Il popolo è minorenne, la città è malata. Ad altri spetta il compito di curare e di educare; a noi, il dovere di reprimere! La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!
Il 1969 costituisce un momento spartiacque per la storia italiana. A settembre, le mobilitazioni degli operai della FIAT danno inizio alla stagione nota come "autunno caldo"; il 12 dicembre, la strage di Piazza Fontana e le bombe scoppiate a Roma aprono il tragico capitolo degli anni di piombo; tre giorni dopo, l'anarchico Giuseppe Pinelli muore in circostanze misteriose durante un interrogatorio a Milano. L'indignazione per la morte di Pinelli è ancora alle stelle quando, il 20 febbraio 1970, nelle sale italiane debutta il film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto: la questura di Milano ne chiede invano il sequestro e da più parti arrivano al regista Elio Petri accuse di aver realizzato un'opera sovversiva, ma il responso del pubblico è straordinario e la rende uno dei maggiori successi dell'annata. Intanto, a maggio il film partecipa al Festival di Cannes, aggiudicandosi il Gran Premio della Giuria e guadagnandosi una visibilità internazionale che, a dicembre, lo farà approdare negli Stati Uniti.
Individuo e società nel cinema di Elio Petri
Anche al di là dell'Atlantico, il biennio 1969/1970 è un periodo di profonde tensioni: in tutto il paese dilagano le proteste contro la Guerra del Vietnam, mentre si fa sempre più serrato il braccio di ferro fra i movimenti pacifisti e per i diritti civili e l'amministrazione di Richard Nixon; il "braccio violento della legge" si abbatte sulle Pantere Nere, con l'omicidio di Fred Hampton e Mark Clark il 4 dicembre 1969; nel maggio 1970, sei dimostranti vengono uccisi durante due manifestazioni studentesche in Ohio e in Mississippi (al primo episodio è dedicata la canzone Ohio di Crosby, Stills, Nash & Young). Insomma, il rovente clima politico a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta contribuisce a spiegare l'entusiasmo che accoglie Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto tanto in Europa quanto in America, dove il 15 aprile 1971 Elio Petri riceve il premio Oscar per il miglior film straniero (all'edizione seguente otterrà anche la candidatura per la miglior sceneggiatura originale).
In effetti, poche pellicole hanno saputo catturare lo Zeitgeist di un'epoca di ribellismo diffuso, di sospetto e risentimento verso l'autorità costituita e di angoscia per la soppressione delle libertà personali, con una forza paragonabile a quella di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Del resto, il rapporto fra l'individuo e un sistema repressivo è un tema-chiave di tutta la produzione di Elio Petri. Romano, classe 1929, critico cinematografico per l'Unità e comunista disilluso fin dall'intervento sovietico in Ungheria, Petri firma il suo lungometraggio d'esordio nel 1961: L'assassino, un anomalo poliziesco interpretato da Marcello Mastroianni. I suoi primi film, I giorni contati e Il maestro di Vigevano, esprimono una visione amarissima dell'Italia del miracolo economico; invece nel 1967, adattando da Leonardo Sciascia A ciascuno il suo, Petri inaugura il sodalizio con il suo co-sceneggiatore Ugo Pirro e con Gian Maria Volonté.
Oscar e cinema italiano, una lunga love story
L'ispettore assassino di Gian Maria Volonté
In Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto convergono dunque l'interesse di Petri per i meccanismi del giallo e del thriller; l'osservazione della società italiana e delle sue contraddizioni più aspre; e quella fascinazione per la follia, il surreale e la dimensione onirica a cui il regista romano aveva già dato sfogo, due anni prima, con l'horror psicologico Un tranquillo posto di campagna. Ad un monumentale Gian Maria Volonté Petri affida il ruolo del protagonista, privo di un nome proprio e a cui i suoi colleghi si rivolgono con l'appellativo di "dottore": un ispettore della polizia di Roma che, nel giorno della promozione a capo dell'ufficio politico, si reca nell'appartamento della sua amante, Augusta Terzi (l'attrice brasiliana Florinda Bolkan), e durante un rapporto sessuale le recide la gola con un rasoio. Senza preoccuparsi di occultare le tracce della propria colpevolezza, ma anzi dopo aver disseminato di indizi in luogo del delitto, il dottore si reca al lavoro come se niente fosse.
Scandito dal famosissimo tema musicale di Ennio Morricone, con l'incedere ritmato di un mandolino che conferisce cadenze ironiche ad azioni e movimenti dei personaggi, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto adotta pertanto la struttura di una detection capovolta: Gian Maria Volonté, che in A ciascuno il suo interpretava un improvvisato detective in un paese in provincia di Palermo, qui è invece il poliziotto siciliano che ha fatto carriera nella capitale e ora, avviluppato dal delirio d'onnipotenza del proprio ruolo, si trasforma in un assassino, per poi partecipare lui stesso alle indagini nel tentativo di mettere gli inquirenti sulla pista giusta. È il paradosso al cuore della trama del film: un omicida che sembra far di tutto per essere scoperto, ma che in quanto rappresentante dello Stato è destinato a rimanere 'insospettabile' e deve accettare di trovarsi al di sopra della legge.
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La commedia del potere
"Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano": l'epigrafe di Franz Kafka è posta in chiusura di un racconto in cui Petri riversa una cocente sfiducia nei confronti delle istituzioni e di uno Stato che non esita ad esibire il suo aspetto più feroce e spregiudicato, specialmente verso i giovani attivisti e la "controcultura" sessantottina. "La repressione è il nostro vaccino! Repressione è civiltà!", proclama il dottore, fra applausi scroscianti, nel proprio discorso di insediamento. E Volonté indossa alla perfezione la maschera minacciosa del potere, con un istrionismo che aderisce appieno al tono grottesco del film, sempre in bilico tra dramma e farsa: il suo ispettore è un funzionario con velleità fascistoidi (il cancro non ancora estirpato dell'Italia contemporanea) che adotta le maniere forti negli interrogatori, ma anche l'antieroe schizofrenico pronto a sciogliersi nella lamentosa supplica di essere denunciato e di subire il castigo che merita.
Eppure, parrebbe dirci Elio Petri, questo castigo non è altro che una chimera, così come appare illusoria qualunque prospettiva di una giustizia davvero imparziale. Il dottore di Volonté non è il Raskol'nikov di Fëdor Dostoevskij: per lui non è prevista alcuna pena e, di conseguenza, nessuna possibilità di redenzione. Nel finale, quando il film sconfina nei territori dell'allucinazione e dell'assurdo, il dottore riceve la visita dei dirigenti della polizia: va in scena un incubo kafkiano in cui il protagonista, al cospetto di un tenebroso superiore definito semplicemente "eccellenza", si ostina un'ultima volta a rivendicare la propria responsabilità morale, scontrandosi tuttavia con un muro di gomma. Poco dopo, al risveglio dall'incubo, i dirigenti giungeranno sul serio a bussare alla sua porta, ma nulla ci lascia presumere un trionfo della giustizia: men che meno quell'inquadratura conclusiva, dall'esterno dell'appartamento, su una serranda che si abbassa ad oscurare il nostro sguardo.
Il Blu-ray di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto