La sua erre moscia sta diventando marchio di simpatia e di bravura apprezzato da un pubblico sempre più ampio. L'italo-francese Diane Fleri, che aveva esordito sul grande schermo in Come te nessuno mai di Gabriele Muccino, è un'attrice ancora giovanissima che continua a crescere di film in film. Dopo l'applauditissima apparizione in Mio fratello è figlio unico, dopo l'esperienza televisiva de I liceali (volendo citare i personaggi che più di altri hanno contribuito a lanciarla), non c'è dubbio che il suo talento abbia trovato una notevolissima conferma grazie al ruolo, decisamente impegnativo, offertole da Anne Riitta Ciccone nel suo ultimo film, Il prossimo tuo. Con la pellicola, presentata con un certo riscontro di pubblico e critica, finalmente in arrivo nelle sale, abbiamo pensato bene di contattare Diane per conversare con lei riguardo a questa e ad altre esperienze.
Sei un'interprete giovanissima, ma hai già avuto esperienze importanti con registi quali Gabriele Muccino, Daniele Luchetti e, più recentemente, Anne Riitta Ciccone. Cosa puoi dirci della tua formazione artistica e dei tuoi esordi come attrice?
Diane Fleri: Recitare mi è sempre piaciuto parecchio, ma all'inizio l'approccio che avevo alla recitazione poteva essere inteso alla stregua di un hobby. Andando avanti mi sono resa conto che avrebbe potuto diventare qualcosa di più serio, fino a soppiantare alcuni degli obblighi che ritenevo di avere verso me stessa e verso la mia famiglia, a partire da un regolare percorso di studi. Mi sono dedicata invece allo studio della recitazione, affrontando corsi teatrali di un certo rilievo anche dopo che il mio esordio cinematografico era già avvenuto. Avevo in ballo, ad esempio, un corso importante in Francia, ma ho dovuto mollare tutto quando sono stata chiamata a Roma per i provini di Mio fratello è figlio unico. Ed è una scelta che mi ha ripagato molto, come potete immaginare.
Ci tengo però a precisare che, anche se recitare non è più soltanto un gioco, per me in fondo continua ad esserlo, nel senso che trovo sia questo l'approccio migliore per evitare che ci si sieda su quanto si sta facendo. A me piace l'idea di essere sempre in movimento. Sento il bisogno di fuggire dalle situazioni troppo statiche e il cinema mi sta offrendo grandi possibilità, considerando che solo l'anno scorso sono stata impegnata in ben cinque produzioni.
A proposito di questo essere in continuo movimento, ci incuriosiscono le tue origini italo-francesi e vorremmo sapere quanto abbia influito un certo stile di vita sul tuo carattere.
Diane Fleri: Sì, io sono nata in Francia, ma già da piccola mi sono trasferita in Israele, essendo legato mio padre alla carriera diplomatica. E poi sono arrivata in Italia, dove vivo da quando ho l'età di dodici anni. Se però è vero che mi sento profondamente romana, da quando mi sono stabilita nella Capitale, è anche vero che sono stata educata a stare sempre in viaggio, a un movimento continuo, il che si ripercuote anche sulla fascinazione che la possibilità di recitare esercita su di me, spingendomi a non stare mai ferma e a osservare la realtà circostante con un occhio particolare.
Il fatto che da un lato io sia anche straniera e non guardi alla società come a un qualcosa di immobile, mi ha fatto entrare subito in sintonia con Anne Riitta Ciccone, che tra l'altro è italo-finlandese. Questo avvertire determinate problematiche secondo una prospettiva comune mi ha aiutato a intrecciare con lei un rapporto speciale, che ha avuto ripercussioni positive sul mio lavoro.
Ecco, ci piacerebbe se tu ci dicessi qualche parola in più su Anne Riitta come regista, in particolare su come ti sei trovata a lavorare sul set de Il prossimo tuo.
Diane Fleri: Oh, come accennavo prima, il rapporto con Anne Riitta è stato sin dall'inizio di una tale complicità, che spero ci sia presto la possibilità di tornare a lavorare insieme!
Lei sul set è una vera leader, ha la sensibilità per capire e dirigere al meglio ogni situazione. In più c'è un tratto che ci unisce ulteriormente: lei è stata in passato maestra di danza classica, il che costituisce un ponte naturale con l'analoga passione per la danza che avevo da bambina. Un sogno che è stato davvero importante per me, tanto che l'averlo lasciato in disparte è stato compensato soltanto dall'impegno che ho messo poi come attrice.
Penso inoltre che l'esperienza delle lezioni di danza sia servita ad Anne Riitta per elaborare quei tempi, quella serietà, che sa esprimere così bene sul set. Io la apprezzavo dai film precedenti. Con Il prossimo tuo l'intesa è scattata subito, anche per via dei temi così attuali da lei scelti per il film: mi piace enormemente il suo modo di raccontare rapporti umani che sono figli della solitudine, della paura di rimettersi in gioco e confrontarsi col nuovo.
Sempre relativamente al film, vorrei chiederti cosa ha significato per te duettare con un grande attore come Jean-Hugues Anglade.
Diane Fleri: Una grandissima emozione, considerando la differenza di età e di esperienza. Lui è stato per me una specie di maestro, penso infatti di aver imparato tantissimo nel tentativo di assorbire ciò che faceva, osservandolo con attenzione anche nelle scene che non mi impegnavano direttamente.
In più Jean-Hugues Anglade, da grande attore, non mi ha mai fatto pesare niente, mettendomi nella condizione di tirare fuori il meglio di me.
Cambiando ora discorso, so che hai lavorato con successo anche in televisione...
Diane Fleri: In realtà ho partecipato alle due serie de I liceali, un lavoro che mi ha tenuta impegnata per diversi mesi e da cui penso di aver imparato molto. Sebbene sia chiaro che il cinema ti dia quasi sempre la possibilità di scavare più in profondità, mentre coi ritmi della televisione si ha spesso l'impressione di collaborare a un progetto industriale.
Adesso, però, mi è stato proposto dalla RAI un ruolo nella fiction in due parti sul tema delle "morti bianche", lì sicuramente ci sarà da offrire un contributo ancora più personale.
Per concludere, considerando ancora una volta le tue origini e la conoscenza della lingua, non hai mai pensato di intrecciare un rapporto più stabile col cinema francese?
Diane Fleri: Assolutamente sì! Ci sono già alcuni giovani registi francesi che mi hanno cercato, proponendomi talvolta il loro primo film. Spero di ritagliarmi presto uno spazio nel cinema transalpino, ma prima devo sistemare alcune cose, ad esempio trovarmi anche in Francia un agente nel su cui contare, per valutare al meglio i contatti già esistenti e cercarne di nuovi.
Nel frattempo, però, sono già attiva nel mio paese d'origine con un lavoro teatrale nel quale sono stata coinvolta, attratta proprio dal taglio poco convenzionale e piuttosto alternativo di tale progetto.