Infinite, recensione: come (non) reincarnarsi su Amazon Prime Video

La recensione di Infinite, action fantascientifico sull'immortalità disponibile in esclusiva su Amazon Prime Video.

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Infinite: una scena con Mark Wahlberg e Jóhannes Haukur Jóhannesson

Per un curioso scherzo del destino, il 2021 è (anche) l'anno di Antoine Fuqua per quanto riguarda le due maggiori piattaforme di streaming sul mercato europeo: su Netflix c'è The Guilty, remake del thriller danese del 2018 che trasforma una conversazione telefonica in grande strumento di suspense, girato lo scorso autunno in piena pandemia; su Prime Video, invece, c'è il film di cui parliamo nella recensione di Infinite, girato nel 2019 e inizialmente previsto per la sala prima di essere dirottato negli USA su Paramount+, neonata piattaforma di ViacomCBS che arriverà a breve in Italia tramite Sky. Un film, quest'ultimo, arrivato in sordina, senza particolari entusiasmi promozionali, forse segnato dalle reazioni negative in patria, e indubbiamente rappresentativo dell'ultimo anno e mezzo per quanto riguarda la Paramount, major che più di ogni altra ha brutalmente abbandonato su piattaforme titoli rimandati che molto probabilmente non avrebbero avuto il successo auspicato al cinema.

Scontri eterni

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Infinite: Dylan O'Brien in una scena

Infinite è la storia di due fazioni contrapposte di immortali, membri di una specie nota come gli Infiniti, individui che si reincarnano in continuazione e ricordano tutte le loro vite precedenti: ci sono i Credenti, convinti che la loro condizione si un dono divino per migliorare il mondo, e i Nichilisti, che invece la reputano una maledizione e sono disposti a tutto per distruggere la Terra e non dover più avere a che fare con ripetuti cicli vitali. A guidare la seconda fazione c'è Bathurst (Chiwetel Ejiofor), che è alla ricerca di un marchingegno capace di attivare la fine del mondo. La sua ubicazione è nascosta nei ricordi di Treadway, la nemesi di Bathurst, ma c'è un problema: la sua reincarnazione attuale, Evan McCauley (Mark Wahlberg), non riesce a sbloccare del tutto i propri ricordi a causa di vari incidenti fisici di gioventù (e i frammenti confusi che gli ronzano in testa dai tempi della pubertà hanno portato a una diagnosi di schizofrenia), e quindi non è detto che sia possibile recuperare l'arma prima che ci arrivi Bathurst.

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Ricordi confusi (di altri film)

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Infinite: Mark Wahlberg in una sequenza

Se in The Guilty la sensazione di déjà vu è dovuta al fatto che strutturalmente il remake deve aderire pedissequamente all'originale, qui è invece la conseguenza dell'aver scavato, tematicamente e visivamente, in pezzi di cinema del passato, riciclandone le idee senza veramente capire come rielaborarle in modo inedito o interessante. In particolare, il modello palese è Matrix, con Evan al posto di Neo, Bathurst al posto dell'agente Smith e diversi rimandi visivi, inclusa la cultura giapponese (elemento che alcuni critici americani hanno trovato di cattivo gusto dato il coinvolgimento di Wahlberg, che in passato è stato arrestato per crimini razzisti). La trama in teoria è più lineare e semplice rispetto all'opera delle sorelle Wachowski, ma l'approccio tutt'altro che sottile di Antoine Fuqua, che passa da un momento "forte" all'altro senza dare alle scene il tempo di respirare fa sì che il tutto risulti confuso, appena accennato, abbandonato a sé stesso in un oceano di frammenti mnemonici provenienti da altri film e riassemblati in modo casuale.

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Infinite: Mark Wahlberg in una scena

Altro elemento a sfavore, lo squilibrio in termini di direzione degli attori: da un lato c'è Wahlberg, che vorrebbe replicare la performance incredula di Keanu Reeves ma sembra solo in alto mare di fronte ai concetti del film, inespressivo dall'inizio alla fine; dall'altro c'è Ejiofor, che gigioneggia allegramente ma al contempo è attraversato da un'aura seriosa che blocca in parte il divertimento a livello recitativo. È come se ognuno di loro recitasse in un progetto diverso, e lo stesso vale per Jason Mantzoukas, unico elemento tollerabile in quanto lui ha capito di essere in un film che non dovrebbe prendersi troppo sul serio e di conseguenza si muove con un sorriso ironico da una scena all'altra, consentendo al lungometraggio di reincarnarsi provvisoriamente in una forma minimamente coerente e godibile. Poi, però, anche lui si deve scontrare con le altre due incarnazioni, e lì non c'è sorriso che tenga: la durata è sotto le due ore, ma sembra davvero infinita.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Infinite, il film di fantascienza che ha saltato la sala per arrivare direttamente su Prime Video in Europa, sottolineando come sia stata una scelta in fin dei conti giusta, poiché il nuovo lungometraggio di Antoine Fuqua è una confusa accozzaglia di idee provenienti da altri film ben più riusciti e non sa come farsi notare in un oceano di titoli similmente anonimi.

Movieplayer.it
1.5/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • Jason Mantzoukas si è palesemente divertito sul set.

Cosa non va

  • La scrittura è banale e confusa allo stesso tempo.
  • Mark Wahlberg è fin troppo inespressivo.
  • Tutte le soluzioni visive minimamente interessanti sanno di tedioso déjà vu.