dei problemi provengono dal nucleo familiare.
Io feci una volta un seminario con Jodorowsky, e iniziava dicendo: 'Ha fatto più danni la famiglia della bomba atomica'. In questi giorni quindi nessuno sta graffiando qualcosa di perfetto: quando si hanno dei figli si cerca di fare quello che si può, ma i problemi sono già all'interno di questo contesto. E non credo che per un bambino sia così importante la distinzione sessuale, quanto invece il supporto e l'attenzione. Così come in una relazione di coppia: non è importante che sia bionda o mora, ma che ci sentiamo accettati. Quindi Po si ritrova con due papà: uno a cui è affezionato perché condivide con lui tutta una storia da quando è nato, l'altro che rappresenta proprio la sua storia prima ancora che lui nascesse, la sua provenienza. E nel film si trova un equilibrio fra le due cose.
Tu sei anche uno scrittore. Nel doppiaggio conservi una parte creativa?
Un margine molto stretto: non posso recitare mentre doppio; in questo caso devo seguire la recitazione di Jack Black. Anche il disegnatore disegna sulla recitazione dell'attore, quindi io mi trovo all'interno di una scatola più o meno già confezionata. Poi io ho anche questa cadenza bresciana, e i miei maestri spesso mi dicono: 'Se la rifacciamo in italiano è meglio'. Non so se ve ne siete accorti, ma non ho mai fatto dizione: per fortuna adesso vivo a Milano, in casa parlo in inglese, quindi ho un po' perso questa brescianità.
La novità di questo film è anche la regia di Alessandro Carloni. Hai avuto modo d'incontrarlo?
Purtroppo no. Questo per me è un periodo pienissimo: ho un altro film in uscita la prossima settimana, sto girando una serie televisiva, ho due figli, e io e Alessandro non ci siamo incrociati per un pelo. È la legge del filotto: sei single per anni, poi quando trovi una che ti piace sembra che siano tutte pazze di te.
Crescere insieme a Po
Hai due figli ed è cambiato un po' il tuo ruolo dal primo film. Cos'hai preferito del cartone, e quale aspetto vorresti arrivasse ai tuoi figli?
Da un punto di vista narcisistico, non vedo l'ora che crescano perché guardino un cartone animato con la mia voce: adesso sono troppo piccoli, ma spero si realizzino anche Kung Fu Panda 6 e 7. Per quanto riguarda i valori, dico sempre che soprattutto il primo Kung Fu Panda è il film più autobiografico al quale abbia mai partecipato, perché è la storia di questo personaggio goffo, che non ha un talento particolare né una prestanza fisica, ha un destino già preconfezionato dal contesto sociale e familiare, ma lui sogna di diventare un supereroe. Nonostante tutti lo prendano in giro, lui non si lascia condizionare e segue i suoi sogni. Io ricordo quanto i miei amici mi prendessero in giro, e nonostante i risultati continuano a farlo. Poi ho una vita meravigliosa, quindi riesco a sostenere il colpo (ride).
Po nel corso dei tre film è cresciuto. Com'è cambiato il tuo approccio al personaggio?
Ogni volta che guardo il film c'è sempre almeno un momento in cui mi commuovo perché, nonostante lui raggiunga dei risultati, riesce sempre a ottenerne anche degli altri; ma senza mai stare seduto a tavolino con delle strategie. È semplicemente un uomo... cioè, un panda (ride) che accetta il rischio e il salto nel buio. Per questo dico che è molto autobiografico: mi piacciono quell'ingenuità e quel coraggio non pensato. Po cresce in ogni film, ma in fondo rimane sempre lo stesso.
E tu stai crescendo?
Semmai sto invecchiando. Credo però di riuscire a mantenere una mia originalità; spesso mi viene indicata la strada da seguire per essere accettato per un lavoro o per un altro, e nonostante sia una tentazione forte riesco a non avere mai questo desiderio di appartenenza: non ce l'ho con nessuno, né dal punto di vista politico né con la tessera del supermercato.
A parte Kung Fu Panda, quali sono i tuoi film d'animazione preferiti?
Mi sono commosso molto con Up, e mi sono piaciuti Gli incredibili e Madagascar. Invece da bambino ho pianto per Red e Toby nemiciamici; non me ne ricordo altri: quelli di Disney li devo recuperare con i miei figli. Ma Red e Toby nemiciamici mi ha scioccato quasi quanto Incompreso.
Se potessi scegliere tu, quale nuova scena faresti fare a Po?
Beh, dopo i sogni realizzati di kung fu e la riconciliazione con la famiglia, credo che adesso ci si aspetti una fidanzatina.