Indiana Jones e il Quadrante del Destino è il recente lungometraggio diretto da James Mangold ([Logan - The Wolverine, Le Mans '66 - La grande sfida) che ha portato sul grande schermo, per l'ultima volta, il leggendario cacciatore di tesori interpretato da Harrison Ford. Un progetto che vede al centro della narrazione una tematica importante come il tempo, con il mitico Henry Jones Jr. che arranca, non riuscendo a stare al passo con il progresso, oltre a dover mettere in discussione più volte la sua fama e tempra di fronte ad un invecchiamento inevitabile. Oltre a questo, però, Indiana Jones e il Quadrante del Destino affronta a livello contenutistico il classico viaggio nel passato sfruttando una reliquia particolare ovvero il cosiddetto Quadrante del Destino che fondamentalmente è ispirato ad un reale reperto archeologico conosciuto con il nome di meccanismo di Antikythera. Tra similitudini e differenze, è sicuramente interessante esplorare i pochi dati certi su questo misterioso oggetto, ragionando anche su come è stato sfruttato e manipolato ai sensi della narrazione.
La vera storia
È doveroso, ovviamente, cominciare con la storia vera del meccanismo di Antikythera: si tratta, in particolare, di un enigmatico congegno datato tra il 150 e il 100 a.C. scoperto nel 1900 da un gruppo di pescatori al largo dell'isoletta di Antiktythera (a sud del Peloponneso), specificatamente a 43 metri di profondità in un relitto di una nave mercantile romana. L'oggetto, attualmente conservato al Museo Archeologico nazionale di Atene, a quanto pare, a detta degli archeologi, è il più antico calcolatore meccanico conosciuto con la possibilità di calcolare gli equinozi, i mesi, i giorni della settimana e anche il sorgere del sole. Quello che stupisce, però, è la tecnologia che c'è dietro il reperto che ha portato diversi sostenitori della criptoarcheologia a ritenere il manufatto un OOPArt (Out of Place artifacts), un "oggetto fuori dal tempo" che quindi non avrebbe datazione ellenistica, ma si tratterebbe di un tesoro anacronistico che non dovrebbe esistere nell'epoca di riferimento perché forse proveniente dal futuro.
Indiana Jones e il Quadrante del Destino, James Mangold svela le sue fonti di ispirazione
La finzione che incontra la leggenda
Per quanto riguarda questo ultimo punto, è chiaro che ci stiamo muovendo nel campo delle ipotesi visto che, a conti fatti, la criptoarcheologia è una pseudoscienza che non è ovviamente riconosciuta dall'archeologia tradizionale. Quello che è certo è che la tecnologia alla base del reperto è sorprendente moderna se si pensa che, fino al 1050, non era ancora stato realizzato un calendario meccanico, ma comunque parliamo di strumenti più rudimentali e grezzi rispetto alla complessità del meccanismo di Antikythera. Tra le varie teorie storiche, una delle più affascinanti vede l'oggetto essere stato inventato dal leggendario Archimede in persona nel III secolo A.C. durante il suo soggiorno a Siracusa, perlomeno basandoci su alcune parole di Cicerone. Quest'ultima interpretazione è stata riportata proprio in Indiana Jones e il Quadrante del Destino, con l'aggiunta, chiaramente, di altri elementi di pura finzione visto che, ovviamente, proprio Archimede non ha mai costruito una macchina per viaggiare nel tempo.
Indiana Jones e il quadrante del destino: le opinioni della redazione
Un mistero ancora da risolvere
Chiaramente la sceneggiatura di Indiana Jones e il Quadrante del Destino (scritta in particolare dallo stesso Mangold con Jez Butterworth, John-Henry Butterworth e David Koepp) si fa forza del mistero che aleggia intorno a questo enigmatico reperto, dando un'interpretazione decisamente molto fantasiosa alla questione. In realtà, per come è stato sviluppato il background dell'oggetto e la storia di contorno, bisogna sottolineare che è tutto coerente con la realtà storica, tra l'altro non escludendo a priori il reale funzionamento astronomico di questo strumento, ma ritagliando solo successivamente anche una spiegazione inverosimile per giustificare per l'appunto i viaggi nel tempo. Da sempre l'archeologia è stata d'ispirazione per moltissimi prodotti seriali, televisivi e fumettistici perché si presta molto alla reinterpretazione e reinvenzione e quello che stupisce è che, per quanto nella pellicola di Mangold ci si muova nel campo delle ipotesi più remote, la Storia continua ad essere il pilastro fondamentale sul quale costruire la finzione ovviamente per avvicinare maggiormente l'intero racconto al pubblico.
Al passo con le epoche
Tra l'altro, proprio l'intramontabile Quadrante del Destino, per come è stato concepito e pensato dagli sceneggiatori, conferma un dettaglio già evidente all'interno di Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo. Nel quarto capitolo, infatti, notiamo che al centro della storia ci sono per l'appunto i teschi di cristallo che, nonostante sono stati scoperti nel 1897, hanno raggiunto il loro picco di fama solo recentemente, con la diffusione più capillare di alcune teorie criptoarcheologiche. La stessa cosa vale anche per il quinto titolo e ciò rappresenta un'inversione di tendenza rispetto ai primi tre film dove gli oggetti centrali della trama(ovvero L'Arca dell'Alleanza, le pietre di Shankara e Il Graal) sono miti decisamente più classici e perfettamente coerenti con gli anni 80' in quanto simboli dell'esplorazione archeologica più tradizionale (anche se la connessione con la magia e il soprannaturale è sempre stata presente). Possiamo dire, quindi, che anche a livello tematico, i vari lungometraggi di Indiana Jones hanno seguito i trend e le mode, rappresentando in modo efficace gli anni di riferimento.
Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo: perché (ri)valutare il capitolo più incompreso
Oltre i confini del tempo
In conclusione, però, è opportuno riflettere su un effettivo passo falso che viene compiuto all'interno di Indiana Jones e il Quadrante del Destino e ci riferiamo al viaggio nel tempo che avviene nelle ultime battute del lungometraggio. Ciò che non funziona, in particolare, è mostrare il fantasioso del reperto archeologico in modo così tanto plateale ed esagerato. Il soprannaturale, nel mondo di Indiana Jones, per quanto è stato sempre presente, ha avuto il pregio di essere sempre sussurrato e sottile con tra l'altro Spielberg che ha sempre giocato sul binomio suggestione-irrealtà. La prima incrinatura in tal senso è stata già rappresentata da Indiana Jones e Il regno del teschio di cristallo dove i nostri eroi vengono a contatto con entità extradimensionali, mentre con il Quadrante del Destino si va probabilmente ancora oltre, presentando uno scenario fin troppo fuori da canoni del franchise. Di conseguenza, per quanto la mitica reliquia di Archimede risulta affascinante e ben integrata nella storia, perde tutto il suo potere nel momento dell'utilizzo, travalicando eccessivamente la sospensione dell'incredulità.